TEATRO: I MAESTRI: Shakespeare. C’è solo lui17 Maggio 2016 di Giorgio Zampa Nel ’64 si ebbe notizia che Viscon ti avrebbe messo in scena al Festival veneziano dell’anno successivo II Mer cante di Venezia con Rina Morelli e Paolo Stoppa. Sarebbe stato uno strap po, finalmente, rispetto alla tradizio ne instaurata a Campo San Trovaso, nel ’34, con una regìa (Reinhardt), una traduzione (Paolo Ojetti), un’interpre tazione (Memo Benassi) destinate a segnare il livello massimo raggiunto in Italia da questa commedia. Reinhardt aveva rotto con l’impo stazione dei mattatori, illustrata spe cialmente da Ermete Novelli. Forse quello che Visconti avrebbe fatto con uno Stoppa nella gabbana di Shylock è abbastanza prevedibile: una comici tà secca, con una voce querula e stroz zata, a scatti, un « mamma mia! » con tinuo tra scoppi d’ira impotente; nel la cornice di una Venezia… Guardi, Tiepolo, Longhi a consumo, costumi strepitosi; rievocate tradizioni del ghetto, gli ori appassiti, i legni lucen ti della Scuola di Spagna, un pezzo di qualche cerimonia giudaica; le incur sioni del Carnevale, che da Rialto si spinge al Canalazzo. Belmonte po trebbe essere solo giorgionesco, la Perfetta Sede, ove l’Armonia si sposa alla Grazia e alla Malinconia, velatu re squisite, note gracili; impressa con lo stacco e la leggerezza delle minia ture orientali, la favola dei tre cofa ni. Il principe del Marocco arriva su un purosangue vero, che nitrisce e si impenna. Non è detto: una volta o l’altra, forse, Visconti ci mostrerà il suo Mer cante. Intanto dobbiamo contentarci di soluzioni più modeste, di vie di mezzo, quali l’attuale stagione inco raggia. Uno Shakespeare in periodi di letargo, non guasta mai. Montarlo costituisce un titolo di merito, andarlo a vedere non è sbagliato. Quanto ai co sti: le sartorie d’opera hanno risorse inesauribili, la scena fissa giustifica, in sede estetica, ogni sparagno, con un registratore si fa a meno degli or chestrali. Non rompiamoci la testa, non poniamoci problemi angosciosi, vediamo di non strafare; la macchina finisce col funzionare lo stesso, Sha kespeare è sempre Shakespeare. I protagonisti sono tre Dai tempi di Kean, almeno, in avan ti, il Mercante presenta un tranello che continua a fare vittime: quello del falso protagonista. In realtà, come tre sono le azioni che si intrecciano nella commedia: favola di Belmonte e innamoramento di Bassanio; vicenda del prestito tolto da Antonio a Shy lock; rapimento e fuga di Gessica da parte di Lorenzo: tre dovrebbero es sere i protagonisti. Che di fatto av venga diversamente, che Shylock ca talizzi l’intera azione, che per la profilatura e il pittoresco del suo ca rattere seduca interpreti d’eccezione, incoraggiando virtuosismi di ogni ge nere, dal tragico, attraverso il grotte sco, al comico, sembra essere nell’or dine delle cose; ma non è detto trat tarsi di legge immutabile. Commedia fornita di musica interiore come po che altre, dove il blank verse ha fi nalmente raggiunto, nell’affrancamen to da ogni schema esterno, una sciol tezza, una libertà da Shakespeare, pri ma, non ancora toccate, Il Mercan te di Venezia, sotto l’apparenza di una commedia d’intreccio, di movi mento, è in realtà un meraviglioso gioco tonale, determinato da alcune dominanti che non corrispondono a quelle affioranti dall’azione. Rare sono le apparizioni di Anto nio, più rare ancora le sue battute; eppure le vibrazioni che emanano dal la sua assenza sono percepibili attra verso tutto il dramma che risulta co lorato, per così dire, alla sua mestizia, da una virile malinconia tanto più al ta quanto più taciuta. La sua dedizio ne senza limiti a Bassanio, intrepida, apprensiva, disperata e fidante, il sen timento che arcanamente lo lega al giovane di natura opposta alla sua, a un play-boy che non andrà, ammettia molo, di proposito a caccia di dote per cavarsi dai debiti e attaccare il cappello, ma batte, in ogni modo, am bienti dove le doti sono opime e ten ta, giocando tutto per tutto, la Lotte ria Reale: appartengono a una virili tà sublimata, comprensibile e apprez zata ai tempi di Shakespeare, secondo determinati ideali sociali e culturali, impregnano tutte le vicende, preci sandone il significato e graduandone il rilievo. La solitudine, la non-speranza, l’ipo condria del mercante dandy, non han no disseccato il suo animo, isterilito la sua umanità: da una sconsolata e lucida visione del mondo trae alimen to la sua inclinazione per il bel scape strato, ricevendo in cambio, quando è troppo tardi, inutili proteste di gra titudine. Fosse stato per Bassanio, Shylock avrebbe avuto la sua libbra di carne; la salvezza è portata, in extre mis, dal vero antagonista di Antonio. Porzia, amando riamata l’amico, riba disce per sempre l’isolamento del mer cante; la stessa prova dell’anello, che in un primo momento può sembrare a sfavore della donna, in realtà non fa che confermare il suo potere esclu sivo. Nell’obbligo di obbedire alla volon tà del padre defunto, di accettare co me compagno di vita chiunque, mes so davanti ai tre scrigni, si comporti con più discernimento (quindi anche un noioso); maturata precocemente dalla solitudine e dal senso della re sponsabilità, Porzia esprime con accen ti limpidi, chiari, infinitamente più lie vi, ma non per questo meno intensi, di quelli di Antonio, un atteggia mento di rassegnazione di fronte alla vita. La mestizia del mercante si fon de, nelle sue ultime esalazioni, con la malinconia della donna che si sa bella e non libera, anche troppo con sapevole di sé, della sua perspicacia, della forza del suo giudizio. La ric chezza, lontano dal viziarla, l’ha re sa chiaroveggente, l’ha privata del sol lievo delle illusioni, l’ha resa esigen te rispetto alla sostanza dei sentimen ti sino quasi allo scetticismo, all’in credulità. E’ su questo quasi che trova soste gno, che si sviluppa l’amore per Bas sanio, che si apre la fiducia alla vi ta. Il bel cittadino arrivato a lei gio candosi la pelle del suo migliore ami co, probabilmente svolgerà con garbo la parte del principe consorte; gli at tributi, li possiede tutti. Se una don na ha beni e denaro per giustificare la presenza e le funzioni di un consorte leggiadro e squattrinato, chi può tro vare da ridire? Intorno a Porzia, al la sua precoce saggezza, alla sua « for tuna », i versi shakespeariani tessono un velo di malinconia, che non si di rada per tutta la durata della comme dia, anzi si accentua alla fine, in quel quinto atto volutamente manierato, sentenziante, lasciato lì come un’ap pendice. Shylock comico o tragico Tra questi accenti così diversi e armonizzanti, da cui il Mercante trae la sua musica più segreta, non è facile porre al posto giusto, equili brare la figura dell’ebreo amusicale per definizione, trovare spazio per la vita dura, crudele, governata dalla ne cessità del denaro, tra invidia e so spetto, avidità e diffidenza. In ciò ri siede la difficoltà maggiore del lavo ro, il punto più delicato della sua let tura. L’alternativa che da sempre si pone per Shylock comico o tragico, ebreo squittente, pavido, feroce quan do si sa immune da ritorsioni, attac cato alla lettera dellla- legge e per questo punito oppure individuo of feso, disprezzato, fatto oggetto di pre varicazioni, che non può difendersi per non attirarsi guai peggiori: la dupli cità di registri alla quale incoraggia, facendo insistere sulla caratterizzazio ne, aumentando d’arbitrio l’importan za effettiva del personaggio: non so se fino a oggi nessuno si sia opposto a questa presunta legge, abbia cercato di dare a Shylock la misura che gli conviene, facendolo assorbire dal suo ambiente, ponendo finalmente termi ne alla opinione tanto diffusa quan to errata che protagonista della com media sia lui. Certo non ha fatto questo Franco Enriquez con la sua « Compagnia dei Quattro », nell’allestimento del Mer cante per il « Nuovo ». Mario Scaccia dà fondo a tutte le sue risorse per impersonare uno Shylock da melo dramma, che entra ed esce come se non avesse intorno nessun altro. Il pubblico applaude a scena aperta, ri de, ha quello che vuole. Porzia (Va leria Moriconi) fa vedere di essere una gran dama cambiando puntual mente abito a ogni quadro. Antonio (Paolo Ferrari) mostra una faccia scura e parla con aria triste. Di altri personaggi, di scene che vorrebbero essere di massa, meglio non dire. Il livello di Campo San Trovaso, sono passati trentaquattro anni, segna an cora un limite imbattuto. Letto 1399 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||