Telefonare è pericoloso13 Marzo 2010 Confessiamolo, il telefono è stata una grande benedizione. Chi lo ha inventato, Antonio Meucci, ci ha fatto entrare nella modernità più dell’invenzione dell’aeroplano. Ora poi il progresso ci ha messo a disposizione perfino il cellulare. In qualsiasi punto della Terra ci troviamo, possiamo premere dei minuscoli tasterelli, e tacchete, la persona con cui vogliamo parlare sembra proprio lì davanti a noi.  Una volta si scrivevano le lettere, ci si sforzava di rendere la nostra calligrafia pulita e ornata, ci si domandava  se le concordanze erano state rispettate, se quella parola era proprio la migliore rispetto ad un’altra, se il contenuto era esplicito, e così via. Insomma un rito. La si imbucava e si aspettava la risposta, che giungeva a distanza di qualche giorno o di qualche settimana. Tutto ciò è un lontano ricordo. Chi ancora ha voglia di comporre una lettera ha a disposizione la e-mail di internet, e i tempi di risposta si sono ridotti al lumicino, ma se proprio vuole annullare il tempo, ecco che ha a sua disposizione la tastierina del telefono. Pronto? Sei tu? Sono io; e la conversazione comincia. Tempo reale. Una conquista fantastica. In Italia è nata la Telecom (che ha avuto vari nomi), un colosso. La voglia degli italiani di fare uso del telefono ha arricchito non solo la Telecom ma anche, oggi che siamo in regime di concorrenza, molte altre società . Ma mi domando se questa pacchia continuerà . Non si può fare come i gamberi. Certi elettrodomestici e certe scoperte ed invenzioni sono entrate nel dna dell’uomo; sono sangue del nostro sangue. Chi nasce oggi, non sa e forse nemmeno riesce ad immaginarlo, come vivevano i nostri antenati dell’Ottocento. Ma oggi il telefono non ha più la stessa funzione di una volta. È diventato il terminale periferico con cui il Grande Orecchio tiene sotto controllo tutti noi. Avete in mente il sistema circolatorio nell’organismo umano? Ci sono le grande strade delle arterie e delle vene, poi ci sono i capillari che entrano nei punti più reconditi del nostro corpo, arrivano dove parrebbe impossibile. Bene così è il telefono, il capillare del Grande Orecchio. Ciascuno di noi è a rischio di essere ascoltato. Io stesso da quando mi sono messo a scrivere di politica devo stare attento, perché qualcuno potrebbe aver messo sotto controllo il mio telefono ed ascoltare quando mi telefona il bottegaio e mi dice: Bartolomeo, che mangi oggi? Quel mangi oggi, potrebbe significare che so: che mi deve passare una bustarella e vuole sapere l’ammontare della cifra. Così se gli rispondo: Portami del prosciutto, il Grande Orecchio lo tramuta in un cifra. La mortadella in un altra. Una bottiglia di aranciata vale tanto. Così pure un chilo di mele e via dicendo. Il Grande Orecchio ha una sua Smorfia e non c’è parola che non possa essere tradotta in un reato. Se si ha la sfortuna di entrare nella rete, si è perduti. Ogni parola è veleno che ti entra nel sangue. Chi telefona si suicida. Naturalmente le grandi società telefoniche sono in subbuglio; temono che la gente si allontani dal magico strumento, diventato troppo pericoloso, e non sanno che pesci prendere. Il Grande Orecchio è più potente di loro, nemmeno a parlarne di farci una guerra. Sembra però che una soluzione si possa trovare. Al momento è un po’ macchinosa, ma il convento non passa niente di meglio. Ogni cittadino si farà un codice cifrato per ogni suo interlocutore. Non è consigliabile usare lo stesso cifrario per tutti i nostri interlocutori. Meglio abbondare in prudenza. Su ogni cifrario metteremo il nome del nostro interlocutore. Per esempio, nel mio caso, quello del mio bottegaio, poi di mia moglie, dei miei figli, dei miei amici e così via. Naturalmente queste schede dovranno essere conservate gelosamente come il pin delle nostre carte di credito. Così la conversazione di prima con il mio macellaio si trasformerà in un vero e proprio intrigo insolubile per il Grande Orecchio. Pronto? Sono 7a; Che cosa 25? Portami vst. Ciao. Ciao. Articoli correlatiIntervista a Umberto Bossi di Marco Cremonesi. Qui. “Il Grande Orecchio? In Inghilterra glielo “tagliano†di Nicholas Farrell. Qui (è il terzo articolo). Letto 1598 volte. | ![]() | ||||||||||
Commento by Ambra Biagioni — 13 Marzo 2010 @ 11:44
Intanto la vignetta di Vincino
Commento by giuliomozzi — 13 Marzo 2010 @ 18:44
Ma, non so. La paranoia (“il Grande Orecchio tiene sotto controllo tutti noi”) mi sembra troppo faticosa da reggere. Preferisco il realismo (le persone intercettate sono pochissime). E comunque, di ciò che dico e scrivo, mi prendo la responsabilità .
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 13 Marzo 2010 @ 20:59
La stessa cosa faccio io, Giulio. Non ho timori per ciò che scrivo e dico.
In ogni caso la situazione attuale è talmente tragicomica che ogni tanto invece di piangere mi vien da ridere.
Pensa che se qualcuno avesse messo sotto controllo il mio telefono
e mi venisse fatto di pronunciare il nome di Berlusconi, mi potrebbe anche arrivare un avviso di garanzia per la strage di Capaci.
Consiglio a tutti di non pronunciare mai il nome di Berlusconi al telefono e di limitarsi al solo mugugno.
Commento by silvio — 14 Marzo 2010 @ 10:24
E se facessimo alla rovescia???
Attacchiamoci tutti al telefono ed impostiamo tutti una conversazione….semicompromettente. Vediamo cosa succede.Sicuramente alcuni Magistrati chiederanno più fondi per affrontare …l’ondata di criminalità , e dopo dieci o venti anni stabiliranno che non c’è reato..
CordialitÃ
Commento by giuliomozzi — 16 Marzo 2010 @ 14:45
Bart, scrivi: “Pensa che se qualcuno avesse messo sotto controllo il mio telefono
e mi venisse fatto di pronunciare il nome di Berlusconi, mi potrebbe anche arrivare un avviso di garanzia per la strage di Capaci”.
No, non lo penso proprio. Come ho già scritto, trovo la paranoia troppo faticosa.
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 16 Marzo 2010 @ 16:08
Alla faccia degli spioni, Giulio, anche al telefono dico ciò che mi pare. :lol: