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Tre presidenti chiacchierati

24 Giugno 2012

Gli ultimi tre presidenti della Repubblica sono stati espressione del centrosinistra, e comunque nell’esercizio del loro mandato non sono mai stati equidistanti, sibbene simpatizzanti per il centrosinistra.

Si sono susseguiti uno dietro l’altro: Scalfaro, Ciampi e Napolitano.
Un filo rosso che li accomuna è stato l’antiberlusconismo. Tutti e tre hanno fatto in modo di ostacolare l’azione di governo del centrodestra, pur uscito vincitore dalle urne, e quindi legittimato dalla sovranità popolare, al cui rispetto i capi di Stato dovrebbero essere votati.
Invece il loro comportamento è stato di tutt’altro segno e della volontà popolare hanno fatto strame.

Scalfaro e Napolitano sono accomunati intanto dall’aver compiuto atti esondanti dalle loro prerogative.
Scalfaro con quell’azione di convincimento sulla Lega Nord, e su Bossi in particolare, affinché abbandonasse   l’alleato Berlusconi facendo cadere il suo governo. La testimonianza di quanto accadde, mai smentita, è dello stesso Bossi che l’ha consegnata alla Storia attraverso un suo libro.
Napolitano ha fatto altrettanto, pure lui nei confronti di Berlusconi, adoperandosi affinché cadesse il suo governo, subito sostituito con un personaggio che non è stato eletto dal popolo, ma suggerito da uno Stato straniero, la Germania, e avallato da Napolitano, al punto che l’attuale governo Monti è chiamato il governo del Presidente.
Quelle di Scalfaro e di Napolitano sono state due azioni molto criticabili dal punto di vista costituzionale.

Ciampi non è arrivato a tanto, ma pure lui si è adoperato per mettere i bastoni tra le ruote a Berlusconi, non solo, ma qualche tempo fa, lo ricorderete, uscì un articolo di Eugenio Scalfari, nel quale il giornalista rivelava alcune confidenze ricevute da Ciampi a proposito di certi colloqui privati avuti con Berlusconi nella sua qualità di presidente del Consiglio. Confidenze che un capo di Stato si dovrebbe guardar bene dal rilasciare, e per giunta ad un giornalista chiacchierone e antiberlusconiano come Scalfari.

Già per queste azioni i tre presidenti di centrosinistra andrebbero censurati dalla Storia, e spero proprio che così sarà. Oggi godono ancora dell’onore degli altari, incensati dal Pd in modo particolare, ma tutto sta scricchiolando, e spero proprio che la verità riesca a venire a galla, confidando io, come sempre, nella nemesi della Storia.

I tre, infine, sono accomunati in questi giorni anche dal caso, disonorevole per la storia della nostra repubblica, della trattativa Stato-mafia, con la quale lo Stato italiano ha ceduto ai diktat della mafia. Un vero obbrobrio, un vero insulto allo stato di diritto.
Ciò che emerge ormai è conosciuto grazie agli articoli di giornalisti coraggiosi, pochi in verità, ma i cui documenti pubblicati lasciano intravvedere delle responsabilità gravi e precise dei suddetti tre presidenti.

Ormai pare accertato che Scalfaro si adoperò per licenziare il direttore generale delle carceri Amato, il quale si opponeva all’allentamento del carcere duro per alcune centinaia di capi mafiosi, imposto dalla mafia. Altri movimenti furono fatti sempre per togliere di mezzo gli oppositori, tra cui, se non ricordo male, Vincenzo Scotti.
A quel tempo Ciampi non era ancora presidente della Repubblica, bensì presidente del Consiglio e, se non vado errato, interrogato dai pm se la cavò dicendo che non ricordava.

Ma la cosa più grave è che tanto Scalfaro quanto Ciampi tacquero quando la grande stampa antiberlusconiana avviò una campagna di diffamazione contro Forza Italia e contro Berlusconi imputando a loro la trattativa Stato-mafia.
I due sapevano la verità, eppure tacquero!
Solo dopo che furono analizzate le date in cui gli avvenimenti accaddero, si capì che la grande stampa stava costruendo le sue accuse sul falso. Ciò nonostante Scalfaro e Ciampi continuarono a tacere, aggiungendo ombre ad ombre sulla storia della nostra Repubblica.

Napolitano, somigliante a Scalfaro per   l’uso elastico e personale della Costituzione, ecco che non manca di mettere il piede, pure lui, nell’intrigo di quella trattativa. In che modo? Lo sapete. Da alcune intercettazioni rivelate da il Fatto Quotidiano sembra che Napolitano,   attraverso il suo portavoce, abbia suggerito a Mancino di mettersi in contatto con Martelli per concordare una versione comune da rendere ai pm, visto che in un primo tempo le loro testimonianze sono risultate contrastanti, al punto che la magistratura di Palermo ha avviato un procedimento contro Mancino per falsa testimonianza. Se i fatti fossero confermati dall’esame attento delle intercettazioni, si tratterebbe di un reato gravissimo implicando appunto il tentativo di inquinare le prove. I magistrati inquirenti hanno queste intercettazioni ai loro atti. Bisognerà vedere fin dove avranno il coraggio di spingersi. Intanto, il Fatto Quotidiano le ha rese di pubblico dominio, e quindi sarà difficile fare marcia indietro. Ha chiesto perfino a Napolitano di rispondere ad alcune domande precise a riguardo di ciò che risulta dalle intercettazioni. Ma il capo dello Stato proprio ieri sera ha fatto sapere che non risponderà, come ci informa lo stesso quotidiano, rimettendosi alla magistratura:

“Ogni eventuale approfondimento è riservato all’autorità giudiziaria competente, secondo le modalità e con le garanzie previste dall’ordinamento giuridico.â€

Praticamente la risposta è analoga a quel “Io non ci sto†di scalfariana memoria. Vedremo, dunque, come agirà la magistratura, ossia se sarà capace di non guardare in faccia a nessuno e di garantire ai cittadini la correttezza e la trasparenza delle Istituzioni.

Scrive il Fatto (il grassetto è del giornale):

“Dalla prosa burocratica del portavoce del Presidente emergono tre alibi alla mancata replica: 1) sono conversazioni private; 2) sono solo frammenti di telefonate; 3) solo l’autorità giudiziaria se ne deve occupare.

Per sgombrare il campo dalle prime due obiezioni il Fatto pubblica oggi sul suo sito  le conversazioni integrali  in modo che il Presidente possa rendersi conto che non si tratta di frammenti e che di privato non hanno proprio nulla. Quanto alla terza obiezione, continuiamo a pensare che anche il Presidente della Repubblica dovrebbe rispondere del suo comportamento, di quello del suo staff, e delle conversazioni telefoniche nelle quali i suoi collaboratori spendono il suo nome, non all’autorità giudiziaria ma all’opinione pubblica, l’unica che può giudicarlo senza  lo scudo dell’immunità.â€

Come non essere d’accordo con il quotidiano?

Salvatore Borsellino, intanto, il fratello del magistrato ucciso (pare perché, pure lui, si opponeva alla trattativa) ha chiesto l’impeachment di Napolitano.

Questi, dunque, sono stati, in perfetta fila indiana, gli ultimi tre presidenti della nostra Repubblica, tutti orientati verso l’area di centrosinistra.
Se tanto mi da tanto, viene spontanea la domanda: Non sarà il caso in futuro di interrompere questa catena così chiacchierata?


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