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La scampanata, il romanzo di Bartolomeo Di Monaco trasformato in testo teatrale, qui per chi volesse rappresentarlo.

Troppi annacquamenti

9 Giugno 2010

Comincia a mancare il polso. Per accontentare troppi, le decisioni diventano dei pannicelli caldi.
Avanti di questo passo, se non si raddrizza il timone, quel po’ che si riuscirà a fare delle riforme, sarà il classico topolino partorito dalla montagna.  

Ho scritto già altre volte che bisogna procedere come un ariete. Di solito in una democrazia si cercano le vie d’intesa, si smussa qua e là. Si rende più accettabile un provvedimento.  

Ma quando ci troviamo in situazioni urgenti e drammatiche, come quelle che stiamo attraversando, la ricerca estenuante di intese e mediazioni è un lusso che una democrazia non si può permettere. C’è una democrazia per i tempi quieti, e c’è una democrazia per i tempi tempestosi.  

Quella dei tempi tempestosi non può fermarsi ad ascoltare e a guardare più di tanto. Ogni indugio si traduce in un allargamento del rischio e della voragine.  
Meglio lasciare sulla strada scontenti e nemici, ma procedere, secondo l’idea illuminata.  

La maggioranza deve decidere. Si contano i voti e si agisce. Chi ci sta ci sta e chi dissente si prepari a pagare lo scotto al Paese, se la sua ostinazione produrrà un qualche danno.
I cittadini apprezzano chi sa muoversi senza indecisioni, chi dimostra di avere le idee chiare. Sono pronti a perdonare gli errori piuttosto che le indecisioni.  

Chi è indeciso è debole. Berlusconi non deve far passare un’immagine di sé che non si sarebbe mai sognato di far passare: quella di un uomo che è stato preso nella rete e non può più muovere mani e braccia.  

Si faccia sentire, non solo a parole (che non bastano più) ma con i fatti, con l’agire.  
Gli italiani lo ricordano per il coraggio che ha avuto nel 1994 di scendere in campo contro la gioiosa macchina da guerra di Occhetto, e di vincere. Lo ricordano in quei primi anni, in cui, contrastato tenacemente dai poteri forti, si è battuto come un leone. Da qui sono nati il suo carisma e il consenso elevato che riscuote nel Paese.  

Ha lottato contro tutto e tutti. I media lo hanno aggredito in tutti i modi e molti cittadini hanno ammirato la sua tenacia e la sua ostinazione a non mollare. Chi lo ha combattuto ha finito per cadere al tappeto: Ko.  

Ha dimostrato di saper affrontare gli incontri diretti e di avere un pugno solido. Non caschi però nella rete dei nemici che gli ballicchiano intorno, come sapeva fare il grande Mohammed Alì. Se cade nella danza, non reggerà al ritmo. Lui è un combattente, non un ballerino.  

Non deve dimenticarlo.


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2 Comments

  1. Commento by Felice Muolo — 9 Giugno 2010 @ 17:21

    Bart,  su Ballarò di ieri, nessuna nota? Sullo spettacolo deprimente offerto dal conduttore, nessuna critica?  L’incessante battimano  alle penose uscite degli esponenti della sinistra, lo fai passare inosservato? La novella controfigura di Concita De Gregorio professoressa in Spagna, da dove l’hanno tirata fuori? La dichiarazione azzeccata di Maroni rivolta ai ‘sinistri’ (cito a memoria): “se questi sono gli argomenti dell’opposizione, Berlusconi governerà altri dieci anni”, assieme  alla sua espressione  di commiserazione rivolta ai detti, la lasci perdere? Come ultima trasmissione della stagione, Ballarò è stato davvero deludente.  

  2. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 9 Giugno 2010 @ 19:00

    Non ho visto la trasmissione. Peccato. Avevo degli impegni. Grazie della tua nota.

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Bart