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VARIE: Il figlio della Segre scrive al Corriere della Sera

3 Novembre 2019

di Bartolomeo Di Monaco

Scrive Alberto Belli Paci, figlio primogenito di Liliana Segre, al Corriere della Sera:

“Caro direttore, sono allibito da quello che leggo in questi giorni, dalle dichiarazioni dei politici, da questo travisare intenzionalmente concetti come censura, libertà di opinione, difesa della famiglia, antisemitismo, in bocca a chi vorrebbe chiuderci dentro in una Italia sempre più isolata, lontana dai valori liberali nei quali siamo cresciuti e nei quali mi riconosco profondamente. Dove gli uni scrutano con sospetto gli altri, dove ognuno si tiene stretto il proprio tornaconto, la bandiera di partito, la propaganda, le dichiarazioni roboanti.

A voi che non vi alzate in piedi davanti a una donna di 89 anni, che non è venuta lì per ottenere privilegi o per farsi vedere più brava ma è venuta da sola (lei sì) per proporre un concetto libero dalla politica, un concetto morale, un invito che chiunque avrebbe dovuto accogliere in un mondo normale, senza sospettosamente invece cercare contenuti sovversivi che potevano avvantaggiare gli avversari politici. A voi dico: io credo che non vi meritiate Liliana Segre!

Guardatevi dentro alla vostra coscienza. Ma voi credete davvero che mia madre sia una che si fa strumentalizzare? Con quel numero sul braccio, 75190, impresso nella carne di una bambina? Credete davvero che lei si lasci usare da qualcuno per vantaggi politici di una parte politica in particolare? Siete fuori strada. Tutti. Talmente abituati a spaccare il capello in quattro da non essere nemmeno più capaci di guardarvi dentro.

Lei si aspettava accoglienza solidarietà, umanità, etica, un concetto ecumenico senza steccati, invece ha trovato indifferenza al suo desiderio di giustizia.â€.

_________

Comprendo i sentimenti del figlio verso la madre, ma vorrei che egli capisse che nel momento in cui la politica trasforma i legittimi e giusti desideri della madre in una mozione che fa da direttrice delle finalità affidate ad una Commissione parlamentare destinata a vigilare sull’antisemitismo, sul razzismo e sulla incitazione all’odio, la persona della madre esce immediatamente dalla contesa politica. Ella resta solo ispiratrice e simbolo di un principio da realizzare. La politica invece, diventa lo strumento che deve realizzarlo.

È la politica che ora occupa il centro, sostituendosi alla madre. I comportamenti tenuti in Aula dalla maggioranza e dall’opposizione non hanno più a che vedere con la persona fisica di Liliana Segre, ma con la mozione che, come vuole il dibattito democratico, viene messa in discussione.

Se l’opposizione non si è alzata in Aula è perché non ha condiviso il contenuto, giudicato illiberale (e concordo con questo giudizio), della mozione, alla quale (e non a sua madre) non ha inteso rendere omaggio.

Si deve ricordare, anche, che l’opposizione aveva presentato con Forza Italia una sua mozione, molto più obiettiva e priva di quella strumentalità presente nella mozione approvata, giudicata da Franco Bechis ‘inappuntabile’.


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Bart