VARIE: Perché sono contrario ad insegnare “Bella ciao” a scuola
2 Ottobre 2020
di Bartolomeo Di Monaco
Perché si darebbe agli studenti una notizia storicamente falsa.
“Bella ciao” è un canto molto bello, la cui musica sale ab antiquo, e fu patrimonio delle mondine (le raccoglitrici di riso), soprattutto. La Resistenza, secondo taluni studi, non la conosceva e non la cantò. Qualcuno dice che forse in qualche piccola zona, ma non è certo.
Viene spacciato per il canto della Resistenza, ma non lo fu, dunque. La “Bella ciao” che si vorrebbe insegnare arrivò circa vent’anni dopo.
Legare, perciò, “Bella ciao “alla Resistenza è un falso storico, o, come si direbbe oggi, una fake news.
Perché insegnare ai nostri studenti il falso? Non è questo il compito della scuola.
“Bella ciao” può liberamente essere cantata quando e ovunque si voglia, come si potrebbe fare per “Quel mazzolin di fiori”.
Ma insegnarla a scuola quale simbolo della Resistenza non si può, a meno che non si precisi che non fu il canto della Resistenza. E, dunque, a che pro fare questa figuretta!
Sulla Resistenza ci sono già abbastanza fake news, create per interessi di parte, di natura ideologica, allo scopo di appropriarsi del nobile e dell’eroico che vi è accaduto.
Tutti gli storici, nessuno escluso, che abbia esaminato seriamente la Resistenza sa bene, ad esempio, che è un falso dire che la Resistenza che ci liberò dal nazifascismo fu merito specialmente dei comunisti. Essi vi ebbero un gran ruolo, ma se l’Italia è riuscita a liberarsi dalla dittatura, lo si deve unicamente agli Alleati, poiché, senza i loro continui rifornimenti, i partigiani non avrebbero potuto resistere nemmeno un giorno.
E poi, tutti gli storici sanno che i comunisti si mossero entro il movimento resistenziale, per uno scopo preciso, liberare l’Italia al fine di metterla sotto il giogo dell’URSS.
Saremmo passati ossia da una dittatura ad un’altra. Furono gli Alleati ad impedirlo.
Chi nega queste cose, non conosce la Storia o l’ha appresa da chi non la conosce o la vuole strumentalizzare.
I due anni che seguirono il 25 aprile 1945 (fine della guerra) furono gli anni, notissimi e riferiti da tutti gli storici, in cui mi comunisti si adoperarono per uccidere tuti i capi della Resistenza scomodi, ossia coloro che si sarebbero messi di traverso per ostacolare la loro presa del potere.
Se si fa attenzione ai fatti dei nostri giorni, ci si accorgerà, che questo è ancora, negli eredi del Pci, il loro obiettivo, per il quale sono pronti, machiavellicamente, ad ogni compromesso utile.
Colgo l’occasione per porre all’attenzione una storia buia che ancora non ha trovato una spiegazione convincente, ma è figlia di quel clima di terrore: il suicidio di cui si dice sia morto una leggenda della Resistenza, Manrico Ducceschi, a cui lo Stato italiano non ha mai voluto (al contrario degli USA), assegnare una medaglia. La sua formazione fu la sola che poté aggregarsi alle forze Alleate ed arrivare fino alla liberazione di Milano.
Che cosa successe a Manrico Ducceschi? Abitava a Lucca, davanti alla bella chiesa di San Michele. Il 26 agosto del 1948 fu trovato impiccato nella sua casa. La morte risaliva a due giorni prima, il 24 agosto. Si parlò di suicidio, ma ci furono da subito dei dubbi. In mancanza di riscontri certi la tesi del suicidio è rimasta.
Ma vediamo i fatti.
Si era al tempo in cui i comunisti perseguivano ancora il loro obiettivo di arrivare al potere e trasferire l’Italia nell’orbita sovietica (si ricordino i massicci finanziamenti dell’URSS al Pci, proseguiti per molti anni successivi).
Gli Alleati lo sapevano e nella primavera del 1948 schierarono in Italia uomini capaci di dare il preallarme se si fosse avviata la rivoluzione comunista.
Scelsero uomini che conoscessero il territorio e potessero garantire una vigilanza sicura.
Per la dorsale che aveva costituito la Linea Gotica chiamarono a vigilare Manrico Ducceschi, la cui formazione, l’XI Zona, lì aveva proficuamente operato.
Una spia, dunque, secondo il disegno comunista.
Il 18 aprile si tengono le elezioni politiche generali e, contrariamente alle previsioni ottimistiche del Pci, vince la Democrazia cristiana. Forte delusione dei comunisti. Gli animi sono accesi da entrambi gli schieramenti.
Il 14 luglio si ha l’attentato a Togliatti; si teme la reazione e sembra proprio che la rivoluzione stia per scoccare (la fermerà lo stesso Togliatti dal suo ricovero in ospedale). Ma gli animi restano accesi e incarogniti. Per i comunisti si deve comunque cercare una vendetta. Manrico era una spia che ostacolava il loro progetto; ed ecco che il 24 agosto lo si fa fuori.
Io non ho dubbi. Mancano le prove, ma esse sono sempre mancate anche per gli altri assassinii di cui i comunisti furono mandanti ed esecutori.
Per saperne di più, qui.
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