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ARTE: LETTERATURA: I MAESTRI: John Ruskin artista e letterato

14 Novembre 2012

di Alberico Sala
[dal “Corriere della Sera”, giovedì 3 luglio 1969]

John Ruskin: si colma quest’anno il secolo e mezzo dalla sua nascita; cent’an ­ni dalla sua nomina alla cattedra d’arte nell’Univer ­sità di Oxford. Il nove è un numero capitale nella sto ­ria dell’artista e letterato inglese: nel 1919, infatti, il suo più grande ammirato ­re d’Europa, Marcel Proust, pubblicava i suoi studi su Ruskin in Pastiches et mélanges. Memorabili sono la traduzione proustiana deLa Bibbia d’Amiens, e l’in ­troduzione in cui si riflette la sua condivisione del bi ­nomio ruskiano di sensibi ­lità e intelligenza, gli stes ­si valori che avrebbero pre ­sieduto, in misura suprema alla stesura della Recherche.

Il consenso di Proust (che lo considerava «uno dei massimi scrittori d’ogni tempo e d’ogni paese »). an ­ticipava, contro le perplessità dei contemporanei, la rivalutazione dell’opera di Ruskin affermatasi ai no ­stri tempi, non tanto per il rigore estetico, la vali ­dità delle teorie artistiche, guanto per la fermezza mo ­rale, le qualità poetiche del ­la sua pagina, la nettezza dello stile, la sua influen ­za nell’elaborazione della moderna prosa letteraria.

Nel giro di questi rinver ­diti interessi, Mario Vinci ­guerra, ha dedicato un esemplare « quaderno », al ­l’insegna dell’Osservatore politico-letterario » diretto da Giuseppe Longo, a John Ruskin ed i preraffaelliti (pp.113, l. 1500). Vinci ­guerra, con un lavoro scru ­poloso ed acuto, confuta le idee errate circolanti, die ­tro biografie disinvolte, sul conto dello scrittore ingle ­se: « che ebbe la gloria e la sventura di partecipare, in ­sieme con Tolstoi e con Ibsen, ad un triunvirato tra sacerdotale e profetico su quasi tutti ì circoli intel ­lettuali d’Europa ». Il rac ­conto della vita s’intreccia con l’analisi delle opere, de ­gli interessi dei suoi viaggi (fu assiduo dell’Italia: ne Le pietre di Venezia, affer ­ma che la severità del gotico coincide con lo splen ­dore civile della repubbli ­ca), dei suoi «hobby », (so ­prattutto la botanica), del ­la sua ossessione morale, e dei suoi furori sociali.

Sui rapporti fra Ruskin e i preraffaelliti, Vinciguer ­ra, pur riconoscendo che il movimento, sull’abbrivo, su ­bì l’influenza dei primi due volumi dei Pittori moderni, è del parere che essi non costituiscano « niente di fondamentale e di vitale ». L’amicizia che durò più a lungo fu quella con Ros ­setti. Poi, per i più, Ru ­skin divenne oggetto di ironia; un fissato e un can ­dido, un « pedagogo non desiderato e fastidioso ».


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