ARTE: PITTURA: I MAESTRI: I poderosi nitriti di Bruno Cassinari28 Agosto 2010 di Dino Buzzati Una mostra importante di un artista importante. Solo nel comprensorio nazionale esistono, di cavalli, vari reputati allevamenti. Ci sono gli statuari cavalli di De Chirico con la maestosa coda fi no a terra, che giganteggiano su deserte spiagge iperboree tra bianchi ruderi antichi. Ci sono i pazzi gaudiosi cavalli policromi di Aligi Sassu. Ci sono i cavalli, così bonari e nostrani, di Cesetti, che si ag girano in branco per i pascoli. Ci sono i nebbiosi cavallucci di Music che trottignano at traverso le forre dalmate. Ma i cavalli coi quali qui viene istintivo il confronto so no quelli celebri di Marino Ma rini. Si tratta di una somi glianza dovuta a due motivi: sia gli uni sia gli altri non portano criniera e hanno la coda, quando c’è, ridotta a un moncherino senza frangia; sia gli uni sia gli altri sono con cepiti in una sagoma compat ta e glabra, testa collo torace e posteriore sono fusi in una sola struttura dinamica, in certi casi rastremata al punto da far pensare ai remotissimi sauri da cui trassero origine i mammiferi, questo anche per ché le orecchie, o mancano del tutto, o sono retratte cosi da non formare sporgenza. Si avverte però tra i destrie ri di Martini e quelli di Cassinari una profonda e sostan ziale differenza, che li attri buisce a due mondi completa mente diversi. Prima di tutto l’essenzialità dei cavalli mariniani si ricol lega a un’aura di monumentalità arcaica, se non primor diale, mentre quelli di Cassinari sono senz’altro dei nostri giorni. In secondo luogo, men tre i primi, anche in cammi no, conservano una solenne e magica compostezza, oltre che un rigoroso silenzio, i secondi manifestano una irrefrenabile tensione interna, emettono po tenti e lamentosi nitriti. La equinità, per così dire, è sta ta dai due artisti portata al grado più intenso e alla sinte si più espressiva. Ma nell’uno è cristallizzata in una densa staticità da idolo, nell’altro si scioglie e scatena in allarme, trepidazione, orgasmo, paura, fuga (senza toccare la cruda tragicità dei cavalli di Picasso, sventrati e morenti, chiara re miniscenza delle corride). Direi insomma che ai caval li di Marini, che vivono in una Terra adolescente e pura, criniera e coda hanno ancora da spuntare; ai cavalli di Cassinari, invece, criniera e coda sono cadute in seguito a drammatici eventi. Chi o che cosa li ha denudati? Semplicemen te un’angoscia di tipo esisten zialista? O sono stati i pati menti? O un vento d’apocalis se? Oppure il riverbero di una esplosione nucleare? Ce n’è uno, grande, in bronzo, eviden temente disperato, che tenta un estremo galoppo ma le gam be anteriori gli si piegano sot to. Un altro, che figura in due versioni, bronzo e gesso dipinto, è ancora in piena salute ma sta lì teso come un arco, dinanzi a un misterioso peri colo, pronto a scattare. Uguale spavento pervade quelli che galoppano, si rovesciano, si contorcono sulle originalissime tele acquarellate sulla base del rosso e del verde, fantasiose e pure di disegno come grafiti di preistoriche caverne. Ci sono anche sei quadri a olio, senza cavalli, del più for te Cassinari, ormai liberato da ogni lontano ricordo di influs si picassiani, definitivamente signore autonomo di un feudo creato da lui. I due più belli si presentano subito, laggiù in fondo, a chi scende la scala: a sinistra, tre smaglianti galli in un controllatissimo delirio dì colori, a destra una sontuosa figura di donna che sembra ab bia un fuoco dentro, tanto vi bra e si accende quel rosso car ne che è così tipico del pit tore piacentino. Letto 2040 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||