Augh! Fini ha parlato9 Agosto 2010 Se c’era bisogno di una verifica circa le vacuità contenute, non da oggi, nei discorsi del presidente della Camera, essa ci viene data dalla dichiarazione resa alla stampa dallo stesso Fini circa l’affaire Montecarlo. Provo a fare alcuni ragionamenti del tutto personali e quindi opinabili, come li può fare un cittadino che si mette a riflettere sull’intricata faccenda. Intanto acquisiamo definitivamente un punto: l’operazione è stata autorizzata da Gianfranco Fini: “autorizzai il Sen. Pontone alla vendita come accaduto altre volte in casi analoghi.” Dunque escono di scena La Russa, Alemanno e Matteoli, che la Perina ed altri hanno tentato di mettere in ballo per coprire molto probabilmente il presidente della Camera. Non è questione di poco conto, ove si pensi che la Perina, prima di fare quei tre nomi, non può non aver sentito Gianfranco Fini. È chiaro: prove non ce ne sono, ma chi può credere che la Perina si sia permessa autonomamente di scaricare la responsabilità sui tre triunviri? C’è ancora tanto marcio in Danimarca, e si comincia proprio male. Praticamente Fini smentisce la Perina. Del resto non poteva fare altrimenti visto che fu lui nel 2004 a firmare una procura generale a favore del tesoriere Pontone. Le dichiarazioni rese circa l’effimero valore dell’immobile venduto a prezzo stracciato continuano ad essere strabilianti. Se è vero che la signora Colleoni, come dichiara il nipote Paolo Fabri, ha abitato l’appartamento due mesi prima di morire, come poteva essere diventato quella sentina di pestilenza dichiarata da Lamorte? Significa che An ha depauperato con l’incuria un bene di tale prestigio, danneggiando gli iscritti? Ma non è comunque possibile che il valore possa essere mai sceso a quella ridicola cifra. C’è puzza di bruciato. Poiché già Pontone aveva finto di non ricordare la compravendita, mi pare evidente che stiamo navigando a vista in un mare di bugie. Alle quali si aggiungono verosimilmente quelle di Fini. Infatti: è mai possibile che Fini abbia autorizzato una vendita senza approfondire il valore dell’immobile così ben collocato? Non è possibile. Ci prende per allocchi. È mai possibile che Fini abbia autorizzato una vendita senza chiedere notizie sull’acquirente? È mai possibile che Fini non sapesse che la società acquirente aveva sede in uno dei paradisi fiscali messi all’indice dall’Ocse? Leggete ora quest’altra dichiarazione, che è un capolavoro: “Nel 2008 il Sig. Giancarlo Tulliani mi disse che, in base alle sue relazioni e conoscenze del settore immobiliare a Montecarlo, una società era interessata ad acquistare l’appartamento, notoriamente abbandonato da anni.” Vi pare possibile che Fini non abbia chiesto al cognato chi fosse questa società? Procedo nel mio personale e opinabile ragionamento. Poiché quell’appartamento è finito per essere abitato dallo stesso Giancarlo Tulliani, si può presumere che la segnalazione fosse finalizzata a questo scopo. Ossia, che vi fosse un’intesa tra la società off-shore acquirente e Giancarlo Tulliani secondo la quale una volta comprato l’immobile, la società lo avrebbe affittato allo stesso Tulliani. Pensate che Tulliani abbia tenuto, come lascia intendere Fini, nascosto al presidente della Camera che quell’appartamento sarebbe stato affittato a lui, consentendogli finalmente di terminare le ricerche e di venire ad abitare a Montecarlo? Se questo era l’obiettivo perché la prima società ha ritenuto necessario rivendere l’appartamento ad un’altra società gemella, la Timara Ltd? Non poteva la prima società, la Printemps Ltd, locare subito a Tulliani l’appartamento? Ma la seconda operazione era evidentemente necessaria. Necessaria a che cosa? Ad ingarbugliare la matassa. E perché si è voluto ingarbugliare la matassa? E perché la nuova società, che ha pagato una cifra appena superiore a quanto pagato dalla prima, ha deciso anche lei di affittare l’appartamento a Tulliani? Perché le due società stanno sotto la stessa regia. E il maggior prezzo pagato altro non è che il mascheramento di qualcosa che doveva essere tenuto nascosto. Se tutti questi miei ragionamenti sparsi hanno, per puro caso, una qualche logica, si può anche arrivare a dedurre che i veri protagonisti della vicenda sono due: Fini che ha autorizzato la vendita e Tulliani che è il promotore ma anche il beneficiario dell’operazione, nel senso che ha avuto in affitto proprio quell’appartamento. Le società off-shore apparirebbero dunque come puri strumenti. Ora mi pongo questa domanda: Se Tulliani ambiva prendere in affitto l’appartamento di Montecarlo, perché non lo ha chiesto direttamente a An? Era la strada più rapida e più semplice. Qualcuno potrebbe obiettare: una richiesta diretta avrebbe messo in imbarazzo Fini. E perché? Questa via tortuosa non ha finito di metterlo in un imbarazzo ancora maggiore? Fra l’altro Fini dichiara: «La vendita dell’appartamento è avvenuta il 15 ottobre 2008 dinanzi al Notaio Aureglia Caruso e sulla natura giudica della società acquirente e sui successivi trasferimenti non so assolutamente nulla. Qualche tempo dopo la vendita ho appreso da Elisabetta Tulliani che il fratello Giancarlo aveva in locazione l’appartamento. La mia sorpresa ed il mio disappunto possono essere facilmente intuite. Questo è tutto » Si potrebbe dedurne che Fini sia stato raggirato? Tutta l’operazione aveva due scopi ben precisi: alienare il bene, giustificando il basso prezzo con il dichiararlo fatiscente, ad uno o più compratori ai quali non si poteva dire di no e che dovevano restare anonimi. I quali compratori avrebbero dovuto anche beneficiare di un prezzo stracciato. E l’appartamento avrebbe dovuto essere affittato a Giancarlo Tulliani. Vi pare possibile che i responsabili di An nell’operazione, ossia Pontone e Fini, non conoscessero il reale valore dell’immobile, collocato in una posizione di prestigio, vicina al Casinò e al porticciolo? La svendita non può che essere stata fatta ben sapendo che tale era. E il fatto che sia finita nella disponibilità del cognato di Fini non può che gettare ombre sul presidente della Camera. Come infatti è stato. È chiaro: che egli conosca per filo e per segno tutto il percorso dell’operazione è da provare e accuse precise nessuno ad oggi può muoverle, ma, come si vede, interrogativi e sospetti ce ne sono in abbondanza e Fini non li ha affatto chiariti. Dunque, assemblo i miei personali e opinabili ragionamenti: An ha venduto l’appartamento ad un prezzo incontestabilmente stracciato perché doveva fare così. Qualcuno doveva beneficiare di quel prezzo di favore e quel qualcuno era legato a doppio filo con Tulliani, al quale infatti avrebbe dovuto affittare l’immobile. Ossia, la società Timara Ltd non poteva che affittarlo a Tulliani perché chi sta dietro alla Printemps Ltd e alla Timara Ltd è legato a doppio filo a Tulliani. È possibile che Tulliani non sappia nulla di questo contorto percorso? Qualche dubbio ce l’avrei. E lo stupore e il risentimento mostrati da Fini appaiono come uno strano e inquieto segnale, come una porta che possa essere aperta da un momento all’altro. Tulliani, intanto, attraverso il suo legale, ci fa sapere che paga un canone di locazione di oltre euro 1.500. Nell’articolo si legge anche: “L’appartamento «dello scandalo », come ormai lo definiscono gli altri condomini, è al piano rialzato. Sono fra i 60 e 70 metri quadrati ristrutturati e in una zona (vicino alla stazione) dove a parità di metri e di stabile le agenzie immobiliari firmano contratti che partono da un minimo di 2.500 (più spese) a un massimo che varia molto a seconda che la casa sia nuova o no e che ci sia, oppure no, la terrazza, la piscina, il giardino, la portineria o tutte queste cose assieme. Ora: si tratta di capire cosa significa «più di 1.500 euro » prima di ipotizzare un eventuale prezzo di favore. Certo è che la cifra non ha niente a che vedere con le chiacchiere di condominio che parlavano di 1.000, qualcuno anche di 300 euro mensili.” Staremo a vedere se è di favore o meno. Nota. Nella decisione di Fini di aprire bocca, c’è lo zampino di Napolitano? Crede a queste rabberciate Napolitano? Crede Napolitano che tutto si possa risolvere in questo modo ridicolo? E sulle raccomandazioni in Rai ad opera della terza carica dello Stato, perché non lo ha spinto a chiarire? Visto che sono stati fatti nomi e cognomi? Napolitano ci vuol passare sopra? I cittadini no. Questo trafficaccio a favore di parenti e amici non gli sembra grave? Come lo giustifica, il nostro garante delle Istituzioni? Per la terza carica dello Stato non valgono le regole della moralità, della legalità e della trasparenza? Fini vive in una zona franca? Se è così ce lo dica, perché nella Costituzione non ne troviamo traccia. Articoli correlati“Tutta la verità su Montecarlo” intervista al senatore Antonino Caruso a cura di Mario Sechi. Qui. “Casa a Montecarlo, l’ira di Berlusconi: “Da Fini soltanto bugie, sono nauseato” di Adalberto Signore. Qui. “Fini e l’inchiesta sulla casa di Montecarlo “Niente da nascondere, ecco la mia verità”. Qui. “La Russa: una vicenda che fa tristezza” intervista a cura di Andrea Garibaldi. Qui. Da cui estraggo: “Fini dice che dopo la vendita scoprì che l’appartamento di Montecarlo era stato preso in affitto da Tulliani e provò disappunto. Il caso Montecarlo avrà conseguenze sulla politica? “Il fratello ingombrante e la tensione familiare sulle cose non dette” di Fabrizio Roncone. Qui. “Tre idee opposte di Repubblica” di Angelo Panebianco. Qui. Da cui estraggo: “La democrazia plebiscitaria nasce sempre per la comparsa di un capo carismatico. La sua caratteristica è la fragilità. Dipende dalle sorti di un uomo. O trova uno sbocco istituzionale (presidenzialismo, premierato: forme di democrazia che rafforzino il vertice del potere esecutivo) oppure si dissolve quando egli esce di scena.” Letto 2148 volte. | ![]() | ||||||||||
Commento by Mario Di Monaco — 9 Agosto 2010 @ 12:08
Riporto qui sotto la premessa della nota di Fini pubblicata oggi dal Corriere della Sera, che, a mio avviso costituisce la parte meno convincente dell’intero comunicato, al di là delle omissioni che ancora persistono nella ricostruzione della vicenda:
“Premesso che il caso è diventato tale per l’ossessiva campagna mediatica dei giornali berlusconiani, che fingono di ignorare che la vicenda non ha ad oggetto soldi o beni pubblici ma solo la gestione di una eredità a favore di A.N., sento comunque il dovere di fare chiarezza per cio » di cui sono a conoscenza »
Se interpreto bene il senso di tale affermazione, secondo il giudizio del Presidente della Camera, il suo comportamento nella vendita della casa di Montecarlo, qualunque sarà l’esito degli accertamenti in corso, non dovrebbe riguardare i cittadini ed avrebbe scarso rilievo per il fatto che, anche qualora si configurassero casi di abuso od altro, si tratterebbe di irregolarità che riguardano la gestione di soldi del partito e non di denaro pubblico.
Non posso credere che, quando ha fatto quell’incauta affermazione, non abbia considerato, lui così sensibile al problema della moralità, che chiunque rivesta un ruolo istituzionale si occupa direttamente o indirettamente anche di denaro pubblico e quindi debba dimostrare rispetto per le regole della buona amministrazione anche quando tratta affari privati.
Evidentemente, la tensione per le pressioni esercitate su di lui e sui suoi parenti gli hanno fatto commettere un imbarazzante passo falso.