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La scampanata, il romanzo di Bartolomeo Di Monaco trasformato in testo teatrale, qui per chi volesse rappresentarlo.

Berlusconi e la dentiera di Cocco Bill

26 Novembre 2009

(Il seguito qui)

Sono sicuro, questa non la sapete. E’ tanto mai grossa che perfino la procura di Palermo ci va coi piedi di piombo, la tiene segreta. Ma io in certe procure c’ho la talpa. Ve lo dissi qualche tempo fa. Mi costa dei bigliettoni, ma c’ho anche le banche che mi fanno credito e finché non mi chiuderranno i rubinetti, io la talpa me la tengo. I debiti devono servire almeno a togliersi qualche sfizio, e il mio ormai è quello di osservare la politica dei nostri tempi e farci ogni tanto qualche bella e sana risata.

Ma faccio una parentesi. Perdonatemi, ma anche questa notizia merita una sottolinatura. Il Fatto Quotidiano, il noto giornale di Travaglio e Padellaro che ha cominciato la campagna su Schifani mafioso dopo che questi ha osato dire che se cade Berlusconi si deve tornare a far decidere agli elettori (che schifo! Gli elettori!) ha reso nota, qui e qui la lettera che il direttore di Microvega, Flores d’Arcais, ha indirizzato al presidente della Rai Sergio Zavoli per giustificare la sua assenza da un incontro in cui sarebbe stato presente anche Renato Schifani. Leggetela, perché ne vale la pena, vi metterà di buon umore. Già il titolo: “Non posso stringere la mano al senatore Schifani”. Si potrebbe pensare alla sua paura di essere contagiato dal virus dell’influenza H1N1, ma no. Si tratta di cosa ben più grave.
Volete un assaggio? Eccolo:

“Tu sei l’indimenticabile autore di un grande servizio televisivo a puntate che ha onorato il “Servizio pubblicoâ€, “La notte della Repubblicaâ€, e sei dunque nella posizione migliore per capire lo sgomento, di decine di milioni di cittadini e mio, di fronte al momento davvero cupo per la resistenza della democrazia che il nostro paese sta attraversando.”

Flores d’Arcais scrive le stesse cose che penso e scrivo io! Pure io sono convinto che stiamo vivendo la notte della Repubblica, e mai mi sarei immaginato di trovarmi nell’oscurità a braccetto con Flores D’Arcais.

Solo che lui ha sbagliato piazza. Ed io mi sono subito scrollato dal braccio il suo, visto che mi trascinava, chiacchierando del più e del meno come due vecchi amici, alla manifestazione dipietrista del 5 dicembre, e io non voglio avere nulla a che fare col Masaniello dei nostri giorni.

Che se la godano lui e Di Pietro quella notte della Repubblica. Io ho da preoccuparmi di un’altra notte della Repubblica, quella vera, quella che vede la sovranità popolare calpestata dal maneggio di uomini ipocriti e corrotti.

Quella a cui va incontro con passo rapido e deciso Flores D’Arcais è una festa goliardica, un capriccio di gioventù. Nemmeno sanno quello che fanno, come disse Nostro Signore.

Ma la notizia che la procura di Palermo ci tiene nascosta è ben altra cosa!
Pare che Gaspare Spatuzza abbia sentito dire da un mafioso il quale ha sentito dire da un secondo mafioso che ha sentito dire da un terzo mafioso che ha sentito dire da un quarto mafioso che ha sentito dire da un quinto mafioso (e qui Spatuzza si ferma ancora a cinque) che Berlusconi ha la dentiera. Sospetto che possa essere anche vero. Sono denti grandi, sia quelli della mandibola che gli altri di sopra, e fanno bella mostra di sé. Anche quando Berlusconi chiude la bocca, i denti si vedono lo stesso. Dovrebbe o farsi scorciare i denti o farsi allungare le labbra.

E proprio perché attratto da quei denti, il nostro Spatuzza si è insospettito, ha indagato e finalmente ha scoperto la verità.
Berlusconi non solo ci ha la dentiera, ma quella dentiera l’ha rubata!

Non vi dico il procuratore! Subito rizza le orecchie. Ha subito pensato che, se tutte le altre accuse andassero in malora, Dio non voglia, questa qui le avrebbe valse tutte insieme.
E’ mancato poco che saltasse in braccio a Spatuzza così come Benigni fece con Pippo Baudo.

Continua, continua, si mette a sollecitare. A chi l’ha rubata? Era convinto che quella dentiera potesse essere, che so, di Napolitano o di Bersani, o addirittura di Fini. Insomma rubare la dentiera a questi pezzi da novanta, avrebbe cacciato Berlusconi in un sacco di guai.

Spatuzza taceva. Parla! grida spazientito il procuratore, senza infliggere tuttavia il colpo di martello che Michelangelo diede alla sua Pietà.

Ma l’effetto, che non riuscì all’immortale artista, riuscì invece al procuratore.
L’ha rubata a Cocco Bill.
Spatuzza le pronunciò, queste parole, come se si vergognasse anche lui: sottovoce, quasi un bisbiglio.

Mai sentito nominare, rispose il magistrato. Immaginò sicuramente che si trattasse di un qualche giovinastro e domandò se fosse, che so, il figlio di Napolitano.

Il padre è Benito Jacovitti, così mi hanno detto, rispose sempre sottovoce e un po’ intimidito Spatuzza.
Ma quel nome, Benito, aveva fatto rizzare le orecchie al procuratore di Palermo.

Qui gatta ci cova. Qui siamo in casa del terrorismo nero. Berlusconi forse non l’ha rubata la dentiera, ma è lo stesso Cocco Bill che gliel’ha regalata, un favore ad un compagno di merende. Meglio indagare su costui. Provò anche una certa soddisfazione a pensare che Berlusconi ci aveva addirittura in bocca la prova della sua colpevolezza. Mafioso e terrorista.

Questo Spatuzza era davvero una miniera d’oro. Fra qualche tempo lo avrebbe proposto per una promozione a pentito scelto, che dà diritto non solo ad un consistente aumento di stipendio, ma anche ad una villa sul mare con spiaggia in esclusiva e cameriere a tutto servizio. Una promozione successiva gli avrebbe messo a disposizione anche un gruppo di escort, tra cui forse – chi sa – se proprio se la fosse meritata, perfino la numero uno al mondo, quella Patrizia D’Addario che fa gola a tanti.

Il procuratore ringrazia Spatuzza, gli domanda come va in matematica, se è riuscito a contare fino a sei almeno, e quello gli risponde che no, ha avuto il mal di denti e non ha potuto studiare.
Sarà per un’altra volta, gli dice il procuratore, mettendogli una mano sulla spalla. Non devi scoraggiarti. Vedrai che non sarà difficile. Sei, viene dopo cinque. Basta che te lo ricordi.

Sì, risponde Spatuzza, ma non è per il sei che mi preoccupo, ma per gli altri numeri che vengono dopo. Sarò all’altezza?
Il procuratore lo rassicura: Sei l’uomo più intelligente che abbia mai incontrato.
Detto questo, esce e chiude la porta, lasciando Spatuzza con gli occhi che gli roteano dalla contentezza. Nessuno gliel’aveva mai detto.

Le ultime notizie ricevute proprio stamani dalla mia preziosa e impagabile (lei non lo sa che rischia anche questo) talpa sono che il procuratore ha fatto diramare in tutta Italia l’ordine di ricercare, vivo o morto, tal Cocco Bill, altezza normale, robusto, di sana costituzione, un po’ spavaldo, amante della camomilla, refrattario agli alcolici, capelli eccetera, occhi eccetera. Segni particolari: sdentato.

Chi sa come se la ride da lassù il grande Jacovitti.

(Il seguito qui)


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6 Comments

  1. Commento by Gian Gabriele Benedetti — 26 Novembre 2009 @ 21:57

    Bartolomeo, sei formidabile! Hai fatto un quadretto di meravigliosa ironia. Ma qui c’è d’aver paura a sapere quasi in mano il nostro paese a due o tre Procure, che, un giorno sì ed un altro sì, si adoperano, non a risolvere le cause della povera gente, che deve aspettare fino a dieci e più anni la risoluzione di un loro problema, bensì a trovare un espediente, per incastrare Berlusconi. Fra poco si sentirà dire, come diceva il povero Biagi: “Dov’era lei, on. Berlusconi, quando Napoleone invadeva la Russia?”. Siamo ormai al ridicolo, se tutto ciò non fosse tragico e navigasse contro la volontà popolare.

    A proposito di giustizia, sappi, Bartolomeo, che Anna ed io abbiamo dato un acconto ad un falegname della Piana, per farci fare una vetrage. Costui non solo non ci ha fatto quel lavoro, ma si è tenuto anche l’acconto. Ebbene, messa la cosa in mano ad un avvocato, che l’ha portata in tribunale, per riavere almeno i nostri soldi, non tanto pochini, sono passati quasi nove anni(!) e non si è risolto un tubo. Che pensare di questa Giustizia? Altro che riforma! Andrebbe rivoltata come un calzino!

    Gian Gabriele

  2. Commento by Maria — 27 Novembre 2009 @ 00:09

    Divertente sia l’articolo che il commento.
    Purtroppo però la realtà è molto meno divertente e ci si chiede cosa ci riserverà il prossimo futuro

  3. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 27 Novembre 2009 @ 00:16

    Gian Gabriele, io sono stato truffato da una grande azienda, nota in campo nazionale.   Si tratta di una piccola somma, euro 392. Ho pagato ma non ho ricevuto niente in cambio. Ho chiesto la restituzione dei soldi, ma silenzio.
    Poichè si tratta di piccola cifra, non mi sono rivolto ad un avvocato, ma  poiché c’è  reato (truffa) ho scritto al procuratore della Repubblica di Lucca, allegando tutta la documentazione. Questo l’ho fatto ad aprile. La truffa l’avevo avuta a ottobre. Ho pensato che, trattandosi di grossa azienda, e potendo la stessa essersi comportata così con altri clienti, la faccenda potesse interessare.

    A distanza di mesi non ho avuto nessuna informativa. Verso maggio o giugno vedrò di chiedere un appuntamento, e sentire come stanno le cose.

    Questo per fare un esempio di come si muove la magistratura. Il mio è un caso semplicissimo, i documenti accertano la verità. Basterebbe verificarla presso la grande azienda attraverso la polizia giudiziaria e poi inviare il truffatore in giudizio.

    Non è un caso in cui ci vogliono anni per fare un’indagine. bastano pochi giorni.

    Tu credi che la procura si muoverà? No, non si muoverà.

    Quando qualcuno scrive che la giustizia è ingolfata, io ho qualche riserva, perché sto constatando di persona che la giustizia non si muove nemmeno per i casi semplici come il mio.   Eppure, quando c’è reato l’azione penale (lo dice la Costituzione, art. 112) è obbligatoria.

  4. Commento by Carlo Capone — 27 Novembre 2009 @ 00:56

    Una curiosità, in Gran Brteagna non esiste Pubblico Ministero, le indagini le fa la polizia.   Lo dico senza alcun riferimento alla   legislazione  nostra ma per marcare il fatto che le procedure le fanno lo spirito di un popolo e le sue consuetudini millenarie. Così negli USA il PM è eletto dal popolo e in America va bene così. Ma proprio perchè è una specificità dell’America.

  5. Commento by Carlo Capone — 27 Novembre 2009 @ 00:57

    e.c.  Gran Bretagna

  6. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 27 Novembre 2009 @ 01:23

    Il problema, Carlo, è che chiunque sia tenuto a fare le indagini, le faccia in tempi brevi e in modo serio.
    In Italia tocca ai pm che si avvalgono anche della polizia giudiziare, secondo quanto prescrive la Costituzione.

    Noi invece assistiamo al fiorire di accuse che non trovano riscontro se non nelle parole dei pentiti.
    Qui proprio ora leggevo una testimonianza di Vittorio Sgarbi, anch’essa eloquente.

    Quando si dice che i governi li fanno e li disfanno le procure, si dice poco. In Italia siamo arrivati al punto che li fanno e li disfanno i pentiti.

    La mafia non solo è entrata nello Stato, ma attraverso lo strumento dei pentiti, lo sta governando.

    Il “concorso esterno in associazione mafiosa”, che pure ha prodotto nel passato risultati positivi, ora – come sempre succede (c’è il detto,  fatta la legge,  trovato l’inganno) – di questo strumento sono diventati esperti manipolatori taluni procuratori che vogliono fare politica, e la mafia, attraverso le missioni affidate ai suoi ‘pentiti’.

    Questi infatti non sono pentiti ma degli 007.

    Oggi bisogna prendere atto che quello strumento è diventato inaffidabile e un vero e proprio colabrodo.

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Bart