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Berlusconi, riforma necessaria: questa giustizia non va

30 Ottobre 2009

La sinistra non ha ancora imparato che certe azioni si ritorcono poi, come un boomerang, su chi le ha lanciate. La campagna martellante di Repubblica ha finito per essere ridicola dopo la pronuncia del Parlamento europeo, e l’antiberlusconismo ha finito per fare la sua vittima più illustre nelle file della sinistra. E’ toccato a Piero Marrazzo pagare la insensatezza e le contraddizioni del Pd.

Non bastando queste batoste da ko, e nello stordimento ricevuto da un potente gancio al mento, la sinistra ha balbettato la parola ricattabilità e l’ha piantata al centro del dibattito politico, non pensando minimamente che ciò che gli è servito per liquidare in fretta e furia la vittima sacrificale Marrazzo, avrebbe creato ben altri problemi di coerenza (vedere qui).

Con il caso Marrazzo si è dato di fatto il ben servito a tanti politici che siedono negli scranni delle nostre variegate Istituzioni. Chi, infatti, non ha un segretuccio nell’armadio?

Il criterio della ricattabilità posto come discrime per legittimare l’imposizione delle dimissioni allo sventurato Marrazzo, ha aperto una voragine, che rischia, applicato a tutti, di stendere quel lenzuolo bianco sopra gli scranni rimasti vuoti del parlamento, con qualche volenteroso integerrimo destinato a fare semplicemente le pulizie e a togliere la polvere sugli arredi.

Non soddisfatta, quindi, dei vari boomerang che tornando indietro le hanno ammaccato il naso e il cervello, la sinistra, attraverso i suoi giornali principi la Repubblica e l’Espresso, ne lancia un altro con un articolo veramente meschino contro il ministro della Giustizia, Angelo Alfano, occupato a presentare un proposta di riforma della Giustizia.

Lirio Abbate, che deve essere un’acuta intelligenza dell’Espresso, ci fabbrica qui, a beneficio delle nostre intelligenze, un bell’articolo che gli studenti di giornalismo dovrebbero imparare a memoria per evitare la bocciatura, ove dovessero imitarlo. Chi scrive così, infatti, offende gli italiani, facendoci tutti passare per idioti. Ciò che si legge nell’articolo, potrebbe benissimo essere il frutto di un doveroso ossequio alla magistratura, rispetto alla quale si scrive di Alfano che : “È biasimato dai magistrati non per i suoi discorsi, ma per i fatti.”

Visto i precedenti, ci viene da chiederci chi della sinistra, in conseguenza di questo articolo giallo come il fiele, riceverà bello e spiaccicato in faccia il boomerang, una volta che sarà rimbalzato a vuoto e avrà ultimato il suo viaggio di ritorno.

Il disegno è chiaro, trasparente. Poiché il ministro Alfano è colpevole di voler riformare la giustizia (ciò che chiedono anche i cittadini a maggioranza, secondo certi sondaggi, i quali confermano che si considera Berlusconi vittima di una parte della magistratura), ecco che si cominciano a concentrare gli strali su di lui. In breve si arriverà a farlo diventare il sostituto di Reina, l’autore delle stragi a Falcone e Borsellino, visto che non si è riusciti ad attribuirle a Berlusconi (al quale si è perfino cercato di affibbiare lo scandalo di via Gradoli – lo scandalo Marrazzo – come se fosse avvenuto a casa sua, ad Arcore; si veda Anno Zero di ieri sera).

La riforma della giustizia è indispensabile, non solo, ma è urgente. Caduta l’immunità parlamentare, noi abbiamo messo in mano ai capricci e ai vizi della giustizia il bene più prezioso che la politica possa annoverare: la governabilità del Paese. Checché ne dicano le toghe, è il bene più importante che la Costituzione aveva voluto tutelare con l’immunità, caduta la quale, tutto si è trasformato in un enorme e ingiustificato squilibrio a favore della magistratura.

Tutti gli schieramenti politici hanno avvertito la necessità di rimettere a posto gli equilibri. Tutti si sono resi conto degli enormi poteri che di fatto sono stati concentrati nelle mani della magistratura. Essa può determinare con un semplice e penalmente innocuo avviso di garanzia, la sopravvivenza di qualsiasi governo. Ha in mano il potere della ricattabilità, più di quanto ne abbia avuto il fotografo di Marrazzo.

Occorre dunque agire perché questo potere sia reinserito nei limiti che l’originaria Costituzione gli aveva assegnato.

Ma la magistratutra non ci sta. Proclami, assemble, scioperi, manifestazioni sono all’ordine del giorno. La sua bile ha ingiallito i volti di tutti i suoi membri. E ci mancherebbe proprio una riforma! Stanno bene così e non vogliono rinunziare ai loro privilegi. Guai a toccarli. Hanno trovato in Di Pietro, ex magistrato, il loro nume tutelare, e a lui soprattutto fanno riferimento. Di Pietro non ha infatti ancora smesso la supponenza tipica dei magistrati, convinti di poter osare tutto impunemente, e non si perita di indirizzare al Capo dello Stato gli improperi più irriguardosi della nostra storia repubblicana. Verrebbe da dire: è un figlio della magistratura. Che cosa ci si poteva attendere da lui?

La magistratura è tale e quale a Di Pietro. Non grida come lui, non digrigna i denti, non stravolge il viso, ma lo spirito di supponenza e di invulnerabilità è il medesimo.

L’attacco al ministro della Giustizia è cominciato, ora si aspetta che altri raccolgano il testimone. Repubblica, ad esempio, poi Il Fatto Quotidiano, poi l’Unità, e così di redazione in redazione. Si spera che l’ordine impartito sia recepito da tutti, e nessuno venga meno all’impegno, nonostante il rischio di boomerang. Parlar male lascia sempre un segno; non è mai a vuoto. Si è disposti a farci schiacciare il naso dal boomerang, piuttosto che rinunciare a intingere l’inchiostro nel fiele.

Se c’è una cosa che può consacrare l’era Berlusconi è proprio la riforma della giustizia. Anche la riforma costituzionale nel suo insieme è importante e improcrastinabile; ma la riforma della giustizia ha una priorità assoluta. Deve smontare e arginare uno straripamento che c’è stato. Uno straripamento che viola la Costituzione.

Berlusconi con tutti i suoi difetti che derivano dall’essere un imprenditore imprestato alla politica, è l’unico che può realizzare le riforme, e in specie la riforma della giustizia. Il consenso popolare è ancora dalla sua parte.
Se riuscirà a fare questo (una giustizia, però, obiettiva, che valga per tutti e per l’avvenire, e non una giustizia fatta a sua misura) il suo passaggio in politica non sarà dimenticato e tutti gli dovremo qualcosa.

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Tocca anche a Gasparri. Qui e qui.

Leggete questa acida intervista al cantautore Franco Battiato. Qui.

“Silvio è l’alibi dei giuidici per salvare i loro interessi”. di Fausto Carioti. Qui.


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2 Comments

  1. Commento by Gian Gabriele Benedetti — 30 Ottobre 2009 @ 23:17

    Quanto mai necessaria ed indilazionabile la riforma della Giustizia, non solo per renderla più credibile, ma anche per non lasciarle un potere che pretende addirittura di imporsi al Parlamento e non di rado lo fa. Il Parlamento deve fare le leggi e la Magistratura le deve applicare o far applicare. Ma, purtroppo, stiamo assistendo ad una rivolta di questi nostri Magistrati già prima che nasca un progetto di riforma. Mettono in anticipo le mani avanti, per mantenere dei privilegi ormai fuori tempo e fuori luogo.
    Non si rendono ancora conto i nostri Magistrati che la Giustizia è considerata scadentissima dai cittadini, che non hanno che pochissima fiducia in questa; non si rendono conto questi Magistrati che è finito o deve finire il tempo dei privilegi; non si rendono conto che fanno politica e condizionano o vogliono condizionare la politica stessa; non si rendono conto che sono pressoché intoccabili, anche quando sbagliano (anzi frequentemente vengono promossi – emblematico, tra gli altri, il caso Tortora); non si rendono conto che, per una giustizia più giusta e seria, bisogna separare le carriere; non si rendono conto che esprimono sentenze e pareri similmente a cellule di partito (e si sa, purtroppo, di quale parte). E si potrebbe continuare… Tuttavia, guarda caso, chi tocca o vuol toccare la Giustizia… muore. Ultimo caso Mastella.
    Allora occorre coraggio e passare ai fatti. La maggioranza ha i numeri per farlo. Bene se lo farà e lo potrà fare con l’opposizione (che deve, quest’ultima, smetterla di poggiare sulle cosiddette “toghe rosse” per sovvertire la volontà dei cittadini!), altrimenti si dovrà fare con legge costituzionale, magari sottoponendola ad un referendum.
    Gian Gabriele

  2. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 30 Ottobre 2009 @ 23:37

    Sono d’accordo anch’io che se non si raggiungerà un’intesa tra maggioranza e opposizione (all’opposizione va bene la magistratura così com’è) è meglio, piuttosto che lasciare le cose come stanno, andare al referendum dei cittadini che, sono sicuro, per la stragrande maggioranza approveranno la riforma.

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