CINEMA: LETTERATURA: Poe, Bergman e Corman
13 Febbraio 2022
di Bartolomeo Di Monaco
INGMAR BERGMAN: “L’OCCHIO DEL DIAVOLO”
Nel 1960 Ingmar Bergman presentò il suo film “L’occhio del diavolo”.
Conosciuto per alcuni suoi capolavori come “Il settimo sigillo”, “La fontana della vergine”, “Il posto delle fragole”, “Fanny & Alexander”, e anche per “Sorrisi di una notte d’estate”, oggetto di dibattiti nei Circoli del Cinema, molto attivi nella seconda metĂ del secolo scorso, Bergman lo è meno per “L’occhio del diavolo”, che ritengo un capolavoro, per la perfezione della storia e della regia. Non vi è nulla che strida o s’inceppi. I dialoghi sono eccelsi; l’ironia, la malizia, l’amore, l’innocenza, la credulitĂ sono ben rappresentate. La lotta tra il bene e il male è vista come una sfida o un gioco cavallereschi.
Difficile trovare difetti nei film di Bergman, ma in questo si concentra la stessa bellezza e la stessa forza che si respirano in un racconto perfetto.
ROGER CORMAN E EDGARD ALLAN POE
Se fossero stati coevi Poe (Boston, 9 gennaio 1809 – Baltimora, 7 ottobre 1849) e il 96enne Corman (Baltimora 5 aprile 1926) sicuramente si sarebbero stimati.
Una parte importante della produzione di Corman è infatti dedicata ai racconti di Poe. Ne deve essere rimasto stregato.
Corman produceva e dirigeva i suoi film senza alcun intermediario a inquinarne l’ispirazione e il contatto con il grande scrittore statunitense.
“I maghi del terrore”, “I racconti del terrore”, “I vivi e i morti”, il celeberrimo “Il pozzo e il pendolo”, “La cittĂ dei mostri”, “La maschera della morte rossa”, “La tomba di Ligeia”, “Sepolto vivo”, sono i film che testimoniano questo amore e questa empatia.
Quasi tutti hanno come protagonista un impareggiabile Vincent Price che, con Christopher Lee e Boris Karloff, furono i protagonisti di un’epoca in cui l’Horror, a differenza di oggi, aveva una certa eleganza.
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