FUMETTI: Braccio di Ferro
19 Giugno 2008
 [da: “Enciclopedia dei fumetti”, a cura di Gaetano Strazzulla, Sansoni, 1970]
L’AUTORE
ELZIE CRISLER SEGAR – Per una sorta di sin Âgolare attrazione e reciproca assimilazione, ca Âpita a volte che un autore assomigli al perso Ânaggio da lui creato, nei tratti fondamentali della sua personalità e a volte anche nella maschera. Affinità soltanto spirituale con il suo Popeye, ribattezzato in Italia Braccio di Ferro, ebbe invece Elzie Crisler Segar, disegnatore e cartoonist, dopo varie e tumultuose esperienze giovanili, secondo la buona tradizione della vecchia guar Âdia americana.
Segar era nato a Chester (Illinois): i biografi ufficiali non ci forniscono la data esatta, ma si era certamente nell’ultimo decennio del secolo. Nel paesello natale il ragazzo fece mille mestieri: il tappezziere, l’imbianchino, il suonatore di batteria e poi l’operatore cinematografico, che fu la professione più a lungo esercitata. Il ri Âcordo di tale attività gli rimase del resto sempre impresso sulla pelle: su un braccio infatti si era fatto imprimere la sigla M.P.O. (come dire « Motion Picture Operator »), e questo tatuaggio fu in un certo senso il primo segno di avvici Ânamento al marinaio forzuto e dall’epidermide dipinta (un’ancora vistosa sul muscolo potente) che inventerà qualche anno dopo. Facendo l’operatore, Segar era costretto a ve Âdersi parecchi film. Diventò così un appassio Ânato estimatore di Charlie Chaplin. Ispirata dal grande Charlot, nacque la vocazione del disegnatore a fumetti: le storielline, ricalcate dalle comiche di Chaplin, furono però bocciate dai primi giornali a cui Segar le aveva proposte: il St. Louis Dispatch e Life. Deluso, decise di tentare l’avventura trasferendosi a Chicago. Non era una mèta casuale: lì viveva infatti il vecchio Richard F. Outcault, una specie di padre putativo di ogni aspirante cartoonist, es Âsendo l’autore di Yellow Kid e di Buster Brown. Con l’aiuto di Outcault, Segar riuscì a vendere la sua striscia, Charlie Chaplin’s Comic Capers al Chicago Evening Post. Non era per la verità un fumetto di travolgente qualità . Ma Segar co Âmunque si fece conoscere e quando il quoti Âdiano cessò le pubblicazioni firmò subito un nuovo contratto con il Chicago Evening Ameri Âcan. Qui la sua attività venne notata da William Randolph Hearst, l’uomo che nel 1916 aveva fon Âdato il favoloso King Features Syndicate. Hearst assunse Segar e lo trasferì a New York esortan Âdolo a lavorare su nuovi personaggi. Dopo un misterioso fumetto di cui non si hanno precise notizie al di fuori del titolo matematico 5:05, nel 1919 finalmente gli nacque l’idea che lo por Âterà al successo. Segar creò la striscia giorna Âliera intitolata Thimble Theatre, centrata sulla famiglia Oyl e composta dalla non dolcissima Olivia e dal suo minuscolo e dispettoso fratello Castor, che in Italia fu chiamato Ricino. La storia resistette per molti anni. Mancava però qualcosa perché la sua fortuna fosse completa. Segar cercò di arricchire l’intreccio, presen Âtando una selva di personaggi nuovi, tutti desti Ânati a un’effimera vita. Passati ormai dieci anni, ; il 17 gennaio 1929, un giovedì, tra queste figure di contorno fece la sua prima apparizione un marinaio guercio e scorbutico, con una corta pipa fra i denti: era arrivato Braccio di Ferro. La nuova creatura ottenne subito clamorosi con Âsensi e si rafforzò legandosi agii interessi pubblicitari dei commercianti di spinaci. I giornali che pubblicavano le sue strisce si moltiplicarono rapidamente. E anche il cinema se ne impos Âsessò. Contrariamente alle regole e alle consuetudini, Segar continuò a disegnare il fumetto, mentre autori dei cortometraggi animati furono Max e Dave Fleischer, due fratelli già illustri e celebri per la loro Betty Boop, una for Âmosissima fanciulla dalla provocante sensua Âlità , divertente caricatura e anticipazione della pin-up. Anche nel cinema Braccio di Ferro iniziò la sua carriera come spalla, appunto accanto alla bella Betty: il suo film d’esordio fu Popeye the Sailor (1933). Alla fine dell’anno era già il protagonista principale e Betty era quasi del tutto dimenticata.
Mentre la carriera di Braccio di Ferro prose Âguiva in crescendo, Segar pur continuando a la Âvorare, acquistava una tenuta nella valle di San Fernando e una splendida villa a Santa Monica, dove si dedicò alla coltivazione non di spinaci ma di ravanelli. Lì morì nel 1938. Le ultime foto Âgrafie ce lo mostrano con un cappello da ma Ârinaio in testa e una pipa di legno in bocca, a conferma dell’attrazione e della similitudine con la sua fortunata creatura di carta.
IL PERSONAGGIO
BRACCIO DI FERRO (Popeye) – Forse l’ecce Âzionale fortuna di Braccio di Ferro – creato da Elzie Crisler Segar e apparso per la prima volta il 17 gennaio 1929 sul New York Evening Stan Âdard – si spiega e giustifica con la sua stra Âvagante natura di superman senza tuta e belle fattezze, anzi brutto e ignorante, eppure capace di nobili imprese, compiute in lieta umiltà . Il suo segreto sono gli spinaci, divorati nei momenti del pericolo, che gli infondono straordinario vi Âgore e novelle energie. La trovata si inserisce poeticamente nelle storie, costituendo quasi una cosciente demitizzazione, una nota di bonaria ironia nei confronti delle avventure narrate. Brac Âcio di Ferro, muscoloso ma anche minuto e ri Âsecchito, può, grazie agli spinaci, abbattere barbuti omaccioni e prepotenti energumeni, che sembrano usciti dalle comiche di Charlot. È sempre il trionfo della bontà . Che, certamente, Braccio di Ferro è l’incarnazione dell’uomo buono e leale, incapace di menzogne e di brutte azioni. Non per niente questo sgraziato marinaio si av Âventura per mari perigliosi alla ricerca del padre che lo ha abbandonato bambino, difende roman Âticamente da poliziotti cattivi fragili fanciulle, ama di viscerale amore e con affettuosa cura il piccolo Pisello (o familiarmente Pisellino), tro Âvato un giorno davanti all’uscio di casa chiuso dentro una cassa. Eppure queste patetiche situa Âzioni non diventano mai retoriche o troppo dolci: perché Segar tiene sempre a freno le corde del sentimento, costellando le storie di comiche notazioni e spiritose trovate. Si pensi all’esemplare racconto con il padre ritrovato, che risponde con ingiurie e grandi schiaffoni, agli appassio Ânati richiami del figlio. Sì che quando Braccio di Ferro gli dice languidamente « Sono il tuo bambino e tu sei mio padre », il vecchio risponde subito « Bé cosa vuoi che faccia, che ti baci? »; e quando l’altro insiste « Ma non ti fa proprio piacere vedere tuo figlio? », ecco la nuova mi Âcidiale risposta: « No, non mi piacciono i pa Ârenti ».
Sua « tenera » compagna è la segaligna Olive Oyl, la sognante Olivia, appassionata lettrice di romanzi d’amore in cui splendidi eroi salvano le fanciulle in pericolo. Olivia vorrebbe essere cor Âteggiata, coccolata e vezzeggiata dal suo Brac Âcio di Ferro, eterno e servizievole fidanzato. Quando lui è distratto da qualche altra donna o da altri interessi, Olivia reagisce con delle sberle potenti, capaci di atterrare e stordire il più forte degli uomini. Suo casuale e sempre interessato corteggiatore, nei momenti di assenza di Braccio di Ferro, è il serafico e pingue Poldo Sbaffini, che fa la sua comparsa nella striscia di Segar nel 1931.
Fra tutti i comprimari della striscia, Poldo è il più azzeccato e originale. Il suo nome ameri Âcano è J. Wellington Wimpy: e già quel nome è un manifesto programmatico, essendo il mede Âsimo della gigantesca catena di snack bar e di tavole calde disseminate per tutta l’America, dove tra l’altro, venivano serviti straordinari panini imbottiti, che appunto sono l’unica mèta e l’unico desiderio del sempre affamato Poldo, goloso, vorace e insaziabile, capace in man Âcanza di meglio di addentare la zampa di una mucca viva, dopo averla racchiusa tra due fette di pane. Poldo segue spesso Braccio di Ferro nelle sue mirabolanti imprese, sia in terra di Demonia o nel favoloso mondo delle Arpie, sem Âpre comunque con una funzione di controcanto. La sua codarda furbizia è l’opposto e il con Âtrario della ingenua generosità di Braccio di Ferro.
Con il passare degli anni il « cosmo » di Segar si è andato arricchendo di nuovi personaggi. Nel 1933 spuntò Pisello, minuscolo fantolino apparentemente senza difesa, e invece capace di energiche prese di posizione e di decise linee di condotta, come dimostra nella lunga avventura in cui viene nominato re di Roccaverza. Due anni più tardi, nel 1935, fece la sua apparizione il Gip, uno stranissimo e misterioso ani Âmale venuto dalla quarta dimensione, capace di predire il futuro e di diventare invisibile a suo piacimento, la cui alimentazione è costi Âtuita soltanto da costose orchidee. E poi ancora l’enorme Toro dal volto spaventevole e candido cuore, la calva Alice e Oscar il marinaio petu Âlante e fuoridentato.
Come avviene nei casi dei fumetti più amati dai lettori, il fantasioso mondo di Segar non è finito con il suo autore. Dal 1939 a oggi vari disegna Âtori (Bela Zaboly, su testi di Tom Sims, e suc Âcessivamente Ralph Stein e Bud Sagendorf) hanno continuato a raccontare le imprese del celebre marinaio. E da parecchi anni in un paese del Texas, Crystal City, i coltivatori di spinaci gli hanno eretto un monumento in segno di gratitudine eterna.
Simbolo di un’America « sana » e puritana, pa Âladino dei buoni sentimenti, l’onesto e talvolta ingenuo Braccio di Ferro è uno di quei perso Ânaggi veramente maiuscoli che sono destinati a perpetuarsi per anni e anni.
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Oreste Del Buono su Braccio di Ferro
[da: “Braccio di ferro”, Garzanti, 1965]
Senza spirito d’avventura la vita sarebbe ben noiosa. Chi dispone di avventure proprie vi si immerge, vi si rotola, vi sguazza. Chi non ne dispone, s’interessa a quelle degli altri. Si comincia da ragazzi e si va avanti da uomini, appassionandoci e arrabbian Âdoci e inorgogliendoci per qualche eroe preferito. L’eroe è quello che non arretra mai davanti ad alcun ostacolo, è quello, anzi, che, gli ostacoli, se li va a cercare, e sempre più ardui, per far risaltare meglio le proprie doti: il coraggio spinto sino alla te Âmerarietà , la forza spinta sino all’irresistibilità , l’abilità spinta sino al virtuosismo. Così si cresce, si matura, s’invecchia (dato che a un certo momento bisogna pure invecchiare), nutrendoci, più che delle nostre, delle doti di qualche eroe spesso e volentieri immaginario.
Di doti, s’è detto, gli eroi ne hanno di solito tante, ne formicolano e ne traboccano. Dispongono, in poche parole, di quasi tutte le risorse possibili. Diciamo: quasi, perché una manca molte volte, troppe volte all’appello. Quella che va sotto la definizione di senso dell’umorismo. Gli eroi, nella maggior parte dei casi non sanno ridere, e soprattutto non ammettono di far ridere. Prendono sul serio, terribilmente sul serio ogni cosa, e pretendono che anche noi si prenda ogni cosa sul serio. Altrimenti, tutto è in pericolo: l’avventura stessa è minacciata, lo slancio si smorza, la dinamica si avvilisce. Ma a prendere ogni cosa sul serio la vita ridiventa ben noiosa. Davvero lo spirito d’avventura è incompatibile con il senso dell’umorismo? Per fortuna, si tratta solo di un luogo comune, e può essere sfatato. Le storie che più ci piacciono sono proprio quelle che lo sfatano di prepotenza, le storie che interessano e rallegrano insieme.
Tra gli eroi più eroicomici, non c’è dubbio che il popolare, po-polarissimo Popeye, da noi noto come Braccio di Ferro, occupi un posto di rilievo. Per noi il marinaio guercio, tabaccone e spaccone, indomito combattente e rozzo polemista, storpiatore di parole e divoratore di spinaci, è, anzi, il più eroicomico degli eroi. Braccio di Ferro è dotato di senso dell’umorismo a corrente alternata: a volte è prontissimo a spanciarsi dalle risate (di so Âlito quando nei pasticci sono gli altri, amici o nemici, sodali o avversari), a volte, invece, si rivela di una permalosità proterva ed esplosiva (di solito quando nella brutta figura, nella china pericolosa incappa lui). Chi è sempre dotato di un gran senso dell’umorismo è, comunque, il suo autore. Ci riferiamo al primo dei suoi autori, quello che lo ha messo al mondo nel 1929 (lo stesso anno di nascita di Tarzan e di Buck Rogers): ci riferiamo a Elzie Crisler Segar di Chester, Illinois. Un uomo quieto e man Âsueto, ci dicono le cronache. Ma quanto c’è da fidarsi delle appa Ârenze? Nel quieto e mansueto E. C. Segar sonnecchiava sicura Âmente un vulcano. Creato Braccio di Ferro, il vulcano è andato in eruzione, un vulcano di trovate, di movimento, di aggressività , di ilarità .
Non c’è il minimo intellettualismo in Braccio di Ferro. Lui è ignorante, e si proclama ribaldamente tale. Non ha fatto studi, non sa addirittura parlare correttamente. Ma ha le sue idee sul dialogo con il prossimo: crede più nella forza dei pugni che nella forza delle parole. Mica per malanimo, tanto per schiarire le idee. Si comporta, insomma, con quanti gli stanno intorno come ci si dovrebbe comportare con certi medicinali. Agitare prima dell’uso. E spesso e volentieri Braccio di Ferro non si accontenta di fare a botte quando è sveglio, fa a botte anche in sonno (e chi ci va di mezzo, allora, è la sparuta fidanzata Olivia, ma non è poi troppo da compatire neppure lei: infatti lei che predica la gentilezza e rimprovera all’innamorato le brutte maniere, è pron Âta, se le salta la mosca al naso, a mettere a soqquadro tutto e tutti).
Non sempre il nostro cultore della violenza incontra gente di Âsposta a lasciarsi mettere sotto i piedi: la megalomania e la ris-sosità lo portano ad aggredire paurosi colossi. Così ogni tanto gli capita di essere messo sotto i piedi lui, e ben pestato. Ma si tratta solo del primo (e magari del secondo e persino del terzo) round: alla fine, Braccio di Ferro si prende inevitabilmente la rivincita. Con gli occhi gonfi e gli abiti a brandelli, più che mai sfigurato, ritorna all’attacco, non può arrendersi. Il segreto della sua invin Âcibilità dovrebbe consistere negli spinaci che consuma in straor Âdinaria quantità . Non per nulla a Crystal City, nel Texas, è stato eretto un monumento tutto per lui, come re degli spinaci, come indefesso propagandista del corroborante ortaggio. Ma questo non è un vero segreto, è il falso segreto, caso mai: Braccio di Ferro, gli spinaci, non li mangia mica di nascosto. Il vero segreto è, invece, quello cui accennavamo prima: il fatto che nella com Âposizione del nostro eroe il senso dell’umorismo ha almeno tanta importanza quanta ne ha lo spirito d’avventura. Se si riesce a vedere anche i pericoli più spaventosi con un poco di allegria, si è già avviati alla vittoria.
Tra i molti personaggi che stanno intorno a Braccio di Ferro, ce n’è comunque uno che non solo lo vale, ma è capace di dargli scacco matto appena gli si presenta l’occasione buona: l’inarri Âvabile, inconfondibile, inimitabile Wimpy, da noi noto come Poldo Sbafimi. Se dovessimo decidere per uno o l’altro, non sa Âpremmo veramente chi scegliere. Forse, via, confessiamolo, forse, il nostro cuore (o il nostro stomaco?) sta addirittura più per Poldo che per Braccio di Ferro. Poldo è tutto un appetito, macché ap Âpetito, una sola fame: vuoi solo mangiare, mangerebbe ininterrottamente, e, per riempirsi la pancia, è persino più temerario di Braccio di Ferro, più fantasioso, più tenace. Le sue astuzie sono formidabili: ha occhi quasi costantemente chiusi, pare sonnec Âchiare, un relitto inerte della società , e, invece, è l’uomo (ma che discorso sonante ci sta venendo, che discorso spropositato, scu Âsate), è l’uomo che sopravvive e sopravviverà alle difficoltà , alle calamità , alle persecuzioni. Un giorno o l’altro Braccio di Ferro potrà magari incontrare lo smisurato campione capace di spia Ânarlo definitivamente a terra. Poldo mai. Poldo riuscirà sempre a durare oltre la forza dei suoi avversari e la debolezza delle sue forze. Neppure l’amore potrà sconfiggerlo. Un panino è sempre meglio.
Oreste Del Buono
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