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Fumetti: Dick Tracy

25 Ottobre 2009

[da: “Enciclopedia dei fumetti”, a cura di Gaetano Strazzulla, Sansoni, 1970]

CHESTER GOULD – Autore di uno dei più ori ­ginali personaggi dei fumetti americani, è nato il 20 novembre del 1900 a Pawnee, una sper ­duta cittadina dell’Oklahoma. Quantunque dimo ­strasse fin dalla prima giovinezza la più asso ­luta inclinazione al disegno, il più concreto pa ­dre, che per altro editava una rivista settimanale – e forse proprio per questo! â— lo avviò agli studi di giurisprudenza, profetizzando per il figlio una sicura carriera in tocco e toga. Ma lo studentello di legge aveva ben altro per la testa e, dopo un burrascoso colloquio dove prese l’impegno a laurearsi comunque, si trasferì nel 1918 a Oklahoma City, dove prese a collaborare come disegnatore sportivo a The Tulsa, un gior ­nale locale di tendenza democratica. Oklahoma City, rispetto al paesino natale, era una me ­tropoli, anche se popolata soprattutto di agri ­coltori, ma non offriva certo un avvenire all’am ­bizioso Chester.
Quando si parte da Oklahoma City, quadrupede per essere trasformato in carne in scatola o giovane di belle speranze in cerca di fortuna (magari sullo stesso tipo di carrozza ferro ­viaria), si finisce per approdare alla tetragona ed efficientissima perla del lago Michigam: Chicago, roccaforte delle più alte virtù ame ­ricane, spalancandosi agli occhi del nostro, riconfermò questo vecchio adagio yankee. Con cinquanta dollari Chester Gould si gettò alla conquista di quel successo che doveva arri ­dergli solo dieci anni dopo, superati una serie di insuccessi e di tentativi mancati che furono un autentico record (esattamente sessantasette). Arrivato a Chicago alla fine del 1921 non tra ­scurò di iscriversi alla North Western Univer-sity, dove due anni dopo si assicurò la laurea in economia e commercio. Ma l’incontro più fruttuoso doveva essere quello con il Capitano Patterson, un businessman della carta stampata, che fiutato il geniaccio di Gould, lo prese sotto la sua protezione. Nel 1923 entrò a far parte dell’equipe redazionale dell’American Journal di Hearst e più tardi del Daily News di Chi ­cago, sempre sostenuto dal demiurgo Patter ­son. Nel 1927 sposò la sua attuale moglie Edna che, due anni dopo, gli donò l’amatissima Jean. La cosa più notevole da lui prodotta in quegli anni fu la strip intitolata Fillum Fables, una sa ­tira del cinema hollywoodiano che riscosse co ­munque un modesto successo. Gli anni trenta erano nati all’insegna del « gran ­de panico » che la crisi di Wall Street aveva sollevato. Gli States sembravano disgregarsi sotto gli occhi degli stessi cittadini: milioni di disoccupati e un deficit pubblico e privato ca ­tastrofici. L’amministrazione repubblicana del presidente Hoover non sembrò capire (insieme a tanti americani) che le naturali forze del paese non sarebbero bastate. I democratici avevano già vinto le elezioni del Congresso e si appre ­stavano con Roosevelt a conquistare (nel 1932) la Casa Bianca e a lanciare la dottrina del New Dea/ accompagnandola con un massiccio inter ­vento governativo a livello sociale ed econo ­mico. I repubblicani facevano ancora appello all’« individualismo intransigente » e alla «non  ingerenza » dello Stato nei fatti privati dei cit ­tadini. Il campione retrivo di questa dottrina fuori di ogni realtà era ancora il Chicago Tribune, massimo organo delle tendenze repub ­blicane. Da questo principale, anche se il New York News Syndicate Inc. del Capitano Patter-son stipulò il contratto di distribuzione, Gould ebbe l’occasione che aspettava da tempo. Erano gli anni del proibizionismo e di Al Capone (che il giudice Wilkinson fece condannare per evasione fiscale), del gangsterismo organizzato, della corruzione e dell’assalto banditesco e no al potere costituito.
Chester Gould con perfetta sincronia â— e con un anno di anticipo rispetto allo Scarface di Haward Hawks â— creando il personaggio di un poliziotto in borghese, dette il via sulle strisce dei comics alla grande rivincita della legge con ­tro la malavita. Il quotidiano di Chicago aprì entusiasticamente le sue pagine al personaggio di Gould che rappresentava la proposta emble ­matica e il tipo di soluzione autoritaria che i repubblicani sostenevano. Gould stava lavoran ­do a una striscia esotica di avventure ambien ­tate nell’Oriente, che non fu mai realizzata, quando il Capitano Patterson gli diede il via per una storia poliziesca. Gould in due settimane produsse materiale per un mese e mezzo di pubblicazioni sui quotidiani. Plainchotes Tracy era pronto e Gould lo sottopose il 1 settembre al Capitano Patterson che lo approvò cambiando il nome del personaggio in Dick Tracy, che era certamente più incisiva e adatta per far colpo sull’orecchio e la fantasia dei lettori. Dick Tracy vide la luce in una tavola domenicale il 4 otto ­bre del 1931: Chester Gould sarebbe dunque dovuto diventare sulle pagine quadrettate il can ­tore di quella ripresa morale individuale e lega ­litaria che i molti benpensanti d’America auspi ­cavano nella errata convinzione che sarebbe bastata una corretta e inflessibile applicazione della legge per trovare la panacea che doveva risolvere i terribili mali che travagliavano la società americana. Ma l’avvento di Roosevelt alla presidenza degli Stati Uniti e l’accorta e agile penna di Gould (sostenuta da un’autentica inclinazione al messaggio figurativo) presero il sopravvento sulla ideologia che aveva partorito il personaggio, anche se certe caratteristiche di fondo rimasero immutate. Inoltre come spesso accade ai cambi della guardia di una direzione governativa, seguendo le necessità che le con ­tingenze obiettive dell’epoca esigevano l’ammi ­nistrazione Roosevelt fece propria l’istanza pro ­fondamente sentita nel paese di una guerra a oltranza contro i rackets gangsteristici e il per ­sonaggio del cop in borghese, ma regolarmente inquadrato nelle file della polizia, rimase asso ­lutamene attuale.
Da quasi quaranta anni Chester Gould, con il suo Dick Tracy, è sulla breccia, letto in tutto il mondo: è uno dei pochissimi autori di fu ­metti che abbiano retto allo scossone che il tramonto degli eroi dell’epoca d’oro hanno pro ­curato a tutta la produzione dei comics. Questa continuità è dovuta al suo stile caricaturale e grottesco che è rimasto legato alla matrice delle funnies umoristiche pur acquisendo molti elementi che le immagini del cinema sugge ­rivano.
Chester Gould vive oggi a Woondstock a ses ­santa miglia da Chicago dove solerte, meti ­coloso ma ancora pieno di fantasia, seguita a scrivere, sceneggiare e a disegnare il suo Dick Tracy con l’aiuto del fratello Ray, che funge da lettering, e di Coleman Anderson che illu ­stra gli sfondi delle vignette. Usufruisce spesso della consulenza del poliziotto Richard O’Connel che ha sposato la figlia Jean (da questa unione è nato un nipotino: Tracy Richard). Ha ricevuto nel 1949 un riconoscimento della Police Athletic League e nel 1953 dall’Associated Police Com-munication Officers per servizi resi alla legge e nel 1957 un premio dall’American Institute of Men’s and Boy’s Wear per la sua eleganza nel vestire. Ha vinto nel 1965 il premio annuale che l’Accademia Svedese dedica agli autori di comics.

IL PERSONAGGIO

DICK TRACY – A sollecitare la nascita dì que ­sto personaggio fu una ben orchestrata cam ­pagna giornalistica suscitata a scopi eletto ­rali dal Chicago Tribune e indirizzata con ­tro il prepotere della malavita dilagante negli Stati Uniti. La vendetta era il tema di fondo del character gouldiano, articolata sul filo di una suspense che poggiava sulla suggestione del disegno fortemente caratterizzata e di una rap ­presentazione suadente ed esemplarmente espressionistica: vendetta che il lettore finiva per scambiare per giustizia, irretito come era da un ben confezionato meccanismo operante un transfert emozionale, dove il detective in abito scuro e cappello floscio impersonava la longa manus di una società che sembrava ri ­trovare nella guerra ai cattivi senza remissione l’unità incrinata dalla crisi di un sistema (del quale il gangsterismo faceva interamente parte) non perfettibile finché non fossero state obiet ­tivamente rimosse le cause di certe clamorose aberrazioni di cui tutti i cittadini erano testi ­moni. Sulla filigrana di questa ideologia, che tendeva a dicotomizzare a latere più che a diagnosticare le cause primarie di un feno ­meno degenerante, che aveva assunto la carat ­teristica di investire i nuclei più delicati e vitali della nazione (non erano sfuggiti alla collusione con la malavita gli esponenti delle più alte cari ­che dello Stato), fu scatenata attraverso i mass media una violenta reazione dell’opinione pub ­blica a ogni forma di evasione alle leggi co ­stituite. Dottrina estremamente pericolosa per ­ché tendeva a cristallizzare una situazione so ­ciale spesso ingiusta e incivile. Nella defini ­zione dei ruoli, se da un lato c’erano i reprobi, era chiaro che come in ogni onesta parabola che si rispetti, dall’altro si doveva far posto ai giusti a tutto tondo, depositar!, oltre che del-l’adamantineo coraggio, di tutte quelle qualità civili che la tradizione della frontiera attribuiva, come in passato, ai duri cavalieri dell’ideale, baluardo di tutte le virtù americaniste. Sul Chicago Tribune dell’11 ottobre 1931 fece candidamente la sua comparsa, in una striscia ambientata in una Chicago minima ma non ca ­suale, un giovanotto perbenisticamente vestito di scuro, dall’aria stereotipata di bravo figliolo sorridente, dal profilo tagliente e volitivo di quelli che hanno le idee chiare e senza resipiscenze. In pochissime puntate la situazione, che rap ­presenta spesso il prologo alla definitiva collo ­cazione di un character dei fumetti, è definita: il giovane Dick (diminutivo di Richard che nel gergo americano sta per detective) è fidan ­zato con la bionda Tess (nome e personaggio suggeriti dal capitano Patterson, che spesso non lesinerà consigli e indicazioni alla realiz ­zazione del comic di Gould), figlia del grassoc ­cio Mr. Trueheart, un modesto ma attivo dro ­ghiere che per mille dollari viene ucciso dai gangsters in una rapina. Dick si arruolerà nella polizia e con lui debutteranno nelle strisce il sangue e la violenza: mai in passato questo ge ­nere di intrattenimento, specchio spesso fedele della società che l’ha prodotto, aveva ospitato una tale orgia di situazioni drammatiche e grandguignolesche. Le pallottole cominciano a bucare teste e a sforacchiare corpi. Ai delin ­quenti è spesso destinata una fine orribile ed esemplare a migliore edificazione del diritto e della giustizia. Il lettore è chiamato a parteci ­pare, compiacente e affascinato, a questa vi ­sione dantesca del contrappasso al quale Gould condanna senza misericordia i nemici della società: il realismo raggiunge toni esasperati in una meticolosa e quasi maniacale ricerca del particolare. Eccezionale il risultato, sempre puntuale se si pensa che il segno grafico resta pur sempre legato alla matrice umoristica scon ­finante spesso nella rappresentazione grottesca e nella figurazione quasi diabolica. Gli antago ­nisti della legge, della quale Tracy impugna la sola spada, sono mostruosi, emblematici, significativi. Il fascino che sprigionano è in questa loro disumanità che non ammette una piatta ­forma di compromesso. Tracy sarà il loro giu ­stiziere senz’anima, il persecutore al quale non sarà possibile sfuggire: inesorabile come il fato, raccoglierà sempre i frutti che la sua sacra investitura gli offre. Per arrivare alla vittoria finale il duo Gould-Tracy non uscirà mai dai binari della legalità: la matrice del personag ­gio è assolutamente lontana dalla figura del difensore della legalità che all’occorrenza può usare contro il crimine qualsiasi mezzo. Se qual ­che volta la legge risulta carente per punire efficacemente un delitto troppo orribile anche per la giustizia degli uomini interviene la mano vendicatrice del destino (sempre previdente pe ­rò) che Gould guida con disinvolta crudeltà. A mitigare questa equazione della violenza sulla violenza sopraggiungono puntualmente gli ele ­menti tradizionali delle favole made in USA: Tracy adotta nel 1932 Junior, un bimbetta che lo accompagnerà, in una dimensione temporale tutt’altro che statica, nella sua lunga avventura (ai tempi nostri il trovatello, ormai cresciuto, si è sposato con Moon Maid â— l’elemento fan ­tascientifico ha fatto prepotentemente il suo in ­gresso nella strip di Gould â— una selenita for ­nita di superpoteri e figlia del governatore della Luna, un extraterrestre che si dedica â— anche lui! â— alla tutela della legge); nel 1949 porta all’altare Tess, eterna fidanzata, e due anni dopo dalla felice unione nasce la piccola Bonny Treccina. Da queste patetiche circostanze na ­scono gli spunti per nuove avventure che ve ­dono l’eroe tout court alle prese con nefandi figuri che attentano con bestiale crudeltà, rivolta contro gli innocenti e cattivanti partners, alla sua felicità domestica.
I gadgest della polizia hanno un ruolo deter ­minante nelle avventure di Dick Tracy: il rile ­vamento delle impronte, gli ingrandimenti foto ­grafici di invisibili reperti e tutti i più moderni ritrovati della scienza anti-crimine sono descritti con accuratezza e precisione rigorose. La radio da polso di Tracy è diventata tanto popolare che molte polizie municipali americane l’hanno realmente adottata.
Sul successo che il protagonista ha avuto e ha sul pubblico non possono esserci dubbi: gli ingredienti classici del poliziesco, l’azione sempre tenuta in primo piano ma consequenziale a  una sceneggiatura riflessiva ma agile, l’ele ­mento orrido e crudele, la figura del protago ­nista esaltante ma probabile e realistica, anche se profilata sul modello dell’americanista pro ­fondamente convinto del proprio destino e della vittoria finale del sistema e della società che rappresenta, hanno fatto sì che questo comic diventasse uno dei beniamini del pubblico ame ­ricano e mondiale. Dick Tracy è pubblicato su quasi seicento giornali negli Stati Uniti e nel Canada e in altre centinaia in tutto il mondo: è stato calcolato che i suoi lettori siano più di quaranta milioni.


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Bart