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FUMETTI: Jacovitti: Pippo, Pertica e Palla

30 Aprile 2010

[da: “Enciclopedia dei fumetti”, a cura di Gaetano Strazzulla, Sansoni, 1970]

L’AUTORE

BENITO JACOVITTI – Nato a Termoli (Campobasso) il 9 marzo 1923, da padre abruzzese e madre di origine albanese. La sua scheda per ­sonale così continua: « Stazza lorda kilogrammi 95 (abbondanti); altezza metri 1,86; larghezza in proporzione; profondità (di pensiero) immensa; segni particolari cinefotografia, armi western e batteria jazz; hobby Silvye Vartan (e nei mo ­menti di relax Brigitte Bardot); idee politiche bastian contrario; cultura di tutto un po’ (il che è pure un guaio); sport praticati il tiro al cam ­mello (così, per modo di dire) ». A quindici anni dal natìo paese si trasferì con la famiglia a Firenze, dove è rimasto fino al 1946, anno in cui si stabilì a Roma. Jacovitti o Jac o « Lisca di pesce » è senza dubbio il cartoonist italiano più popolare e di maggior successo. Nemico dichiarato degli spazi bianchi, infarcisce le sue tavole di personaggi di tutti i tipi, in una ordinata confusione di grande effetto. Il suo umorismo è fatto di bat ­tute spesso facili, ben lontane dall’intellettuali ­stico impegno della scuola americana. Strisce per sorridere e non per riflettere, quindi, per un divertimento fine a se stesso, ma non per questo meno gradevole.

L’inizio della produzione di Jacovitti risale al 1939. Al suo attivo finora ha circa duecento rac ­conti a fumetti (testo e disegni) su settimanali più una cinquantina per albi e, inoltre, migliaia di vignette, manifesti, cartoline, copertine di di ­schi, pupazzi, figurine ecc. L’incredibile Jac’s Work â— come lui stesso lo definisce â— iniziò con una collaborazione al giornale umoristico fiorentino Il Brivido. Jacovitti, allora di stazza molto inferiore all’attuale, disegnava vignette per venti lire la settimana. Verso la fine del 1939 entrò a lavorare al Vittorioso, dov’è rimasto fino all’agosto 1967, creando in questi anni una qua ­rantina di personaggi. I primi furono i 3P, cioè Pippo, Pertica e Palla, ai quali seguirono il cane Tom, la signora Carlomagno, Cip l’arcipoliziotto e il suo aiuto Gallina, Zagar, il cane bassotto Kilometro, Alonzo Alonzo detto Alonzo, Giacinto corsaro dipinto, Alvaro il corsaro, Remero il to ­rero, Tex Revolver, Jak Mandolino e Pop Korn, Raimondo il vagabondo, Oreste il guastafeste, Ghigno il Maligno, Alim Selim e Mustafà, Caramba, Cin-Cin, Chicchirichì, Pete lo sceriffo, il professor Leopardo, Giove il bove, i professori Caterina e Tulipano, capitan Baccalà, Cucù, l’onorevole Tarzan, Mammone il bonaccione, Mandrago il mago, Pappotar, Papesatan Aleppe, Occhio di pollo, Treccia Giovanni e Becco d’asino.

Tra il 1949 e il 1951, e in maniera saltuaria tra il 1955 e il 1959, ha collaborato al Travaso, dando vita ai personaggi di Sempronio, Pasqualino Rififì e Bob Cianuro. Nel settembre del 1956 passò al quotidiano milanese Il Giorno per il quale ha creato il cow-boy Cocco Bill, il cavallo Trottalemme, Osusanna, il giornalista Tom Fic ­canaso, Gionni Galassia, Baby Tarallo, Tizio Caio e Sempronio, Gamba di Quaglia, Microciccio Spaccavento, Martin Padella, la famiglia Spaccabue, Giulietto e Romea. A partire dal gennaio 1968 passa al gruppo editoriale del Corriere della Sera, lavorando per il Corrierino dei Piccoli e la Domenica del Corriere, dove continua a disegnare le storie dei suoi perso ­naggi di maggior successo. Questa è la com ­pleta galleria dei Famous Jac’s Personages, sempre per mantenere una sua definizione. È ne ­cessario aggiungere che Jacovitti ha anche il ­lustrato numerosi libri: i più celebri sono le due edizioni del collodiano Pinocchio. Disegnatore dotato di un eccezionale e vivace estro creativo, Jacovitti ha uno spiccato gusto per il paradosso (si veda in proposito la lisca di pesce o il salame che accompagna la sua firma e che in un certo senso rappresenta il suo marchio di fabbrica). Con la sua sbrigliata fantasia Jacovitti spesso ricerca nella cronaca quotidiana gli spunti per le sue affollate e sor ­prendenti storie. Indubbiamente possiede uno spiccato senso della parodia, dell’imitazione grot ­tesca, della graffiata impertinente: reinterpreta, attraverso il filtro dell’umorismo, la realtà che lo ha ispirato, cogliendone sotto forma di caricatura gli aspetti emblematici. Negli ultimi anni Jacovitti ha perso in parte questa sua capacità di   scavare negli avvenimenti,   parodiandoli. Tuttavia gli   è   rimasto   immutato   il     legame   con   la realtà quotidiana,   rivissuta con trascinante fantasia.

Forse il suo non è più un umorismo che giudica, ma si limita a raccontare, senza impegno, tra scoppiettii di battute e di personaggi, la vita.

Il mondo di Jacovitti   è   un   mondo solo suo   in quanto egli lo rappresenta con uno stile personalissimo:     acutamente     Carlo     Della     Corte     ha scritto   che   « piaccia o no, Jacovitti   ha creato un   tipo   di   fumetto   esclusivamente   suo,     a   sua immagine e somiglianza, infischiandosene di tutti i canoni e di tutti   i distinguo enunciati dai più sottili esteti ».

Ma è e resta il mondo di tutti, fatto di vizi e di ipocrisie, di sogni e di generosità, di timi ­dezze e di sorrisi, di lische di pesce e di sa ­lami. Jacovitti è perciò un interprete persona-lissimo di ciò che ci circonda e di ciò che è in ognuno di noi. Interpreta con il sorriso, talvolta calca troppo la mano, le sue gags appaiono scontate, i troppi impegni offuscano la vena, ma al fondo i suoi strampalati personaggi rivelano la disarmante umanità a cui sono ispirati. Oggi, a quarantasette anni, Jacovitti è ancora un ragazzone burlone e beffardo come certi suoi personaggi, protagonisti di storie assurde e co ­miche che divertono tanto i ragazzi quanto gli adulti. Jacovitti è un umorista ingenuo e un po’ crudele, certamente il primo a divertirsi con le storie di Pippo, Pertica e Palla, di Cocco Bill, di Tom Ficcanaso, di Zorry Kid ecc., che inventa quasi giornalmente con una « verve » che sem ­bra inesauribile.

È un bonaccione con un’innata vena di perfidia. Durante il ventennio fascista â— si racconta â— dette seri grattacapi ai gerarchi del Ministero della Cultura Popolare, i quali credettero di rav ­visare nel personaggio della signora Carlomagno, un’arzilla e micidiale vecchietta dal piglio assai risoluto, una somiglianza con Mussolini. Nonostante il giudizio espresso da Sergio Trin ­chero (« il giovincello Benito Jacovitti inizia con Pippo e gli inglesi a sprizzare, con vena assai felice e ben diversa dalle asfittiche tavole che oggi ci propina, tutto il suo humour funambolico »), i suoi primi lavori denunciarono un di ­segno incerto, una tecnica del fumetto ancora rozza e una dose di ingenuità nell’invenzione del racconto. Fu con il passare degli anni che il disegno jacovittiano si perfezionò e gli intrecci delle storie diventarono più interessanti e godi ­bili, anche se le battute messe in bocca ai suoi personaggi continuarono a denunciare, come osserva Manfredo Gittardi, « uno spirito da tea ­trino parrocchiale ». Circa l’ambiente delle sto ­rie, resta infine da osservare che il felice intuito che contraddistingue le parodie del western e dei gangsters non sempre trova riscontro nei soggetti ispirati alla fantascienza.

 

I PERSONAGGI

 

PIPPO, PERTICA E PALLASono tre ragazzi in gamba, amici per la pelle, autentici birbanti che ne combinano di tutti i colori e che, come i loro coetanei, sono pieni di difetti, di facili entusiasmi e di una sfrenata gioia di vivere. Palla è affetto dall’obesità, Pertica è troppo secco e lungo, mentre Pippo è piccolo ma au ­dace, generoso trascinatore e ricco di buoni princìpi. Questi tre simpatici personaggi segna ­rono nel 1940 l’esordio nel mondo dei fumetti dell’allora diciassettenne disegnatore Benito Ja ­covitti.

La prima storia eroicomica degli allegri e sca ­tenati compagnoni (altrimenti noti con la sigla 3P), intitolata Pippo e gli inglesi, apparve a puntate sul settimanale cattolico Il Vittorioso. Per lungo tempo sono stati i protagonisti di esilaranti e divertenti avventure, che si svilup ­pano attraverso una serie di gustose e impre ­vedibili trovate, sorrette da uno spiccato senso parodistico.

Nelle loro imprese â— che li hanno portati dalle sconfinate praterie del selvaggio West alle ino ­spitali foreste dell’Africa dei cannibali â— spesso appaiono altri personaggi jacovittiani di suc ­cesso, come Zagar, la signora Carlomagno, Cip l’arcipoliziotto con il suo aiutante Gallina e il cane Kilometro. Personaggi emblematici di un ideale cavalleresco (paragonabile a quello dei boy-scouts), Pippo, Pertica e Palla hanno pere ­grinato con la fantasia nel favoloso regno dei Faraoni e nella risplendente Roma neroniana, pronti in ogni momento a difendere gli oppressi e i deboli, ma sempre costretti, loro malgrado, a cacciarsi nei guai più impensati e incredibili. Oltre agli aspetti moralistici, le storie di questi tre ragazzi hanno fornito a Jacovitti l’occasione di dare sfogo al suo estroso funambolismo umo ­ristico, alla sua bizzarra e stralunata comicità.


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Bart