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Fumetti: Valentina

11 Giugno 2012

[da:”Enciclopedia dei fumetti” a cura di Gaetano Strazzulla, Sansoni, 1970]

L’AUTORE

GUIDO CREPAX – Nato a Milano nel 1933 da famiglia di origine veneta, rappresenta un au ­tentico caso nell’ambito della narrativa grafica italiana (ed europea) del nostro tempo, all’in ­terno della quale â— sia pure con agganci mne ­monici alle creazioni del disegnatore ameri ­cano David Stone Martin â— ha operato una grossa rivoluzione andatasi nel giro di brevi anni definendosi sempre più su una matrice incon ­fondibile. Ha svecchiato dalle radici un genere, il fumetto per l’appunto, tradizionalmente affi ­dato alla iterazione quadrettata tramandataci nei decenni dal comic americano e ripreso pari pari da quello europeo, in grazia di una tecnica, so ­prattutto, di montaggio ellittico, da new wave cinematografica, ricolmo comunque di riferi ­menti culturali, non ultime le continue citazioni frammischiate al contesto della storia di film classici. Una debolezza nei confronti della nar ­rativa per immagini fotografiche che sarà con il tempo, anche, una questione di merito. Guido Crepax, cioè, non solo, come si è detto, usa, con la frantumazione in quadretti di diversa dimensione delle situazioni in cui immergere i propri personaggi, un montaggio che suggerisce i tempi scanditi dal cinema. Rovesciando que ­sta situazione giunge al punto da fornire egli stesso â— e ne è buona testimonianza Tinto Brass con il suo film Col cuore in gola â— una .sceneggiatura completamente disegnata che il regista terrà fedelmente a memoria in sede di realizzazione, di « si gira ». Un connubio origi-nalissimo, mai prima d’allora (1967) sperimen ­tato e attuato con così felici risultati. Brass sarebbe tornato a Crepax per il suo film suc ­cessivo, Nerosubianco, chiedendogli anche una serie di tavole, tolte poi dal montaggio defini ­tivo del film, che avrebbero dovuto sostanziare freudianamente le frustrazioni d’origine sessuale vissute dalla protagonista quand’era bambina. Ma siamo qui già nell’età matura di Crepax designer e cartoonist: parallelamente egli ha già portato alla dimensione adulta il suo fumetto imperniato su Valentina, figura femminile an ­datasi, racconto dopo racconto, sempre più eroticizzando su motivazioni appunto freudiane e dentro un alone di ossessivo feticismo. E quello, ancora più estremistico sul piano oniririco-sessuale di Bianca (protagonista del racconto La casa matta). Converrà però tornare un passo indietro per poter trovare la logica conseguenzìalità dell’itinerario creativo percorso da Guido Crepax. Il quale nasce ufficialmente, come grafico industriale e pubblicitario, nel 1953: di ­segna cioè copertine di libri e di dischi, e pagine e posters promozionali per conto, ad esempio, della Shell; illustra racconti, quindi travasa i suoi disegni, le sue composizioni ag ­giornate ai canoni di una moda ultra up-to-date in foulard, stoffe, paraventi. Chi lo conosce bene sa che Crepax concretizza finalmente un desi ­derio a lungo vagheggiato; quello di scaricarsi emozionalmente affidando alla carta e ad altri materiali le silhouettes di figure e oggetti che si affollano nella sua mente di designer assil ­lato da esigenze brucianti. Fin dai primi anni dell’infanzia.

Come pubblicitario Crepax vinse una Palma d’Oro. Prima ancora di darsi ufficialmente al fumetto, cosa che avviene nel 1959 iniziando !a sua collaborazione alla rivista Tempo Me ­dico, per la quale prepara pure le copertine. Un’attività duratura, che continua ancora oggi. Poi, a partire dal 1965, allorché la nuova rivi ­sta Linus gli diede l’opportunità di cimentarsi senza condizionamenti tematici e in piena li ­bertà linguistica nel fumetto (il primo episodio di Valentina e Neutron apparve con le tre tavole iniziali nel secondo numero del periodico mila ­nese: titolo La curva di Lesmo), Guido Crepax alternò le due attività, pubblicitaria e fumetti ­stica, allargandola su basi sempre più sicure e culturalmente interessanti. Abbandonandosi an ­che a giochetti, quali La battaglia di Waterloo ricolma di soldatini data alle stampe da Linus per il suo Almanacco 1965. Giochetti d’alta « pignoleria », come lo sono i suoi fumetti ri ­dondanti echi culturali e stili architetturali pe ­scati con la memoria presso le fonti più diverse. Si spiega forse attraverso ciò la scelta defini ­tiva di Crepax all’Università; quando cioè ab ­bandonò la Facoltà d’Ingegneria per passare a quella di Architettura (si è laureato nel 1958), « probabilmente perché gli consentiva maggiori ritorni al disegno », spiega infatti un altro bio ­grafo di Crepax, Corrado Farina, autore tra l’altro di un soddisfacente cortometraggio ana ­litico dell’opera grafica del designer lombardo-Veneto cui diede il titolo inequivocabile Freud a fumetti.

Con il suo disegno ricco di stimolanti stilizza ­zioni, tuttavia ricolmo anche di ridondanze, Crepax da alle stampe un libro per ragazzi, L’astronave pirata. A guisa del Bay Bradbury di Cronache marziane, immagina i terrestri del futuro in un vagabondaggio nello spazio con intenti conquistatori, e li veste di tute astonau-tiche che somigliano ai merlettati abiti dei cor ­sari spagnoli di seicentesca memoria. Fumetto impegnato sul piano ideologico, come si riscon ­trerà in altre occasioni, nella stessa serie dedi ­cata a Valentina e nel recente La calata di Mac Similiano XXXVI. Tornando alle sue infatua ­zioni « orrorifiche » giovanili, desunte da clas ­sici della letteratura, ha anche in anni a noi vicini ridotto in disegni soggetti non suoi, ad esempio I delitti della via Morgue di Poe, op ­pure â— in coincidenza all’uscita del film di Arthur Penn â— Bonnie e Clyde. Ma dice di sen ­tirsi a disagio quando deve sbizzarrirsi su un telaio preesistente. Preferisce i suoi intrecci rimuginarli da sé, prenderli dalle sollecitazioni culturali ed esistenziali che gli nascono dentro a seguito di un connubio grafico-culturale e politico, di contestazione a certi condizionanti impianti strutturali della odierna società. Insom-ma, a parte, forse, le sue cose pubblicitarie, alle quali si è aggiunta di recente (come affiche e come messaggio visuale televisivo), la Terry di un tessuto sintetico, tutta l’attività grafica, di Guido Crepax convoglia verso questo obiettivo. Anche le cose fatte in teatro, la scenografia commissionatagli da Luigi Squarzina per la messa in scena de La Gabbia di Renzo Rosso.

IL PERSONAGGIO

VALENTINA – I fumetti di Guido Crepax sono destinati ai giovani di buona preparazione cul ­turale. Sono fumetti agganciati al nostro tempo. Quelli â— senza dubbio i suoi più importanti â— appartenenti al ciclo di Valentina, inizialmente immersi in un’atmosfera snob, con personaggi appartenenti al jet-set internazionale. Quest’aria di sofisticata petulanza salottiera piano piano si sfalderà, scomparirà, per lasciare il posto a motivazioni psicanalitiche d’inquietante solleci ­tazione erotica.

Valentina all’inizio è soltanto una fotografa alla moda, milanese, con una scheda anagrafica pre ­cisa. Si chiama Rosselli. È molto attiva. Fidan ­zata, sembra, de! critico d’arte americano e studioso di criminologia Philip Rembrandt, pre ­sentato con il soprannome di Neutron. Rembrandt gode di speciali poteri medianici: discen ­dente di una misteriosa razza di « sotterranei », il suo sguardo può paralizzare a distanza. È la motivazione fantascientifica iniziale che reca alone romanticamente suggestivo alla storia, densa di mistero e di soluzioni grafiche affa ­scinanti. Questa storia, frantumata in più ca ­pitoli, viene più tardi rimanipolata da Crepax che con l’aggiunta e l’inserimento di altri brani la raccoglie in volume. Nel frattempo Valen ­tina cresce. Neutron da protagonista diviene dapprima suo partner, quindi finisce per scom ­parire. Rimane il mondo onirico di questa fan ­ciulla dal corpo sinuoso, spesso privo d’indu ­menti, soggetta ai più deliranti incubi, alle più frustanti violenze. L’acconciatura a caschetto con la frangia che le ricopre la fronte, la fa somigliare alla Lulù del vecchio film omonimo interpretato da Louise Brooks, ma anche alla Cardinale di Senilità. Solo fisicamente. Sappiamo che per Valentina ha comunque posato la mo ­glie di Crepax, suo quasi identico doppione. Ma â— dice Crepax â— non vi sono riferimenti con nessuna persona esistente. Forse, afferma il cartoonist, in Valentina c’è qualcosa di me stesso, dei miei turbamenti nei confronti della vita. Testualmente confidò a Marisa Rusconi per la sua intervista: « Mi identifico in lei nella professione di non violenza. Le mie, infatti, a saperle leggere bene, sono le storie di un non violento: le scene di crudeltà o di prevarica ­zione fisica avvengono soltanto nei sogni o per gioco ». Freud e Masoch si stringono la mano. Sono gli inconsapevoli ispiratori delle « tor ­ture » che Valentina (ma accade ciò anche alla Bianca de La casa matta) sopporta si direbbe voluttuosamente. Perché Valentina è una crea ­tura fragile, facile preda di incubi e di allucina ­zioni che piegano, afflosciano la sua volontà. Soprattutto se questa trova origini extraterrestri. Crepax si diverte nell’insistenza di codesto gioco.

Il dipanarsi delle sue tavole, specialmente nel ­l’episodio del fascicolo Valentina speciale (ma così pure in tutti gli altri, il cui elenco crono ­logico, nella ricostruzione eseguita da Corrado Farina in appendice al suo volume dedicato a Crepax cartoonist, ha questa andatura: La curva di Lesmo, I sotterranei, La forza di gravità, Un poco loco, Ciao Valentina, La discesa, Valen ­tina, Valentina con gli stivali, Krazy Valentina, Fumetto di un fumetto, Funny Valentina, quindi, La Marianna la va in campagna), finiscono per sollecitare nel lettore strani e sottili turbamenti, come riflesso dello stato di prostrazione di quest’eroina appetibile e disponibile il cui de ­lirio simbolico trova maggiori addentellati nel personaggio di Phoebe Zeit-Geist che in quello di Barbarella. Pur distanziandosi da ogni altra « donna di carta » per la cifra psicologica e stilistica in cui Guido Crepax l’ha dimensionata, diffondendola oltre Alpi e dedicandole anche una sceneggiatura che dovrebbe diventare film per la regia di Tinto Brass.


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