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La scampanata, il romanzo di Bartolomeo Di Monaco trasformato in testo teatrale, qui per chi volesse rappresentarlo.

Giannini, Mariano

21 Gennaio 2020

Il Pratofiorito

Il Pratofiorito

I precedenti (nell’ordine) quiqui, quiqui  qui , qui,  quiqui e qui.

Mario Giannini dopo aver riportato nel suo libro “Il Pratofiorito. La mia Famiglia, due secoli di storia†il lungo racconto di suo padre Mariano (di cui ci traccia pure una compiuta biografia, come pure della madre Teresa Nutini e della zia Eufemia, divenuta Madre Gemma),
ci parla di Santa Gemma, offrendoci un capitolo molto interessante per avvicinarsi a questa giovane martire, innamorata di Gesù e per questo combattuta ferocemente, perfino sul letto di morte, dal demonio.

Ecco quanto ci dice la zia di Mario, Eufemia, sull’aspetto fisico di Gemma:

“Essa era di media statura, ben proporzionata, di fattezze angeliche, aveva gli occhi celesti di un bell’azzurro color del cielo e di un’espressione dolce, mite, soave, e nel tempo stesso molto intelligente e vivace. I capelli castani, la carnagione bianco rosea, le labbra rosse e quasi sempre atteggiate ad un dolce e modesto sorriso. Aveva un portamento umile ma disinvolto e naturale e nel tempo stesso serio, maestoso, grave, di una gravità che incuteva rispetto e venerazione.
Gemma è stata sempre molto naturale, semplice e retta in tutti i suoi atti, senza ostentazione; molto seria e riservata, ma gentile e buona con tutti. Ha sempre parlato molto poco, ma non ha mai dato senso di taciturnità o musoneria. Era sempre contenta di tutto e di tutti, né mai ha mostrato disapprovazione o disgusto per alcuna cosa.
Cercava sempre per sé la roba peggiore e l’ultimo posto. Pensava ad apparecchiare la tavola. Non ha mai cercato di fare lavori di apparenza, ma preferiva di tenere in ordine le calze di tutti.
Era difficile che parlasse di sé o delle cose sue. Con noi mai ha fatto prediche o lunghi discorsi, per non sembrare di far da maestra o da persona spirituale.
Gemma in casa nostra aiutava le due domestiche come facevamo anche noi, perché così voleva la nostra mamma, ma non era nostra domestica, come qualcuno ha scritto. Essa viveva con noi come una nostra cara sorella, era considerata come una della nostra famiglia. Aveva attenzioni e delicatezze per ciascuno senza farsene accorgere.
Al mattino, prima di andare in chiesa non parlava mai; tornata, prendeva la colazione con noi e dopo aver dato un aiuto nel rifare le camere o in cucina, si sedeva nella stanza da lavoro a fare la calza. Intanto, ripensando alla comunione e ringraziando Gesù, si sentiva un interno raccoglimento che precedeva l’estasi; allora essa, che lo sapeva, si ritirava in camera, dove era sicura che nessuno l’avrebbe vista.
Ma noi, più grandi, che si sapeva, si andava dietro, si entrava in camera, si chiamava, se non rispondeva ci si avvicinava e la trovavamo già in estasi, o seduta sul suo lettino o sulla sedia, o appoggiata al letto della zia, e con le mani giunte, con gli occhi per lo più chiusi, parlava con Gesù o con l’Angelo e con la Madonna. Noi si prendeva qualunque pezzo di carta ci veniva più presto a portata di mano e con un lapis si scriveva, anche abbreviando le parole, quello che essa diceva. Quando poi terminava di parlare, noi si andava via in fretta, ed essa, ritornata ai sensi, si trovava sola e credeva che nessuno se ne fosse accorto. Così è sempre accaduto senza che essa neppure una volta abbia capito che noi si stava presentiâ€.


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A chi dovesse inviarmi propri libri, non ne assicuro la lettura e la recensione, anche per mancanza di tempo. Così pure vi prego di non invitarmi a convegni o presentazioni di libri. Ho problemi di sordità. Chiedo scusa.
Bart