Ignominia a chi ci rifiuta le elezioni a primavera8 Dicembre 2013 Esse ci sono dovute. Non c’è semestre europeo che tenga! Ma per comodità del lettore (poiché sostengo che dopo il dispositivo della consulta tutto si ferma e tutto deve mutare con la massima urgenza per riprendere le attività istituzionali del Paese in modo corretto – ho parlato di 10 giorni ), ne riporterò alcune che confortano la mia posizione, ma così autorevoli da poter convincere anche i più scettici. Questa è la premessa (tutto quanto segue, anche i punti indicati con le lettere dell’alfabeto, è ripreso dall’articolo di Trocino): 1 – Sono poche le certezze, dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha parzialmente bocciato il Porcellum. I giuristi sono divisi sull’interpretazione da dare. C’è chi sostiene l’illegittimità del Parlamento e finanche del governo, del Quirinale e della Corte costituzionale stessa (un terzo dei giudici sono di nomina parlamentare). 2 – E c’è chi sostiene che dopo la sentenza non cambia nulla, se non la necessità di un intervento sulla legge elettorale. Gli scenari politici sono molti e contrastanti, da uno smottamento rapido del governo a un allungamento della vita dell’esecutivo, nell’attesa di una nuova legge elettorale. Ma tutti dipendono dall’interpretazione della sentenza. Che, a sua volta, ha un punto d’approdo nella pubblicazione delle motivazioni, i cui tempi sono incerti. Vediamo ora chi è d’accordo con me, tra le personalità più influenti, per quanto ho già scritto nelle ultime ore: A – La maggioranza dei giuristi ritiene che il Parlamento, almeno fino alla pubblicazione della sentenza, sia legittimo e i suoi atti precedenti conservino valore. B – Secondo il politologo Roberto D’Alimonte, invece, la delegittimazione è totale, dalle Camere al Quirinale. C – Secondo molti la mancata convalida non avrebbe alcun effetto. Capotosti, invece, spiega che «dopo le motivazioni, l’ombra dell’illegittimità costituzionale potrebbe estendersi a tutto il Parlamento. I parlamentari non convalidati rischiano di essere illegittimi, come le norme approvate dopo di allora ». Anche per Francesco Clementi, «se il Parlamento non fa in tempo a convalidarli, gli eletti decadono ». D – Molti giuristi sostengono la non retroattività della sentenza, che quindi non avrebbe effetti sul Parlamento presente. Per Capotosti, invece, i deputati eletti grazie al premio di maggioranza «diventano illegittimi, a meno che non vengano convalidati nel frattempo ». C’è anche un interesse politico a delegittimare i deputati eletti con il premio di maggioranza (cassato dalla Corte), molti dei quali del Pd. Ma Pellegrino, che pure è d’area democratica, sostiene che «essendo eletti sulla base di una norma illegittima, devono essere sostituiti in ogni caso ». E – Sono possibili ricorsi degli aspiranti parlamentari esclusi? F – Questo Parlamento può fare una legge elettorale? G – La Corte non ha reintrodotto il Mattarellum, ma fatto rivivere il proporzionale senza premio. H – Quale legge elettorale ha più probabilità di venire approvata? I – C’è un altro ricorso pendente alla Consulta, quello fatto dalla Regione Friuli-Venezia Giulia. A integrazione, prendo da Orizzonte 48 (qui) un intervento di Pietro Alberto Capotosti, presidente emerito della corte costituzionale: “Questo è il parere di Capotosti (ex presidente della Corte) richiamato da Mattia: Immagino che questo riepilogo dimostri con certezza una cosa: che tutti coloro che stanno armeggiando (capo di Stato in testa) per allungare i tempi per il varo di una nuova legge elettorale, lavorano contro la democrazia e contro la sovranità popolare. Per Napolitano le eventuali trame al riguardo sarebbero un ulteriore motivo per accelerare sull’impeachment. Detto questo, è utile riportare il dispositivo della sentenza, per non parlare a vanvera, come purtroppo fanno coloro che si spingono a commentare senza aver sentito il dovere di documentarsi prima di porsi alla macchina per scrivere. Oppure come fanno superficiali giornalisti quale, è solo un esempio, Giampiero Mughini, che, napolitaneggiando, pare completamente stracotto non riuscendo a capire che cosa si dovrebbe fare e temendo che si finisca in mano ad avventurieri, magari i grillini, o perché convinto che con qualunque nuova legge non si andrà da nessuna parte (qui). Posizione che chiamerei volentieri pantofolaia e pilatesca. E battersi, e lottare? Crede che non siano maturate le condizioni? Mughini ricordi che la consulta è stata chiamata a dichiarare la costituzionalità o meno di una legge elettorale, poi, a sentire il dovere di rimediare dovranno essere tutti, sia quelli detestati da Mughini, ma votati dagli elettori, sia quelli da lui accolti a braccia aperte (ma con quale autorità o autorevolezza?). Sarà bene che Mughini ragioni, una volta tanto, sui diritti della democrazia e sulle violazioni subite dalla sovranità popolare, e si sforzi un po’ di più per comprenderli e farsene partecipe. Ci sono battaglie da fare, non chiacchiere da bar. Non se ne stia in pantofole ad aspettare che arrivi un qualche deux ex machina che gli faccia trovare la pappa pronta. Con il pessimismo va sempre a braccetto, ahimè, la mancanza di fare e di lottare. Il dispositivo recita (qui – andare a destra sopra la foto del palazzo dei Marescialli e cliccare il pdf titolato: comunicato): “Incostituzionalità della Legge elettorale n. 270/2005 La Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme della legge n. 270/2005 che prevedono l’assegnazione di un premio di maggioranza – sia per la Camera dei Deputati che per il Senato della Repubblica – alla lista o alla coalizione di liste che abbiano ottenuto il maggior numero di voti e che non abbiano conseguito, almeno, alla Camera, 340 seggi e, al Senato, il 55% dei seggi assegnati a ciascuna Regione. dal Palazzo della Consulta, 4 dicembre 2013†Il dispositivo, come si può vedere, è estremamente chiaro e ogni temporeggiatrice  interpretazione è colpevolmente arbitraria e menzognera. Esso dichiara senza mezzi termini l’incostituzionalità del premio di maggioranza e delle liste bloccate (candidati nominati e non scelti dal popolo). Da questa prima e importante affermazione del dispositivo non vi è dubbio, come è scritto nell’articolo di Trocino da me recuperato ai punti G e H che “La Corte non ha reintrodotto il Mattarellum, ma fatto rivivere il proporzionale senza premio.†Così anche il costituzionalista Paolo Armaroli. Non ci si domanda il perché? Alla Lettera F lo esplicita chiaramenta Pellegrino quando dice: “occorre che sia «una riforma ampiamente condivisa, perché certo non si possono usare le maggioranze incostituzionali per approvare la legge elettorale » Si noti, e lo notino gli azzeccagarbugli che ci vogliono (ma non ci riusciranno) turlupinare, che questa è l’unica agibilità concessa dalla consulta ad un parlamento che ha considerato delegittimato. Infatti il dispositivo recita espressamente: “Resta fermo che il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali†Avete inteso bene? Nuove leggi elettorali, e non altro. E ciò perché la consulta è dal 2009 che rivolge con insistenza al parlamento l’invito a modificare il porcellum incostituzionale. Perciò ha voluto togliere ad un parlamento ignavo ed illegittimo (in quanto non correttamente rappresentativo della volontà popolare) ogni potestà legislativa che potrebbe condurre a ricorsi e pronunciamenti devastanti, salvando solo, e tassativamente indicandola, la potestà di varare una nuova legge elettorale, purché ciò avvenga con il contributo però di tutte le forze politiche uscite dal voto (e non affatto quelle distortamente presenti nell’attuale parlamento, che varerebbero una legge soggetta al rischio di ricorsi  di incostituzionalità legata proprio alla composizione incostituzionale dell’organo legislativo che l’avrebbe deliberata), per subito dopo tornare con la nuova legge elettorale a richiedere il ripristino della propria agibilità legislativa ai cittadini attraverso nuove elezioni. La consulta ha emesso, cioè, un dispositivo che – una volta tanto – riconosce l’importanza della sovranità popolare e chiama tutte le rappresentanze votate dal corpo elettorale a rimediare al porcellum, vietando che lo faccia  unicamente l’attuale composizione parlamentare illegittima, la quale, dunque – ne prendano atto Napolitano e i poltronisti – non è stata autorizzata a varare alcuna nuova legge elettorale. Chiunque – come sembra vogliano fare Napolitano e i poltronisti – tentasse di far proseguire l’attività legislativa del governo e del parlamento al di fuori di questo limite tassativo si porrà fuori dalla costituzione e andrà perseguito secondo le previsioni costituzionali e penali (per il capo dello Stato l’art. 90). Chiaro? E’ chiaro all’uomo di Budapest, ed anche, in sovrappiù Giano Bifronte? Ripeto (alle teste di rapa e ad alcuni che si ostinano a creare confusione): il ritorno al proporzionale puro è voluto dalla consulta al solo scopo (temporaneo) che tutti i partiti votati dagli elettori contribuiscano ad approvare la nuova legge, la quale dovrà essere rispettosa (è un carico che è sulle spalle non della consulta ma del nuovo parlamento) del risultato referendario del 1993. La consulta si è messa, dunque, e correttamente,  con tale decisione, al riparo da ogni contestazione di tipo rappresentativo e democratico imponendo il proporzionale puro del 1992 come lo strumento più democratico e rappresentativo (come infatti è) affinché il nuovo parlamento così riformato possa avere l’agibilità di varare una nuova legge di tipo maggioritario. Sfido chiunque a ragionare diversamente, e se non è d’accordo, mi scriva non baggianando ma argomentando. Da quanto ho dedotto discende anche che Renato Brunetta, come Pellegrino, è uno dei pochi che ha saputo leggere l’esatto contenuto del dispositivo, il quale è talmente chiaro al punto che Valerio Onida sostiene (lettera F): «il Parlamento dovrebbe provvedere prima che escano le motivazioni della Consulta ».  A dimostrazione dell’urgenza del fare. Cosa dice Brunetta?: “il capogruppo di Forza Italia tornando sulla composizione del Parlamento in generale, spiega che “con la redistribuzione dei seggi il centrodestra avrebbe in tutto solo due onorevoli in meno del centrosinistra, attestandosi a 190, e guadagnandone dunque 66 rispetto agli attuali 124. Allo stesso tempo il Pd passerebbe da 292 deputati a 166, Sel da 37 a 22, Centro democratico da 6 a 1, Svp da 5 a 3”. Ma io direi di più, ove Brunetta non ne avesse tenuto conto: nel conteggio devono rientrare anche i partiti che sarebbero entrati in parlamento con il sistema vigente nel 1992. Non si dovrebbe  – e in fretta – basta un ragioniere di Stato – fare altro che il ricalcolo delle nuove componenti parlamentari sulla base del criterio proporzionale indicato dalla consulta, la quale lo ha imposto – lo ripeto per gli ottusi veri o finti – al solo scopo di poter poi rapidamente passare all’unica attività legislativa residua che concede al parlamento: il varo della nuova legge elettorale con la partecipazione in parlamento di tutte le componenti  che sarebbero uscite elette dal voto del febbraio scorso applicando il proprozionale del 1992. È ovvio che Napolitano e buona parte del Pd (salvo Citati e forse anche Renzi) nonché il partito di Alfano e quello di Scelta civica (non so ancora la posizione di Sel) lavorino per divulgare interpretazioni luciferine della sentenza ad usum delphini, ma non riusciranno allo scopo – anche se ad aiutarli intervenissero, oltre a Mughini, pure Scalfari e i compagni editorialisti a lui affini per servitù rese a Re Giorgio.  Il quale Re Giorgio – come fu per il re Carlo Alberto al tempo del Risorgimento – sta per prendere ormai – se ne sarà ancora accorto? – la strada dell’esilio (ossia il ritorno a sfaccendare, pantofolando, nelle stanze non del quirinale sul cui pennone sventola immacolato ed onorato dai cittadini  il tricolore, ma di casa sua, finalmente). Per concludere, impegnamoci e aiutiamoci tutti, l’un con l’altro, per il bene del Paese e per il recupero della nostra sovranità , a mandare a casa Napolitano, l’uomo di Budapest, e il nullafacente Enrico Letta. La consulta (forse senza volerlo e pensando invece di favorirli entrambi, come alcuni si ostinano a sostenere nonostante la sollevazione che sta montando) ci ha offerto una grande opportunità . Non facciamocela sfuggire. Processiamoli tutti con una nuova Norimberga. Temo però un cedimento, ahimè e ancora una volta,  di Berlusconi, e dunque di Forza Italia. Infatti è stata ambigua la sua posizione apparsa su “il Giornale†(qui). Spero che la Santanchè, Minzolini, Sallusti, Verdini, la Biancofiore e quache altro falco o falchessa  gli diano una “labbrata” (in senso figurato, ovviamente) per svegliarlo dal torpore che gli viene forse dall’età e dalle troppe persecuzioni giudiziarie subite, ingiuste e vergognose. Vedano di impedire l’ingresso a casa sua non della brava e coraggiosa Santanchè, ma di Gianni Letta, ossia dell’uomo di cui uscirono tramite Wikileaks confidenze poco lusinghiere rilasciate all’ambasciatore americano in Itaalia su Berlusconi (chiedo al lettore di ritrovarmi quelle notizie, che non riesco da solo, per motivi anche di stanchezza). Fatto questo,  il pericolo potrebbe anche essere scongiurato. Di nuovo insisto: mettiamocela tutta: stiamo per arrivare ad una nuova Norimberga. Gliela faremo pagare.
Letto 2155 volte.  Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||