La casta pronta allo sciopero7 Marzo 2011 Mentre ieri sera  a In Onda su La7 (e qui) abbiamo potuto assistere a quale mortificante livello può arrivare la politica, con un Bocchino schiumeggiante rancore e insulti, nella sua veste di vicepresidente del Fli, un partito che evidentemente non ha di meglio da proporre, già si annuncia una manifestazione di sciopero della potente casta dei magistrati per opporsi alla riforma della giustizia preannunciata dal governo, necessaria e urgente per il bene del Paese. All’iniziativa dei magistrati è pronta ad affiancarsi tutta l’opposizione, stando alle dichiarazioni ascoltate in questi giorni. Come era prevedibile. Tutto secondo copione. Il governo ha deciso di affrontare direttamente il cancro che sfibra e logora il Paese: una invadenza di settori della magistratura nel campo della politica che è arrivata a mettere perfino in discussione le prerogative del parlamento. E la casta subito si arrocca in difesa dei propri esorbitanti privilegi. Si legge su Repubblica: “Assicurano che lo ufficializzeranno a tempo debito, ma già se lo dicono tra loro. Anche al vertice dell’Anm: “Se questi vanno avanti, altro che sciopero faremo”. E la magica parola, sciopero, corre nelle mailing list delle toghe per un intero pomeriggio, rimpalla nelle telefonate, assieme all’ormai famoso, forse abusato, ma pur sempre valido slogan “se non ora, quando?”. Per dirla con il pm di Milano Armando Spataro: “Se vengono annunciate riforme epocali, occorrono risposte altrettanto epocali…” Ciò che infastidisce i magistrati, e soprattutto i pm, è la separazione delle carriere, al punto che si minacciano dimissioni in massa. Non lo si dice chiaramente che questo è il punto dolente, ma non ci vuole molto a capirlo. La separazione delle carriere tra pm e giudice, romperà finalmente una congiunzione che ha generato molti dubbi nell’opinione pubblica, e metterà indiscutibilmente sullo stesso piano accusa e difesa nobilitando e assicurando la terzietà effettiva del giudicante. Lo scontro sarà durissimo, perciò, e da esso dipenderà il riscatto del potere legislativo (il parlamento) contro un potere giudiziario che lo sta prevaricando. Gli scontri a cui abbiamo assistito finora sono niente a paragone di ciò che accadrà . Tutti i poteri che si sono coagulati nell’antiberlusconismo e che si sono posti l’obiettivo di intralciare ogni riforma al fine di mantenere i privilegi della prima Repubblica si scaglieranno a difesa della magistratura, accampando ogni sorta di astruseria, pur di difendere il forte alleato. Il governo non dovrà cedere. Deve sapere sin da subito che questa è la madre delle battaglie, poiché la riforma della giustizia è la madre delle riforme. Guai se il governo metterà in campo le colombe. La guerra che si scatenerà dovrà essere senza quartiere. La stragrande maggioranza dei cittadini vuole questa riforma. Il referendum che approvò nel 1987 la responsabilità civile dei giudici che sbagliano non fu per caso che ebbe un esito plebiscitario.  Fu una scelta convinta e suffragata dall’esperienza. In questi giorni il Giornale (oggi l’ultima puntata) è andato pubblicando una serie di macroscopici errori compiuti dai magistrati, che in più di un caso, invece di essere sanzionati, sono stati perfino promossi. Nessuno di essi paga di tasca propria i danni arrecati ad un innocente. In un’intervista rilasciata dalla Santanché al Giornale si legge: «oggi chi giudica i giudici? I giudici del Csm. Lo avete scritto voi: su 1010 procedimenti disciplinari in sette anni, ci sono state solo sei rimozioni ». Tutto questo, in una società che si dice civile, deve cessare. Letto 1060 volte.  Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||