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La profezia di Isaia

23 Dicembre 2013

Sarà perché non sto attraversando un buon periodo, sia a riguardo della mia salute (non immaginavo che un infarto gravasse così tanto sul mio lavoro concernente la mia rivista letteraria e il mio blog – domenica 8 dicembre ero intenzionato a chiudere tutto scrivendovi una lettera di addio, ma è stata mia moglie Raffaella a convincermi a non farlo: tutto si accomoderà, vedrai    -, che, soprattutto a riguardo di quella assai più grave (ma con qualche significativo e miracoloso miglioramento grazie all’Istituto San Raffaele di Milano) di mio fratello maggiore, Giuseppe, ma da qualche tempo ho avuto altalene sulla Fede. Stavo per abbandonarla e l’ho recuperata con grande gioia (lo devo al miglioramento dello stato di salute di mio fratello), e da quando quel recupero è avvenuto ho visto il mio cristianesimo con occhi nuovi. Primo ero, come potrei dire, un predestinato dalla nascita e dal battesimo a diventare cristiano, o meglio cattolico. Proveniente da una famiglia di cattolici il sacramento del battesimo con tutto il suo rituale è un passo obbligato. Poi si va al catechismo, poi arriva la cresima e poi, dopo gli studi, si entra nella vita. Ed è a questo punto che dell’essere cattolici quasi ci si dimentica. Molti addirittura vi hanno perfino rinunciato rifiutando o dimenticando alcuni obblighi che dal battesimo discendono.

Dunque, con il mio foglietto davanti agli occhi ogni domenica (a me però piace andare al prefestivo serale del sabato, che mi ha sempre offerto una intimità più desiderata) seguivo le letture, quando sabato la prima di esse mi ha colto di sorpresa e stupito. Si trattava della lettura di un passo biblico che riguarda il libro di Isaia. Vi stanno scritte (proferite circa 800 anni prima della venuta di Gesù) queste parole:

“Ed egli disse, “Ascolta quindi, O casa di Davide! È troppo poco per voi lo stancar gli uomini, che volete stancar anche il mio Dio?
Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele
â€

Ovviamente su queste antichissime parole si sono gettati a capofitto gli esegeti più raffinati, e ne troverete il resoconto qui. Ma scoprirete anche che, nonostante le varie interpretazioni (fu davvero una profezia?) la sostanza non cambia, e i nostri evangelisti l’hanno presa per tale, ossia per una profezia, tanto le circostanze e le coincidenze sono stupefacenti.

Per me, che la Fede la stavo perdendo, è ancora qualcosa di più. Il significato di una presenza di Dio interessato al mondo e alla nostra vita.
Non ci speravo più in Dio, e quasi l’ho rifiutato, rivolgendomi alla   Madonna, la madre del Dio Uno e Trino, e confidando unicamente in lei, nata in tutto umana come noi.
Ma Dio c’è e c’è sempre stato.

La fortuna di molti di noi è stata però quella, genuinamente dettata dall’umiltà e dall’amore per gli uomini, che una della nostra stessa specie, una donna autenticamente umana ossia, abbia chinato il capo davanti all’Angelo annunciatore e abbia accettato di diventare la madre di Gesù, ossia del Dio Uno e Trino.

Se è vero che una domanda drammatica il credente deve porsela a riguardo di ciò che sarebbe potuto accadere a lui e al mondo se non ci fosse stato Dio ad intervenire in loro soccorso (quanti episodi a tal proposito nell’Antico Testamento!) è anche vero che gli stessi drammatici interrogativi deve porseli a riguardo di che cosa sarebbe potuto accadere se Maria non avesse deciso di testimoniare con la sua umiltà e con la sua devozione la profezia di Isaia e divenire, così, la Madre di tutti noi, condottavi da un amore nei nostri confronti che non ha  â€“ ne sono certo – l’eguale in tutto il Creato.


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3 Comments

  1. Commento by Gian Gabriele Benedetti — 23 Dicembre 2013 @ 14:42

    Caro Bartolomeo, i dubbi che nascono in noi, pur profondamente credenti, e a volte, i tentativi di distacco dalla Fede, fanno parte della natura umana, specie nei momenti difficili. Ma non sono una debolezza, non sono un rifiuto, non sono una negazione assoluti, bensì un modo di scavare ancor più all’interno della Fede stessa, di approfondire ancor più il nostro credo. Ricordati che dubbi enormi hanno avuto pure grandi Santi. Pensa a Sant’Agostino, tra gli altri. E, come vedi, poi, la Fede si riaffaccia più forte e profonda di prima. E nella Fede si ritrovano la pace e la Grazia. Dunque questo tuo “travaglio” interiore è una crisi naturale, ma tu sai che “crisi” vuol dire crescita. Auguri infiniti per tutto .

  2. Commento by zarina — 23 Dicembre 2013 @ 16:06

    Caro Bart., mi fa piacere leggere che stai ritrovando la serenità.   Credo che dopo una “avventura” come quella che hai vissuto recentemente sia normale qualche transitorio effetto collaterale. Ho vissuto anch’io un momento di smarrimento per la malattia di mio figlio ma poi grazie a Dio si è risolta con un trapianto. Mia mamma diceva   che anche dopo una lunga   pioggia torna sempre il sereno.   E aveva ragione!.

    Oggi nessun commento, solo   grazie per quel che scrivi   e   gli auguri più sinceri di Buon Natale a te, alla signora Raffaelle e ai tuoi, come ho constatato sul blog, meravigliosi figli.  

  3. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 23 Dicembre 2013 @ 17:45

    Grazie ad entrambi, zarina e Gian Gabriele, sempre a me così vicini. Una vicinanza che, credetemi, mi è stata sempre di molto aiuto.

    Buone Feste anche a voi e ai vostri cari.

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