Libri, leggende, informazioni sulla città di LuccaBenvenutoWelcome
 
Rivista d'arte Parliamone
La scampanata, il romanzo di Bartolomeo Di Monaco trasformato in testo teatrale, qui per chi volesse rappresentarlo.

Le riforme: i giorni dell’attesa

19 Dicembre 2009

Sono dichiarazioni timide, quelle che vengono rilasciate da alcuni esponenti dell’opposizione, ma non vi è dubbio che una leggera corrente si sta muovendo sotto il velo dell’acqua. Ormai siamo entrati nel periodo delle vacanze natalizie, destinate a dare un po’ di tregua alla politica, tuttavia si ha la sensazione che quando l’epifania tutte le feste se le sarà portate via, come recita un antico detto popolare, in Italia si assisterà ad una discussione più concreta sul tema più scottante, quello delle riforme.

D’Alema, che come al solito si rivela il punto di riferimento dell’opposizione, anche se non riconosciuto da tutti, ha lasciato intendere, da consumato politico, che uno scontro così violento e un muro contro muro non portano in nessun luogo. Così ha suonato le trombe  e ha  chiamato a raccolta i più saggi della sua parte,  per ragionare con loro sul da farsi.

Ha con sé, ovviamente, il segretario Pierluigi Bersani, che anche stasera, in un intervista al Tg1, non si è avvalso delle asprezze di certa opposizione. Anzi –  sia pure sottotraccia –  le sue parole, a riguardo di un auspicabile avvicinamento tra le diverse posizioni dell’opposizione, hanno il significato, sopratutto nei confronti di Di Pietro, non solo  che si debbono abbassare i toni della polemica, ma  che si rende necessario  evitare una politica di scontro che impedisca qualsiasi dialogo e fomenti l’odio.

Di Pietro molto probabilmente non raccoglierà l’invito. Difficile che la democrazia (quella vera) possa contare su di lui. Toccherà a Bersani prendere una decisione, quando l’ostinazione di Di Pietro rischierà di collocare l’opposizione in un cul de sac.

Non ci dobbiamo dimenticare che quando Di Pietro vestiva la toga di Mani Pulite, non esitò a inveire contro Berlusconi dicendo quelle parole che ormai sono passate alla storia di quei processi: Io quello lì lo sfascio. Con lui faceva il paio Gherardo Colombo, che disse invece che avrebbe rovesciato Berlusconi come un calzino. Leggo che oggi è presidente della Casa editrice Garzanti Libri. Gerardo D’Ambrosio è invece finito in parlamento nelle file del Pd.

Ma Bersani deve fare i conti anche al suo interno con l’ex segretario Dario Franceschini e con la presidente Rosy Bindi che condividono con Di Pietro molte idee antiberlusconiane.  I due, lo ricordo, sono cattocomunisti, che in politica è la specie peggiore. Si potrebbe parafrasare quel proverbio toscano (e in specie lucchese) modificandolo così: Meglio avere un morto in casa che un cattocomunista alla porta.

Sono certo, infatti,  che quando Dio vide nascere Caino e Abele, sapeva già che Caino avrebbe ucciso Abele, eppure, per imperscrutabili motivi, non arrestò il corso dell’umanità, come – secondo – me – avrebbe dovuto. Ma sono altrettanto  sicuro che non  abbia mai minimamente immaginato che  dopo milioni di anni la discendenza di Caino avrebbe dato alla luce la genia dei cattocomunisti.   Se solo avesse spostato il suo sguardo molto più avanti, avrebbe chiuso in fretta e furia il libro della vita. Franceschini, Scalfaro e  la Bindi, apparentemente ineccepibili  osservanti del cattolicesimo, sono in realtà i più perfidi, i più inclini all’odio e i  più restii a perdonare.

Non so quanti  seguaci possano avere oggi Franceschini e Bindi; spero che siano pochi i cattolici al loro seguito che hanno perso la rotta nelle nebbie dell’odio, ma finché Bersani avrà questi due nello stesso nido, e con incarichi di rilievo (che errore!),  pronti a rimbeccarlo ad ogni occasione, pur di farsi spazio, non concluderà niente di buono.

Come pure non concluderà niente di buono se non prenderà di petto anche la questione Marco Travaglio, un giornalista che ha avuto il coraggio di scrivere quanto si legge qui.

Si può leggere un’infinità di volte il testo, anche con una lente di ingrandimento, ma esso altro non è che una teorizzazione dell’odio, uno dei peggiori sentimenti dell’umanità.

Le esternazioni di Di Pietro che con la politica hanno poco a che fare, mentre hanno a che fare con quel non troppo lontano: Io quello lì lo sfascio (non c’è riuscito per via giudiziaria, e ora, tolta la toga, ci riprova con l’antiberlusconismo) e le teorizzazioni dell’odio di Travaglio sono veleni della democrazia che, se dovessero attecchire, aprirebbero una pericolosa strada senza ritorno.

Articoli correlati

“Bersani ai cattolici: non vi piace il Pd? Fuori”. Qui.


Letto 1840 volte.


11 Comments

  1. Commento by Ambra Biagioni — 19 Dicembre 2009 @ 23:05

    Attento Bart, stai aprendo il vaso di Pandora.

  2. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 20 Dicembre 2009 @ 00:10

    Ho l’impressione, Ambra, che ne vedremo delle belle.

  3. Commento by Ambra Biagioni — 20 Dicembre 2009 @ 11:13

    Qui per raggiungere il Legno Storto.

  4. Commento by Ambra Biagioni — 20 Dicembre 2009 @ 11:45

    Si può andare avanti così ?   Non ci sono festività e pause che tengano. Leggete.

  5. Commento by Ambra Biagioni — 20 Dicembre 2009 @ 12:37

    Articolo correlato e per convalidare le tesi esposte nel commento sul Legno

  6. Commento by Carlo Capone — 20 Dicembre 2009 @ 12:56

    Bart, la tua attenzione è focalizzata  su Berlusconi. La cosa si spiega con la sua centralità nell’attuale quadro politico italiano. Come del resto si spiegano i frequenti riferimenti alle opposizioni. Ho notato però che manca del tutto    un’analisi   sulla lega, che di Berlusconi è partner essenziale   per la  tenuta della maggioranza. Sarei lieto di conoscere le tue idee in merito. Grazie.  

  7. Commento by Carlo Capone — 20 Dicembre 2009 @ 12:58

    PS e’ ovvio che sarebbe gradito un articolo e non un semplice commento.

  8. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 20 Dicembre 2009 @ 13:18

    Ci pensai l’8 giugno a fare un articolo sulla Lega Nord, che non mi è mai piaciuta. Oggi si dimostra la più fedele alleata del Cavaliere, perché ha il suo tornaconto
    Quell’articolo (qui) mi sembra addirittura profetico, visto che accenno ad un cammino inarrestabile della Lega e oggi le candidature leghiste del Piemonte e del Veneto lo dimostrano.
    Ricordati, Carlo, che, come già successe con il governo Dini, anche il Pd non avrebbe niente in contrario ad allearsi con la Lega Nord se l’alleanza gli portasse maggioranza e seggi.

    Pure  su Bersani mi pronunciai e, anche se ho scritto qualcosa per stigmatizzare alcune sue uscite, resto sempre dell’idea che espressi qui. Un’idea positiva.

  9. Commento by Carlo Capone — 20 Dicembre 2009 @ 20:26

    Bart, se fosse  corretto quello che scrivi nell’articolo di Giugno come mai la Lega nel 2005 era scesa al 4%,  ben al di sotto    di quanto aveva  nel 94-96?  Evidentemente i suoi successi, o gli insuccessi,  vanno ben oltre le  da te supposte mene di Oscar Luigi Scalfaro. Affermare che la Lega esista per merito o   colpa Sua mi sembra  azzardato. Sul piano dell’analisi storico -politica, dico.

    La Lega Nord, come ho scritto altrove, si ritiene mossa da un ideale, che persegue con una spregiudicatezza  che  mi  fa venire in mente la    doppiezza togliattiana. Non esita , la Lega, a schierarsi con chiunque si mostri  congeniale ai suoi scopi. Vanno   bene tutti, purchè l’aiutino a raggiungere ciò che di volta in volta si palesa come secessione, devolution, federalismo fiscale.   Nel 2000 il suo Leader ha intuito che l’unica maggioranza che può  permetterle di  raggiungere uno di questi obbiettivi  è quella capitanata dall’uomo da lui definito       ‘il mafioso di Arcore’. Se perciò s’è rimangiato tutto, ciò non è dovuto a resipiscienza ma al freddo calcolo di chi non guarda in faccia a nessuno   nè teme   di sporcarsi la propria se la posta in palio è quanto ha nel cuore.   Parigi val bene una Messa,  non è vero?      è inutile perciò  farsi  illusioni    scaricando     colpe  insussistenti su questo e quell’altro.  La realtà è diversa,    e finchè il Parlamento non approverà   la legge sul federalismo fiscale (che a questo punto ritengo  verrà collegata  a quelle di riforma costituzionale)     Berlusconi sarà saldamente nel pugno di Bossi. Purtroppo per loro  i nostri Padri, consocendoci molto bene, hanno previsto   per  tali  mutamenti    la doppia lettura  in entrambe le Camere  ( altro che leggi per decreto,  cui il governo sta facendo largamente ricorso) e, in caso di licenziamento parlamentare, l’approvazione  mediante referendum popolare  confermativo.
     Che poi, se uno vuole tornare a Maria Antonietta, Leopoldo, il Papa e Re Borbone, fatti suoi. E’ una scelta esacrabile quanto legittima.  

    Proprio  in questo momento sento dire da D’Alema al Tg1 che il Pd è disposto a dialogare con la maggioranza sulle riforme. Come hai scritto tu, sono i giorni dell’attesa. Io, a dirti la verità,  preferisco interpretarli    come   quelli di un Avvento.  

    Saluti

    Carlo

  10. Commento by Carlo Capone — 20 Dicembre 2009 @ 20:28

    e.c.  scelta esecrabile

  11. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 21 Dicembre 2009 @ 10:25

    A causa della neve, ho i collegamenti internet traballanti. Mi scuso con tutti se tarderò nelle risposte. Grazie.

    @ Carlo
    Oscar Luigi Scalfaro è colpevole perché non ha fermato la Lega Nord sul nascere, quando addirittura i suoi proclami erano chiaramente secessionistici. Se hai letto gli estratti che ho riportato nel post dell’8 giungo 2009, ripresi dal mio libro, ti sarai reso conto da te che quello che io condannavo di Scalfaro (capo dello Stato e garante di esso) era il silenzio. Se poi ci sono stati sbalzi nelle percentuali di adesioni, questi sono accadimenti che non hanno a che vedere sul mio giudizio e sulla mia previsione azzeccata. Anche se scendesse (ormai è improbabile, la Lega ha preso la corsa, proprio grazie alla errata politica dell’opposizione basata sull’antiberlusconismo da 15 anni) la Lega è e resterà un bubbone alimentato dalla subdola politica di Scalfaro. A chi gli chiedeva come mai se ne stava zitto, rispondeva che i leghisti erano solo dei ragazzini. Un po’ come la sinistra diceva in principio dei brigatisti rossi. Un presidente che si vantava di essere ligio al suo dovere (al punto che promosse il ribaltone, annullando il maggioritario, appellandosi alla Costituzione formale) avrebbe dovuto censurare subito i proclami secessionistici della Lega. Sono sicuro che la Lega Nord si sarebbe fermata se Scalfaro avesse usato parole forti di condanna, e se la sinistra, insieme con lui, non avesse cercato un’alleanza con Bossi. Invece tacquero, sia lui che la sinistra, perché la Lega serviva per il ribaltone. Questa è storia, Carlo, e la sua esatta cronaca è nel mio voluminoso libro “Cencio Ognissanti e la rivoluzione impossibile”. Seguii e scrissi giorno per giorno gli avvenimenti. Li troverai tutti così come accaddero.

    La Lega con la quale si è alleato il Pdl è la stessa del 1994/1996, anzi allora fu ancora più violenta, quando era alleata della sinistra durante il governo Dini. Essa è diventata, grazie alla miopia di Scalfaro, un partito, come dici tu, che è pronto ad allearsi con chiunque. Non chiedere a Berlusconi di abbandonarla, perché sarebbe subito pronta la sinistra a farla entrare dalla sua parte, magari lasciando perdere Casini. La sinistra non pensa neppure lontanamente (almeno per ora) a lasciare Di Pietro, che è, secondo me, un potenziale fascistone (se non lo è già), figurati se non accoglierebbe a braccia aperte Bossi.

     

    Bossi lo vogliono tutti, perché ormai porta tanti voti. E i voti, come i soldi, non hanno odore.

    Non perdonerò mai a Scalfaro di aver tenuto gli occhi chiusi e le orecchie tappate per soddisfare il proprio egoismo e il proprio odio per Berlusconi. Ricordati che quando nel 1994 Berlusconi si insediò, Scalfaro gli chiese di firmare una dichiarazione con la quale si impegnava a rispettare la Costituzione. Berlusconi, da sciocco e da inesperto, la firmò, mentre io sarei salito sul Colle e avrei dato un bello schiaffone a Scalfaro che, per la prima volta nella storia, faceva un affronto di questa rilevanza costituzionale ad una delle più importanti cariche dello Stato.

    Lasciamo perdere Scalfaro, Carlo. Fu il peggior presidente della nostra storia repubblicana, e sarà difficile trovarne in futuro uno altrettanto pieno di livore e scorretto.

RSS feed for comments on this post.

Sorry, the comment form is closed at this time.

A chi dovesse inviarmi propri libri, non ne assicuro la lettura e la recensione, anche per mancanza di tempo. Così pure vi prego di non invitarmi a convegni o presentazioni di libri. Ho problemi di sordità. Chiedo scusa.
Bart