LIBRI IN USCITA: MERIDIANOZERO 20/2009
20 Dicembre 2009
LE RECENSIONI
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Enrico Unterholzner – Lo stagno delle gambusie – Euro 12,00
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D, Repubblica delle donne, 12.12.09
L’uomo che amava le cose
Parmio, personaggio nato da una penna vibrante e delicata, dedica ogni sforzo a una trottola di legno colorata e a una paffuta zuccheriera di Limoges, amandole senza riserve, coccolandole, viziandole, stringendole a se’. Sono la cosa piu’ importante che ha, come una moglie e una figlia le cui anime sono in trappolate nella materia degli oggetti. Informatico preciso e laborioso, riservato e silenzioso, non sopporta di intravedere la sua sagoma grassoccia nelle vetrine dei negozi e detesta le mamme impiccione che lo osservano indagatrici, proprio come era solita fare la sua. Ma il suo olfatto fine sa riconoscere la vita che pulsa negli atomi immobili proprio come avverte il maligno nascosto nel pelo dei gatti e in qualsiasi impercettibile alterazione dell’ambiente circostante. E la sua ritualita’ ossessiva, fatta di piccoli gesti e ripetizioni, e’ l’unico modo che ha per proteggere le volubili compagne, pure e aggraziate, lontane dalIa grettezza che si apre oltre la sagoma del suo zerbino. Enrico Unterholzner – ingegnere esordiente dalla fantasia fiabesca – tratteggia cosi’, con tenerezza e ironia, un uomo/bambino che ama gli inni chiassosi e scoppiettanti di Wagner e Strauss ed e’ affascinato dalla tempra delle gambusie, pesciolini capaci di adattarsi a qualsiasi ambiente e temperatura, magia della natura sconosciuta ai piu’.
Carlotta Vissani
cinemadadenuncia splinder com, 4.12.09
L’irreprensibile informatico Geremia ha una doppia vita, quella pubblica e quella privata: al lavoro e’ puntuale, schivo e scrupoloso, tra le mura amiche del suo appartamento e durante le fugaci escursioni al parco da’ invece libero sfogo alla sua immaginazione e al suo temperamento fantasioso. Geremia si trasforma allora in Parmio, cerimoniere di riti segreti compiuti in presenza delle adorate creature Silfantea e Pamella, compagne di giochi domestici che celano significati divinatori. Un teatro intimo in cui si giocano le sorti delle loro vite.
Romanzo d’esordio di Enrico Unterholzner, ingegnere meccanico che si occupa di formazione professionale, “Lo stagno delle gambusie” e’ una delicata miniatura in bilico tra il quotidiano e il surreale, la routine e l’alienazione, il giubilo e l’ossessione. Scandite in 17 capitoli, le sue 155 pagine sbozzano il ritratto di un uomo di mezza eta’ scisso tra corpo e mente: la massa corpulenta di Geremia (centosette chili) contrasta col carattere etereo di Parmio, avatar bonario in cui l’irreprensibile informatico di un’azienda di prodotti alimentari si identifica non appena varcata la soglia di casa. La burbera riservatezza dell’impiegato trascolora nella premurosa amorevolezza del cerimoniere domestico che ricopre di mille attenzioni le preziose Silfantea e Pamella e che si dedica con slancio a riti ludici portatori di segnali divini.
(…)
(segue Unterholzner…)
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James Lee Burke – La ballata di Jolie Blon – Euro 16,00
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lideablog wordpress com, 18.11.09
Ogni uscita di un libro di uno dei maestri del genere noir qual e’ James Lee Burke e’ un evento. Anche se il libro e’ una ristampa, come il presente “La ballata di Jolie Blon”, occasione imperdibile per chi non avesse ancora molta dimestichezza con le avventure di Dave Robicheaux, che qui torna a calcare i familiari territori della Louisiana e dei suoi bayou, dopo l’escursione tra le montagne del Montana nella sua ultimissima avventura, Il prezzo della vergogna, recentemente edito da Fanucci. Credo non ci sia bisogno di dire altro, non devo certamente essere io a consigliarvi le opere di un genio.
(segue Burke…)
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L.R. Carrino – Pozzoromolo – Euro 15,00
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Corriere del Mezzogiorno, 15.11.09
Gioia la trans, diario dal profondo del pozzo della follia
“…Gioia e’ una trans: e’ nata maschio, e tutta la sua vita di detenzione metaforica e/o reale e’ stata vissuta all’insegna di un’ambiguita’ radicale in cui anche i ruoli di vittima e carnefice possono sovrapporsi e confondersi.”
Dopo il breve, intenso esordio di “Acqua Storta” (2008), il napoletano L. R. (Luigi Romolo) Carrino propone ora il suo primo, vero romanzo: Pozzoromolo. Ho scritto vero romanzo, e gia’ sento il bisogno di specificare che si tratta, tuttavia, di una narrazione davvero molto originale e “strana”, organizzata com’e’ per lo piu’ nella forma di una scrittura diaristica che, immaginandosi proveniente da un non meglio precisato Ospedale Psichiatrico Giudiziario, e condizionata dagli psicofarmaci, ha la caratteristica di essere franta, ellittica, di andare avanti e tornare indietro, di alternare momenti lirici e improvvisi pentimenti (non mancano, per esempio, frasi “cancellate”), di mescolare passato e presente di nove mesi (tanti sono i capitoli, da gennaio a settembre) di anni non precisati, e di giorni che a volte appartengono a siderali distanze mentali (il “41 febbraio”, il “56 maggio”, e simili). Una struttura complessa che prevede inoltre, a esergo d’ogni singolo capitolo, prelievi da versi di giovani poeti scelti con un gusto cosi’ coerente da parere cio’ che non sono, cioe’ opera e finzione d’un unico autore. E che, in coda ai capitoli, allinea una serie di materiali, o per meglio dire “registrazioni”, che servono a illuminare alcuni snodi della storia, sempre ammesso che di luce si possa parlare nel caso di questa vicenda cupa e sordida d’innocenza violata, sacrificata, privata di tutto, sprofondata in questa specie di mitico pozzo (quello del titolo) che sta sotto la casa in cui sei stato concepito e in cui s’annida un diavolo… “
Pozzoromolo” e’ il racconto reso da Gioia, che e’ rinchiusa nell’Ospedale e non sa neanche perche’ (“Io non so perche’ sono qui, io non ne sento la ragione”), o almeno non se lo ricorda. Nel suo passato c’e’ un vissuto familiare da incubo, e a poco a poco emerge per ripetuti affanni a sbozzare situazioni ed eventi terribili â— di violenza, di menzogna, di tragica incomprensione â— in una geografia dilatata di ricordi e visioni, e dove comunque troviamo Milano e Napoli e altri luoghi. La “verita’” nascosta in fondo al pozzo viene cosi’ a galla (frammentariamente, ambiguamente, per lacerti apparentemente irrelati), e leggendo capiamo che Gioia e’ una trans: e’ nata maschio, e tutta la sua vita di detenzione metaforica e/o reale e’ stata vissuta all’insegna di un’ambiguita’ radicale in cui anche i ruoli di vittima e carnefice possono sovrapporsi e confondersi.
(segue Carrino…)
www nuovevoci it, 2.12.09
Dopo il fortunato romanzo di esordio “Acqua Storta”, Luigi Romolo Carrino ci conduce nella mente perversa di chi ha subito, ma non e’ riuscito a ribellarsi e per questo vive accartocciato sotto il peso di pensieri che non riesce a chiarire.
Non c’e’ consapevolezza oppure ce n’e’ troppa, in ogni caso e’ difficile capirlo quando la vittima di se stessa e’ una ragazza che ha l’anima sporca degli oltraggi altrui.
Gioia e’ una bambina che e’ stata rinchiusa in un manicomio criminale, dove viene divorata dalle ombre che escono dalla parete della sua stanza, mentre aspetta che le vengano date le medicine, quelle che le cancellano la memoria. Ma forse lei vorrebbe ricordare e non glielo permettono, per capire cosa le e’ successo, cosa deve ancora affrontare, perche’ e’ li’ e nessuno riesce a perdonare la sua pazzia.
Scene surreali si presentano davanti ai suoi occhi, vuoti colmati da immagini che sono proiezioni di una mente confusa. Tra incertezze e verita’, tra se stessa e quello che vorrebbe essere, fra quello che dimostra e cio’ che realmente e’, proseguono le giornate rinchiuse in quel posto oppressivo.
(segue Carrino…)
il Mattino di Napoli, 8.11.09
I segreti di Pozzoromolo nel romanzo di Carrino
L’antica leggenda di una borgata di Palma Campania ispira un romanzo di successo che, dopo pochi giorni, e’ gia’ alla quarta ristampa nazionale. S’intitola “Pozzoromolo” – proprio come il nome della frazione – la nuova fatica letteraria di Luigi Romolo Carrino, lo scrittore 41enne di origini palmesi, che ritorna in libreria dopo il successo di “Acqua Storta” (15mila copie vendute e un recital). Un vecchio racconto popolare narra dell’esistenza, nelle campagne di Pozzoromolo (toponimo che deriverebbe da “pozzo” e dal greco “rumma”, mezzo per purificare) di un pozzo in cui, a guardia di un tesoro, viveva un demone. Nessuno mai e’ riuscito a calarsi all’interno: i miasmi soffocanti hanno da sempre allontanato tutti gli avventurieri. Nella toccante storia di Carrino il pozzo diviene discesa nelle radici profonde dell’essere umano, da cui riaffiorano esperienze che permettono di comprendere debolezze, sogni, malinconie e aspirazioni dell’animo. Una cavita’ in cui sono custodite anche tutte le verita’ dolorose e, quando si scivola in questo dedalo sorvegliato da un demone, il prezzo da pagare in risalita e’ la pazzia. “Pozzoromolo” muove i primi passi da una voce, quella della protagonista Gioia, che dalle stanze di un manicomio criminale, immobilizzata in un letto ad aspettare i farmaci che le sottraggono i ricordi, ricostruisce le tappe che fin li’ l’hanno condotta.
(segue Carrino…)
il Roma, 5.11.09
Se tu fai una cosa, qualsiasi cosa che va contro la legge vai in carcere, sconti la tua pena, sai quanto tempo e’ la pena, la sconti, poi esci. Quando entri in un posto come questo tu non lo sai quanto tempo ci resti”. E’ questa l’ambientazione di “Pozzoromolo” (Meridiano Zero) di Luigi Romolo Carrino, quella appunto dell’Opg di Napoli, dell’ospedale psichiatrico giudiziario dove vengono internati i criminali malati di mente, dove viene relegata l’umanita’ dimenticata da tutti, dove i metodi adottati sono brutali: “Se nell’Opg tu fai qualcosa di troppo, un grido di troppo, un pensiero di troppo, un movimento di troppo, un bacio di troppo, un respiro di troppo, allora ti mettono a dormire, ti mettono sulla panchina piena di grazia e di immobilita’, con la bava che ti cola dalla bocca”. Su questo sfondo squallido e deprimente si muove la protagonista del romanzo, Gioia, la cui esperienza di vita e’ a dir poco straziante. Campana, si trasferisce a Milano con i genitori e il fratellino Luca: il padre vende popo corn in un cinema, la madre sbarca il lunario come puo’. Ma e’ la rovina di Gioia: e’ una pessima madre, che giunge anche a pungere le mani della figlia per punirla, la tratta con brutalita’, a volte chiudendola pomeriggi interi nel bagno all’oscurita’, tradisce suo marito e scappa lontano da lei, lasciandola alle cure dei nonni, gli unici che la amano veramente.
(segue Carrino…)
Facebook 25.10.09
Ha la struttura di un epistolario mancato, di un monologo interiore rivolto, gridato a tutte quelle persone che hanno partecipato alla messa-in-scena del proprio destino, segnandolo. Diario di bordo su un battello ebbro di follia, flusso di coscienza e di inconscia ragionata narrativa che travolge e straripa in vari registri di stile e di senso. Un po’ “La coscienza di Zeno” e un po’ “Tropico del Cancro”, vicino al teatro dell’assurdo ma anche ad Annibale Ruccello, sceneggiatura da film horror, thriller pulp o giallo rosa-romantico, Pozzoromolo e’ il pantano sotterraneo che raccoglie le acque contaminate che piovono dal cielo del mondo contemporaneo. Acque filtrate da un Terra ancora fertile di Poesia. Dintorno noccioleti, e piantagioni di tabacco che cedono il posto ad altre case, discariche abusive e centri commerciali… Credo che sia la prima volta che si parli di napoletanita’ dietro il Vesuvio, oltre il monte Somma, in direzione di Avellino. C’e’ l’odore tipico delle foglie dei noccioli che si bruciano a settembre, c’e’ tutta la cultura contadina che soccombe o che mostruosamente copula col mondo incivilito.
(segue Carrino…)
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Laura Liberale – Tanatoparty – Euro 10,00
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lnx whipart it, 6.10.09
La festa della morte di Laura Liberale
La morte e la poesia si uniscono in un ultimo, macabro evento in diretta. Il nuovo libro di Laura Liberale.
Morte, bellezza, ossessioni, poesia. Nel breve romanzo di Laura Liberale, Tanatoparty, trovano un buon equilibrio, in una prosa accattivante (come la copertina rosa-shocking con manichino/Venere di Milo in latex).
Un po’ Tiziano Sclavi, un po’ Dario Argento, un po’ Lucio Fulci, la Liberale immagina una storia macabra ed originale, in cui la morte diventa spettacolo, e tutto quello che e’ possibile fare e’ restare immobili a contemplarne lo spettacolo.
La vicenda intreccia le vite di Mina, Sergio, Clotilde, Leo, tutti invitati a partecipare all’ultima performance della poetessa Lucilla Pezzi, che in un “necrococktail” a Tanatexpo, la fiera della morte, mettera’ in mostra il suo corpo, la sua morte, nell’ultima, magistrale ed eterna poesia.
Una prosa che si articola in capitoli brevi ed evocativi. Brani inquietanti, molteplici punti di vista: tutti coloro che in vita hanno conosciuto e accompagnato Lucilla Pezzi, ed ora assisteranno al suo ultimo, fatale spettacolo.
(segue Liberale…)
www ilrecensore com, 17.11.09
Laura Liberale e’ al suo esordio. Il titolo, “Tanatoparty” (Meridiano Zero, 2009), e’ un modo linguisticamente moderno per riferirsi alla Toden Tanz, la Danse Macabre che spesso ritroviamo negli affreschi delle chiese medioevali. Ne ricordo una particolarmente spettacolare nell’Oratorio dei Disciplini, a Clusone, un borgo della bergamasca, dove ad una Danza Macabra si contrappone un Trionfo della Morte.
Forse pero’ – piu’ prosaicamente – molti lettori ricorderanno il rifacimento di una danza medioevale compiuto da un italico menestrello.
Ma tant’e’, per tornare al romanzo ed a Laura Liberale, cio’ che accade – a voler ben vedere – e’ affine all’antico esorcismo medioevale del ‘ballo con la morte’, della partita con la morte cosi’ ben immaginata da Bergman, ma traslitterato nelle attuali opere di trasformazione dell’evento morte.
Di fronte allo sviluppo dell’industria mortuaria e del marketing sul post-mortem, non possiamo forse ancora parlare di reificazione del cadavere, ma certamente si puo’ parlare di mercificazione, che e’ comunque una forma di alienazione della morte dal vissuto. Ogni forma di approccio al cadavere che non lo colga in quanto tale, altro non e’ che un modo per allontanare da noi questo calice, per trasformare il corpo amato in un oggetto come tanti, anzi, nell’oggetto per definizione.
La prima osservazione, espressamente grafica e visiva, che si compie aprendo il libro, riguarda delle frasi che letteralmente incorniciano ogni pagina del volume. Questa cornice definisce un limite (ancora una volta), un margine apparentemente insuperabile, una linea che contiene il testo. Queste frasi sono tutti estratti dal Bardo Todol, il Libro Tibetano dei Morti. (segue Liberale…)
www mangialibri com, 4.11.09
Lucilla Pizzi, artista e performer amata da tutti e considerata una personalita’ da ammirare e venerare anche per le sue capacita’ un’esordiente che ha gia’ la stoffa della scrittrice navigata.
www termometropolitico it, 11.12.09
“Tanatoparty”, la morte in diretta.
“La morte in diretta” e’ un noto film anni ‘80, all’epoca veniva bollato come fantascientifico. Oggi, forse, questa definizione dovrebbe essere riveduta e corretta. La morte, quella reale, oggi e’ in diretta tutti i giorni, in qualunque momento. Basta un computer ed una linea telefonica. E non serve nemmeno cercare immagini di guerra, basta scrivere, per fare un esempio, “Mariano Bacioterracino”, la cui morte e’ stata resa di pubblico dominio dalla procura di Napoli.
Il paradosso sta nel fatto che i nostri occhi, pur cosi’ abituati, cosi’ assuefatti alla dimensione pubblica della morte, all’esibizione, all’indifferenza, ne rifiutano tuttavia l’idea. Da questo rifiuto nasce la tanatoprassi, una pratica che l’autrice di “Tanatoparty”, Laura Liberale, mette alla berlina definendola come “l’estetica dell’aggiustabile”, cio’ che serve a “riconsegnare al defunto una dignita’ corporale, riconsegnare ai dolenti un’identita’ del defunto riconoscibile e confortante”.
Tanatopary e’ un romanzo sofisticato e dissacrante, in cui ogni pagina e’ incorniciata – letteralmente – da una citazione del “Libro tibetano dei morti”. E’ un racconto dove storie di necrofili, tanatoprattori e poeti maledetti vengono intrecciate ad arte, dando vita ad una paradossale favola noir.
(segue Liberale…)
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Christian Lehmann – Il seme della colpa – Euro 13,50
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www mangialibri com,
Da medico anonimo appassionato del proprio lavoro, Laurent Scheller e’ diventato una star. Ha pubblicato dei bestseller, condotto in TV un seguitissimo programma divulgativo sulla medicina. La sua unica preoccupazione, ora, e’ di mantenersi a galla nel successo, cosa non semplice in un sistema di notorieta’ usa e getta. L’imprevisto, come ogni imprevisto che si rispetti, arriva di notte, sotto forma di una telefonata che risveglia i suoi antichi fantasmi e ribalta le sue priorita’ attuali. A chiamarlo e’ Be’atrice, la moglie di Thierry Salvaing, amico e collega che non vede piu’ da anni. Dalle sue frasi singhiozzanti e smozzicate Laurent apprende che Thierry e’ stato messo sotto custodia cautelare con l’accusa di aver aiutato a morire una paziente divorata dal cancro. E adesso Be’atrice lo prega di far uscire il marito di prigione avvalendosi delle sue numerose conoscenze. Sorprendendo prima di tutti se stesso, Laurent accetta. Parte per Villers, la citta’ di provincia dove Thierry ha lo studio, si installa in casa sua, apre al posto suo l’ambulatorio, visita, riempie moduli, compila ricette e intanto muove i suoi contatti. Parte la macchina mediatica, con le interviste, i passaggi al telegiornale. Ma per chi si sta mettendo in gioco Laurent? Per Thierry, in memoria dei vecchi tempi? Per la sua affascinante consorte? Per scontare il tradimento nei confronti di un altro amico, che ormai non puo’ piu’ assolverlo? O per rinfrescare la sua popolarita’ ormai appannata? Comunque sia, la verita’ verra’ fuori. Ed e’ noto a tutti che la verita’ spesso fa male, molto male…
(segue Lehmann…)
www scanner it, 20.11.09
Un graffiante noir che entra sotto pelle
Il dottor Laurent Scheller aveva un lavoro da medico, stimato dai suoi pazienti e con al fianco una moglie che lo amava. Poi il destino lo pone all’attenzione dell’opinione pubblica grazie ai successi come scrittore e la sua vita cambia di punto in bianco. Ma in un momento di calo di notorieta’, una una voce al telefono chiede il suo aiuto. Il suo vecchio amico Thierry Salvaing e’ in carcere con l’accusa di aver ucciso un paziente. Ma come se lo ricorda Laurent, Thierry e’ una persona dedita ai valori familairi e senza lati oscuri. L’accustore e’ un grande nome della medicina, intriso di ipocrisia e con metodi molesti nei suoi rapporti con pazienti e colleghi. Per un divo come Laurent ribaltare il pensiero della gente e portare alla salvezza il suo amico, e’ un operazione alquanto facile da gestire a livello mediatico, ma deve fare i conti con le incognite del caso. La ricerca della verita’ per lo scrittore lo portera’ inevitabilmente a scontrarsi con gli affetti perduti della sua precedente esistenza e quello che apparira’ sotto i riflettori della nazione, saranno cose poco piacevoli per Laurent e per le persone coinvolte. Breve e incalzante romanzo, “Il seme della colpa” mette in evidenza il vile spettacolo dei personaggi principali spinti da obiettivi personali, e colpevoli di non riconoscersi in una comune morale ed egli stessi motivo di una catena insana di bassezze e gesti senza scrupoli. Un graffiante noir che entra sotto pelle e ci svela le miserie dell’odierna quotidianita’.
(segue Lehmann…)
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Hugues Pagan – Quelli che restano – Euro 8,00
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lideablog wordpress com, 18.11.09
Il noir francese, o all’europea, e’ probabilmente molto diverso da quello americano. Per avere un quadro esauriente di questo genere, che oggi spinto dalla editori e dal successo decretatogli dal pubblico sembra voler contenere un po’ tutto e il contrario di tutto, e’ bene leggere entrambe le sfumature. Vi ho gia’ parlato del magnifico “Il seme della colpa” (ed. Meridiano zero) di Christian Lehmann, a mio avviso uno tra i libri dell’anno e opera che non mi stanchero’ mai di consigliarvi, ma in lista da alcuni mesi ho anche Pagan e in particolare questo “Quelli che restano”, reso succulento anche dalla nuova edizione economica che permette di risparmiare un bel po’ di dindini. Chess e’ un ex sbirro disilluso e troppo preso dalla bottiglia. Fortune un magnaccia a cui hanno rapito una prostituta. Parigi, be’, Parigi e’ Parigi. Per questo il presente libro e’ sul podio della mia lista. Della vostra che mi dite?
Andrea Pelfini
(segue Pagan…)
Letto 2158 volte.
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