LETTERATURA: Cristina Canovi: “Favole crudeli”, Limina Mentis Editore21 Luglio 2012 di Lorenzo Spurio Favole crudeli La paura è l’attimo in cui perdi te stesso. Il panico è piĂą della paura. E’ la paura della paura. (p. 60) Conservo la lucida coscienza della morte imminente: non solo la morte fisica, orrenda, per soffocamento (la piĂą temuta), una lenta agonia, dolore come acido nelle vene, brucia da morire. No, non solo soffocare, ma disintegrarmi: la mia identitĂ non esiste piĂą; rimane solo la coscienza del dolore, la paura, l’assurditĂ del morire ora. (p. 79)
Nella breve nota introduttiva a cura di Roberto Baldini, è chiarito subito il significato di questo titolo “atipico”: il mondo che ci circonda è –anche se non sempre ci si rende conto- pieno di crudeltĂ . Non solo piccole cattiverie ed egoismi dell’uomo contemporaneo, ma come afferma lo stesso Baldini, “C’è una sottile crudeltĂ nell’esistenza quotidiana” (p. 5). Il poeta futurista Aldo Palazzeschi, dedicando una poesia ai fiori, non potette fare a meno di sottolineare come anche nella natura floreale e multicolore si celi la perversione, il vizio, la cattiveria. E’ un’impostazione questa che credo Cristina Canovi abbracci con questa ampia silloge di racconti, pensieri e quant’altro. Il libro contiene così una serie di favole “smitizzate”, riviste, ricollocate nella quotidianitĂ spersonalizzante e logorante: ci sono così sogni amari che si tramutano in veri e propri incubi, paure, nevrosi e manie, ma anche desideri e deliri. Il tutto può essere visto quindi all’interno di un’attenta analisi psicologica tra le pieghe dell’io, un campo di ricerca a metĂ tra l’utopia e la paranoia. Baldini nell’introduzione aggiunge: “Favole crudeli, storie surreali a metĂ fra immaginazione e realtĂ , brevi irruzioni dell’assurdo nel mondo reale o del reale nel mondo dei sogni” (p. 5). Il cantante romano Max Gazzè in una sua recente canzone dal titolo “Storie crudeli” – a suo modo- ha dato voce a questa stessa realtĂ : le piccole e grandi ingiustizie, prepotenze, cattiverie e crudeltĂ che ci circondano tanto che anche le favole – territorio sacro all’infanzia- risentono di questa cattiveria dilagante. Il rimedio che propone Gazzè è ottimistico e influenzato da una certa anima lirica che pervade i testi della sua produzione: “non c’è ragione per raccontare storie crudeli/ sulle cattiverie di orchi e fattucchiere/ io racconterei un volo verso il sole/ di fiori bagnati/ quando i ruscelli dissetano i prati”. Il lettore incontrerĂ personaggi ambigui, strani, maniaci che e farĂ quasi difficoltĂ a non considerarli “pazzi” o “psicolabili” come il bambino di Piedin Faina che –pur essendo molto piccolo – è in grado di essere veramente cattivo nelle azioni, ma soprattutto nei pensieri: “[Al Berselli] piacevamo io e mamma: mamma perchĂ© aveva tette giunoniche, io perchĂ© facevo cacche e puzze record e alle battutacce grevi ridevo con la cattiveria compiaciuta della mia prima infanzia” (p. 10). L’infanzia del ragazzo è traumatica perchĂ© vissuta all’ombra di paure, minacce, e favole tenebrose raccontate dalla nonna per calmarlo e tutto questo funziona negativamente sulla sua psiche rendendolo cattivo, vendicativo e un pericoloso piromane: “La tata diceva che ero un mosto e che prima o poi Piedin Faina mi avrebbe mangiato le dita dei piedi. Mamma, invece, riteneva che fossi un bambino curioso e che, come tutti i bambini, dovevo semplicemente fare le mie esperienze. Smontare gli animali, pestarli, strozzarli, picchiarli era il mio modo di esprimere la creativitĂ tipicamente infantile” (p. 14). Nel racconto è evidente anche un chiaro mal comportamento della madre nei confronti del figlio, sempre pronta a scusarlo o a proteggerlo, anche di fronte alle sue azioni piĂą preoccupanti, mentre il padre è distante e ha paura di suo figlio, che è un mostro. Che la Canovi abbia voluto dire che il complesso di Edipo, l’attaccamento morboso del figlio maschio verso la madre esposto da Freud, possa portare a siffatte situazioni? Mi pare di intuire che è così. La serie dei personaggi che incontrerete leggendo è multicolore ed eterogenea: un anziano ossessionato con l’allevamento e la cottura di tentacolati, ragazzi che tirano avanti con gli “eroi chimici” (p.53), una vicina “strana” dalla quale stare in guardia che però la protagonista non riesce mai a incontrare (è una prostituta? è una criminale? è una matta? o è semplicemente una persona normale? Non ci è dato di sapere, come neppure alla protagonista stessa), un’arcigna nonna-strega che terrorizza la nipote con orrori, minacce e strane storie. C’è molto sangue, vomito e puzze varie tra le pagine di questo libro, immagini poco edificanti che, unite a molte altre, ci consegnano una visione amara e un po’ degradante della societĂ dell’oggi, perchĂ© si sofferma appunto nel sottolineare le mancanze, le devianze, le debolezze e gli errori dell’uomo. La Canovi ha fatto una scelta personalissima nel dare al lettore riflessioni, pensieri e raccontini che, pur partendo da immagini e situazioni forti (a volte addirittura al limite), hanno la forza di far riflettere e di interrogarsi. Questa opera è preziosa perchĂ© apre di continuo le porte dell’immaginifico, proiettandoci con un piede nel surreale e l’irrealtĂ , facendoci rimanere, però, con l’altro piede nel mondo reale. I protagonisti, e lo stesso lettore, non sanno se lasciarsi completamente andare a varcare quella soglia o se, invece, forte della sua componente razionale, rimanere con i piedi saldi nel mondo reale, conoscibile, dell’oggi. Grazie a Cristina Canovi per questo percorso tra vie traverse, tra universi distanti, presenti contemporaneamente per ciascuna persona che sia capace di non prendersi troppo sul serio e lasciarsi andare –almeno per il tempo della lettura del libro- a varcare le porte dell’immaginario.
Chi è l’autrice? Cristina Canovi è nata a Reggio Emilia e vive tra Reggio e Cesena. Laureata in Lettere Moderne presso l’universitĂ di Bologna (110 e lode!), attualmente insegna italiano, storia e geografia nelle scuole medie. Possiede, al posto di un conto in banca, una biblioteca di oltre tremila volumi e una cineteca personale composta da quasi mille titoli, la metĂ dei quali horror, genere del quale l’autrice è una grande appassionata. Tra i suoi scrittori preferiti: Roal Dahl, Richard Matheson, Joe R. Raymond, Philip Dick, Rod Sterling, Milan Kundera, Stephen King, Raymond Queneau, Georges Perec, Daniel Pennac, Oscar Wilde, Ray Bradbury, Dino Buzzati, Carlo Lucarelli, Eraldo Baldini. Tra i registi piĂą amati: Tim Burton, Quentin Tarantino, Woody Allen, Sam Raimi, Peter Jackson.
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