LETTERATURA: Del circo di Persefone5 Febbraio 2009 di Nicola Dal Falco   Forse la dolceamara sensazione del circo un po’ dipende dall’ostentazione delle divise, lucide, anacronistiche, perdute come i balli a corte. Divise che difficilmente saranno sporcate e messe per così dire alla prova. Restano i numeri con i leoni e le tigri, i trapezi e le meraviglie di certi esercizi a cui comanda una schietta vena di sadismo … però, pare più ovvio che l’imprevisto, quello cattivo, possa solo accadere senza il pubblico, negli orari di lavoro, durante il tempo infinito delle prove. L’errore, la caduta, il calcolo sbagliato, il gesto sicuro e fatale dimorano tra parentesi, seguono il circo fuori dallo spettacolo. Ciononostante, questa musica di fanfare, il buio intorno, i cavalli, le fiere mostrano il sangue, indicano l’effusione del sacrificio. E i battimani servono a sciogliere una smorfia. Di paura e di piacere. Vi si consacra lo sforzo, la tensione che stravolge come nell’amore e nella morte. Sarà pure più triviale delle gare olimpiche, ma, in fondo, il circo attinge alla stessa fonte, al rapporto con l’imbarazzante offerta della vita. Che fare, insomma, di tutta questa energia? Dove dirottarla e, soprattutto, come restituirla, ripagarla, reintegrarla? Il circo, le gare, la guerra, la morte e l’amore saldano il conto. Offrono sacrifici, oblazioni. Al di là degli orpelli che riflettono la luce e viaggiano come i raggi del sole, le divise ci vestono per lo scopo opposto: essere uguali, nudi, vittime. Il bello del circo. Letto 1810 volte. | ![]() | ||||||||||
Commento by Gian Gabriele Benedetti — 5 Febbraio 2009 @ 21:26
Pagina intensa e affascinante sul circo, di cui si mettono in risalto gli aspetti, le peculiarità , i momenti, i personaggi più significativi e rappresentativi, con anche un sapiente riferimento e suggestivo parallelo mitologico.
Io qui, tuttavia, vorrei esprimere un personale, sentito convincimento, e cioè, la mia contrarietà all’uso degli animali nelle rappresentazioni circensi. Non si possono costringere animali a comportarsi contro la propria natura ed i propri istinti. Ritengo che gli animali devono essere lasciati nel loro ambiente naturale e di vita
Gian Gabriele Benedetti