LETTERATURA: Era ateo Voltaire? La religione di Voltaire fra confessionalismo, deismo, ateismo9 Dicembre 2009 Voltaire con la sua raison souriante (alcuni tradurrebbero ragione “sogghignante” più che  “sorridente”) è stato lungamente visto, dalla maggior parte dei credenti, come  un razionalista  implacabile e un polemista  sicuramente ateo. La faute est à Voltaire, cantava Gavroche nei Miserabili di Hugo. E che la “colpa” sia  di Voltaire è stato lungamente pensato dagli spiriti pii  nel constatare la devastante carica distruttiva del suo pensiero e dei suoi libri, peraltro oggi fra i meno noti, consultati e frequentati, almeno in Italia. Voltaire fu  certamente un  grande critico della chiesa cattolica. Ironizzava, solo per fare un  esempio, sul fatto che i concili ecclesiastici avessero condannato la nozione degli antipodi come eretica, e tuttavia gli antipodi furono scoperti da ricercatori  che rispettavano sia il papa che i concili. Leggendo Voltaire, balza all’occhio che egli critica non soltanto la chiesa cattolica ma anche il protestantesimo inglese, il  presbiterianesimo, i quaccheri, l’Islam… Come bisogna comprendere ciò? Affermare che Voltaire era un  critico della religione come tale significa dare  un’immagine di Voltaire ateo, e sarebbe una cattiva interpretazione. In realtà era un uomo profondamente credente, ma non religioso.  Il suo era un Dio senza Chiesa, o meglio senza Chiese.  Era il Dio, come egli amava ripetere, di Socrate, di Epitteto, Marco Aurelio, ma anche di Newton e di Locke. Voltaire rifiutava due aspetti della religione: 1) il confessionalismo (cioè l’appartenenza ad una denominazione religiosa specifica in perenne lite con le altre);  2) ciò che egli considerava superstizioni o pregiudizi (préjugés) ossia formulazioni che precedono l’analisi e l’esame critico, e dunque, in qualsiasi ambito li riscontrasse: testi sacri, scritti filosofici, opinioni correnti,  esercitò contro di essi una  critica staffilante, elegante, feroce. Come gli eretici medioevali e  i riformatori sinceri, Voltaire confrontava lo stato della chiesa della sua epoca con il vangelo. Ciò che egli intendeva come il vero cristianesimo era una religione semplice, razionale, umanistica, non confessionale. Secondo lui il giudaismo, il cristianesimo o l’islamismo  – si ricordi che in Francia circolava  un virulento pamphlet contro I tre impostori (Abramo, Cristo e Maometto) contro cui lo stesso Voltaire scrisse un’Epistola –  non hanno un valore più grande delle altre religioni del mondo.  Qual  era dunque la religione di Voltaire? Oggi si utilizza il termine deismo per designarla.(1) È una religione di una semplicità teologica imbarazzante, diciamo così basica, non confessionale, non dogmatica, non metafisica, fondata sui valori morali ed alcune concezioni considerate  come generalmente accettabili da tutti. In questo sistema Dio è piuttosto un orologiaio, creatore dell’universo che interviene poco negli affari del mondo. Dio è soprattutto il garante dei valori morali. È un Dio che remunera e che punisce. Voltaire ad esempio disprezzava gli sforzi di provare l’esistenza di Dio. Era convinto che tutta la natura, da sé, e senza essere filosofi, ci mostra che esiste un Dio. (L’articolo indeterminativo non è messo a caso). Dio e l’immortalità dell’anima: solo questi due elementi teologici sono, secondo Voltaire, le costituenti di base della religione. Scriverà che la ragione umana è così poco capace di dimostrare di per sé l’immortalità dell’anima, che la religione è obbligata a rivelarcelo. Il bene comune di tutti gli uomini chiede che si creda l’anima immortale, la fede ce lo ordina. (2) In questa religione le superstizioni non hanno più nessun posto. La religione di Voltaire è razionale. «A chi  sottometterò la mia anima?  Sarò cristiano, perché sarei di Londra o di Madrid? Sarò musulmano perché sarei Turco? Io non devo pensare che per me stesso e da me stesso; la scelta di una religione è il mio più grande interesse. Tu adori un  Dio tramite Maometto, e tu tramite il Lama; e tu tramite il Papa. Eh, infelice, adora un Dio con la tua ragione! »  Examen… Voltaire critica le concezioni troppo definite e troppo sicure di un Dio. Tutta la voce Dio nel Dizionario filosofico – il punto di vista di Voltaire essendo quello di Dondinac – è tesa a insistere su questo punto: adoriamo Dio senza volere penetrare nell’oscurità dei suoi misteri. Voltaire rifiuta anche le cosiddette prove dell’esistenza di Dio: quelle elaborate dalla Scolastica.  Gli sembrano completamente inutili è folli. Il centro della religione non è nei dogmi e nelle cerimonie. La vera religione  è una fede semplice e non dogmatica in Dio. Meno noto è il Voltaire critico dell’ateismo e del materialismo. Né Voltaire né Rousseau furono atei e materialisti. Diderot e,  in maniera certamente più conseguente e militante, Holbach, lo furono. Quest’ultimo è senz’altro l’illuminista materialista e ateo più enragé. Per tutta la sua vita intellettuale Holbach e i suoi sodali (“la cricca holbacchiana” la chiamerà Rousseau nelle Confessioni) costituì una vera centrale atea. Incessante e instancabile fu l’azione di Holbach e dei suoi allievi su questo versante: per sfuggire i rigori della censura e dei Tribunali (che, ricordiamo, riuscirono ad infliggere  l’arresto, la tortura e fino a nove anni di carcere ai semplici detentori dei libri atei) Holbach preferì pubblicare in forma anonima e dare all’edizione dei propri libri falsi luoghi, e a volte anche false date, di stampa. Il suo materialismo ed ateismo fu l’impresa intellettuale più filosoficamente fondata e intransigente della stagione illuminista francese. Voltaire, se procede implacabilmente a staffilare il fronte dei credenti di ogni confessione religiosa, è altrettanto preoccupato dall’avanzata dell’ateismo sempre più aperto e sempre meno dissimulato nei suoi contenuti teorici (come poteva esserlo certo Spinoza o certo spinozismo).  Circola sotto i suoi occhi ormai un ateismo  sempre più sfrontato e diffuso – “un atesmo per tutti” –  trattato in una fiorente pubblicistica,  anche se  anomina e clandestina onde evitare i rigori della censura e le pene dei Tribunali come abbiamo visto.  Voltaire vuole conservare alla religione la funzione di instrumentum regni, di controllo, di sedazione delle masse da parte dei governi. Qualche decennio dopo  il poeta italiano Ugo Foscolo dirà che alle masse bisogna dare “pane, preti e carnefici”. Voltaire se non i preti sicuramente la religione. Sa perfettamente che il sogno di masse che la pensino in materia di religione come degli eleganti philosophes è impossibile. Da qui la sua massima-battuta: “Se Dio non esistesse, occorrerebbe inventarlo” (3). In fondo Voltaire nel suo illuminismo elitario (contraddizione in termini, ma così è) sa che se se le masse non credono in Dio sarebbero disposte a credere a tutto. Dio  nella sua visione “è il sacro legame della società , il primo fondamento della santa giustizia, il freno dello scellerato, la speranza del giusto” e più avanti dirà : “Lasciamo agli umani la paura e la speranza”. (4) Quando appariranno le opere, sempre anonime,  di Holbach Sistema della natura (1770) e Il buon senso (1772) Voltaire comprende che il fronte ateo ha fatto un salto di qualità ; non è più il livello dell’abate Meslier, un prete che di giorno celebrava messa e di notte s’abbandonava a  virulenti  scritti empi  o quello dell’autore  del  Trattato dei tre impostori, forse di un allievo anonimo di Spinoza e contro cui aveva scritto una Epistola.  Voltaire  scriverà perciò che l’autore del Sistema della natura ha il vantaggio di farsi leggere dai dotti, dagli ignoranti, dalle donne. Ha dunque nello stile dei meriti che non aveva Spinoza: spesso della chiarezza, talvolta dell’eloquenza, benché gli si possa rimproverare di ripetersi, di declamare, e di contraddirsi come tutti gli altri (5). Ma è curioso vedere un  Voltaire, che ridacchiava davanti alle capriole teoriche di chi tentava di dimostrare l’esistenza di Dio, chiedere all’anonimo ateo (Holbach) di dimostrare scientificamente l’inesistenza di Dio. “Quando si osa affermare che Dio non esiste, che la materia agisce da sé, per una necessità eterna, occorre dimostrarlo come una proposizione di Euclide, senza la quale voi fondate il vostro sistema su un “forse”. Bel fondamento per la cosa che interessa di più il genere umano!” (6) Analogamente Voltaire glosserà con furiose note il catechismo ateo Il buon senso (se Sistema della natura ne è la bibbia). Sebastiano Timpanaro in quella straordinaria messa a punto di tutta la questione del materialismo e dell’ateismo holbachiani (e non solo) che è la sua  prefazione al Buon senso (Garzanti, I grandi libri 1985) e a cui necessariamente rimandiamo il lettore che voglia approfondire la tematica,  più volte mostra che il  deismo raffinato e ironico di Voltaire vacilla  sotto i colpi di maglio del rozzo ma efficace filosofo di origine tedesca. 1) Ma era un termine, quello di teista, che già Voltaire aveva scelto per designare le proprie convinzioni. Leggiamo in Examen important de Milord de Bolinbrocke : « Il grande nome di teista, che non si riverisce mai abbastanza, è il solo nome che si deve assumere. Il solo Vangelo che si deve leggere, è il gran libro della natura, scritto con la mano di Dio, e marchiato col suo sigillo. La sola religione che si deve professare è quella di adorare Dio e d’essere uomo retto (honnête) ».  Sebastiano Timpanaro nella imprescindibile prefazione a  Il Buon senso di d’Holbach (Garzanti 1985) scriveva: «Voltaire all’incirca dalla metà del Settecento in poi, preferì chiamarsi teista per sottolineare la  sua concezione trascendente di Dio, la possibilità di tributargli un “culto” sia pure eterodosso, e per evitare confusioni tra la sua concezione e quella dei “deisti” inglesi come Toland o Collins, che erano stati dei panteisti spinoziani, tendenti però, più all’ateismo che al profondo senso della divinità del Tutto caratteristico di Spinoza, più alla riduzione di Dio alla Natura che all’annegamento della Natura in Dio ». Timpanaro scriverà più oltre che forse ci sono più livelli di  deismo in Voltaire, con punte di panteismo spinoziano, di cui peraltro nella citazione con cui ho aperto la nota c’è qualche traccia (“leggere… il grande libro della Natura”). Ricordiamo, infine, che il deismo o teismo  ( lo stesso Timpanaro infatti in prosieguo di testo ne trascurerà la differente dizione e le differenti sfumature dei concetti sottintesi) sarà alla base del movimento e delle organizzazioni massoniche. 3) “Si Dieu n’existait pas, il faudrait l’inventer” è la massima folgorante che apparre ne l’  Épître à l’Auteur du Livre des Trois Imposteurs . (OEuvres complètes de Voltaire, ed. Louis Moland [Paris: Garnier, 1877-1885], tome 10, pp. 402-405). Voltaire autocitandosi ripete la frase con ulteriori specificazioni  in una lettera al Principe Federico Guglielmo di Prussia. Si Dieu n’existait pas, il faudrait l’inventer. Mais toute la nature nous crie qu’il existe; qu’il y a une intelligence suprême, un pouvoir immense, un ordre admirable, et tout nous instruit de notre dépendance. Vedi http://en.wikiquote.org/wiki/Voltaire  4) C’est le sacré lien de la société,/ Le premier fondement de la sainte équité,/ Le frein du scélérat, l’espérance du juste.(…) Ah! laissons aux humains la crainte et l’espérance.  Épître à l’Auteur du Livre des Trois Imposteurs  Pagine correlate 2) Voltaire oscillerà  sulla immortalità dell’anima. Non è qui il luogo per lumeggiare  questa incertezza “teologica” del signore di Ferney. Possiamo però ricordare con uno dei suoi biografi, E. Faguet, che  Voltaire è «un caos di idee chiare ». Letto 4126 volte. | ![]() | ||||||||||
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