LETTERATURA: I MAESTRI: Camillo Sbarbaro. I licheni di Sbarbaro19 Dicembre 2015 di Enrico Falqui L’elenco di tutte le opere di Camillo Sbarbaro in preparazione nelle edizio ni di Vanni Scheiwiller promette cin que volumi: Poesie, con in appendice Rèsine; Trucioli; Fuochi fatui; Traduzioni; Lettere. Ma di traduzioni il quarto presumibilmente non potrà contenere che le tre già ristampate dallo stesso editore: I versi d’oro di Pi tagora, II Ciclope di Euripide, A rove scio di Huysmans. E tutte le altre, che furono molte e sempre egregie? Ugualmente parrebbe destinato a ri manerne escluso l’ampio volume sui Licheni, da lui raccolti e conservati come Un campionario del inondo con una passione che, da giovane, lo accom pagnò e lo rallegrò sino agli ultimi an ni in cui gli fu consentito di andar pe regrinando, armato di scalpello e mar telletto, lungo coste e colline della sua Liguria, e in particolare della privile giata Val Bisagno. La Nuove Edizioni Enrico Vallecchi (Firenze, 1967) ne hanno curato una stampa fuori dell’ordinario per spazio sità di pagina e ariosità di caratteri e singolarità d’illustrazioni, conforme mente a una tradizione tipografica to scana che appunto presso i Vallecchi padre e figlio vanta alcuni begli esem plari. (Il lichenologo Miroslav Servit si congratula con Sbarbaro della « singularis in lichenibus ex-quirendis sollertia » e Fernando Galardi mette a fuoco l’obiettivo fotografico su alcune rare specie). Non è stato un hobby Ma forse non è esatto ritenere che Licheni non trovi posto nella serie Scheiwiller. Le pagine di testo nelle quali Sbarbaro racconta come dallo studio extra-scolastico della botanica si trovò portato all’incontro-apparizione, alla scoperta delle esistenze vege tali in sordina, dei muschi e infine dei licheni, che solo più tardi imparò a di stinguere e collezionare: tali pagine, con le stesse illustrazioni, avevamo già rinvenuto, sotto il titolo: Vita e mi racoli dei licheni, nella Lettura del marzo 1942 e le avevamo poi rilette e rigustate maggiormente nella lezione, ridotta e riveduta con lo scrupolo di cui Sbarbaro era un propugnatore esemplare, nella seconda e nella terza edizione di Trucioli (I: Vallecchi, 1920; II: Mondadori, 1948; III: Mondadori, 1963). Sono pagine troppo note e trop po lodate per dover essere riprese in esame proprio da noi che già le segna lammo nella Fiera letteraria del 15 no vembre 1955, a corollario di una rasse gna dei Contributi lichenologici forni ti da Sbarbaro nell’Archivio botanico dal 1930 al 1939, negli Annali del Mu seo civico di Storia naturale di Geno va del 1941 e negli Acta Musei nationalis Pragae. Contributi dei quali au spicammo fin da allora (cfr. Novecen to letterario, I, 295-299) la raccolta e la ristampa in un volume che ci recasse e conservasse la incantevole testimo nianza di quello che solo in apparenza e per errore poté essere scambiato per un « hobby » del poeta Sbarbaro, ma che in sostanza fu il completamento, vaghissimo e proteiforme, quasi l’e strinsecazione emblematica della sua più nascosta poesia, rispondendo « a ciò che ho di più vivo, il senso della provvisorietà: sicché, per buona parte della vita, avrei raccolto, dato nome, amorosamente messo in serbo “neppu re delle nuvole o delle bolle di sapone â— che per un poeta sarebbe già bello; ma qualcosa [come apprese da un li bro uscito allora sulla biologia dei licheni | di più inconsistente ancora: delle effervescenze, appunto” »: ond’è che « nessun bilancio a tanti anni di ricerche andrebbe più a genio a chi vi ve nell’attimo ». II suo libro più arioso E’ invece accaduto che in luogo dei vari Contributi sui licheni, da ripro durre nella loro scientifica e poetica integrità, parte in italiano e parte in latino, stringatissima ma più che esau riente per precisare, in aggiunta alla morfologia, la località e l’ora del rin venimento; in sostituzione di tutte le indicazioni sui Lichenes ligustici novi rariores da lui rinvenuti e catalogati, Sbarbaro ha preferito limitarsi all’e lenco delle centoventisette nuove spe cie di licheni da lui scoperte in Italia e specialmente in Liguria, negli anni dal 1922 al 1955, riducendo e restrin gendo dell’altro quanto era già essicca to al massimo, fino ad assumere alcun ché della lapidarietà di certe supersti ti iscrizioni. Per contro ci sarebbe sta to da trascrivere anche il Catalogus quorundam Lichenum in Insulis Philippinensibus ab M. Ramos, G. E dono etc. annis 1918-1926 lectorum e Aliquot Lichenes oceanici in Cook insulis (Tonga, Rarotonga, Tongatabu, Eua) collecti. Chi sa che un giorno non sia lo stesso Scheiwiller a volerlo salvare dalla dispersione e dalla dimenticanza. Noi li conserviamo, come ogni al tra sua « minuzia », per mandato ami chevole dello stesso autore: ci ricorda no gli itinerari dei viaggi, delle escur sioni, delle scorribande, delle passeg giate, delle soste di Sbarbaro, ma co me rappresi e rattorti nel gioco mera viglioso di filigrane arborescenti o di cavernosi labirinti policromi. Di tutte quelle incisive e allettanti indicazioni, che formavano come il cartellino se gnaletico degli innumerevoli campio ni, non è rimasta che l’ubicazione e la data del ritrovamento, praesertim in Liguria, con qualche amorosa punta in Etruria, prope oppidum Monteliscai o in Villa Solaia, nel contado di Siena, o a Vallombrosa, loco Saltino. Carpito il bottino e riposto in larghi fogli che le proteggevano e lo serbava no ai suoi occhi come un tributo all’« inventario del mondo », l’erbario non tardava a trasformarsi per Sbar baro in un’accolta di ricordi: » di pas seggiate fatte, di luoghi dove fui una volta: evocazione di terre che non ri vedrò, di incontri, di visi ». Il suo li bro â— assicurò â— più cordiale e ario so, chi avesse potuto leggervi come a lui, poeta, era concesso, e come a noi non riesce, approssimativamente, che attraverso la magia delle sue parole. Letto 2074 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||