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LETTERATURA: I MAESTRI: Carteggio Hesse-Mann #3/5

29 Luglio 2012

[da: “Hermann Hesse, Thomas Mann – Carteggio”, SE edizioni, 2001]

Baden, inizio dicembre 1931

Stimato signor Thomas Mann

la Suacara lettera mi raggiunge a Baden, estenuato dalla cura e con gli occhi in pessime condizioni, e dunque incapa ­ce di sbrigare la mia corrispondenza. Voglia così perdonarmi se Le scrivo brevemente. La risposta al Suo appello richiede pochissimo spazio: essa è no, ma è mio desiderio illustrarLe quanto più esaurientemente possibile le ragioni che non mi consentono di accettare l’invito rivoltomi dall’Accademia, sebbene mi sia trasmesso da un uomo che tanto amo e am ­miro. Più rifletto, più la questione si fa complessa, metafisi ­ca, e dovendo nondimeno motivarLe il mio rifiuto, sono co ­stretto a esprimermi nella forma un po’ troppo esplicita e brutale che tali intricati contesti tendono ad assumere quan ­do diviene improvvisamente necessario tradurli in parole.

Ebbene, la motivazione fondamentale che mi impedisce di inquadrarmi in un’associazione tedesca ufficiale è la mia profonda sfiducia nei confronti della repubblica tedesca. Questo stato, privo di consistenza spirituale e di stabilità, è il frutto del vuoto e della prostrazione seguiti alla guerra. I rarissimi spiriti validi della «rivoluzione »,1 che rivoluzione non era, sono stati assassinati con il consenso del novantano ­ve per cento della popolazione. I tribunali sono iniqui, i pub ­blici ufficiali indifferenti, la popolazione totalmente infanti ­le. Nel 1918 salutai la rivoluzione con entusiasmo, ma le mie speranze di veder sorgere una repubblica tedesca in cui con ­fidare sono state da tempo distrutte. La Germania ha perdu ­to l’occasione di realizzare la propria rivoluzione e di darsi una propria forma di governo. Il suo futuro è la bolscevizza ­zione, che di per sé non mi trova avverso, ma che comporta un’enorme perdita di insostituibili potenzialità nazionali e che purtroppo è sempre preceduta da una sanguinosa ondata di terrore bianco. E così che da tempo vedo le cose e, pur nutrendo la massima simpatia per l’esigua minoranza di re ­pubblicani animati da buoni propositi, li ritengo totalmente impotenti e senza futuro, almeno quanto lo erano le belle idee di Uhland e dei suoi compagni nella Paulskirche di Francoforte.2 Ancor oggi novecentonovantanove tedeschi su mille non sono consapevoli di una responsabilità tedesca nel conflitto: nessuno di essi ha fatto la guerra, nessuno l’ha persa e nessuno ha firmato il trattato di Versailles, che considerano un perfido fulmine a ciel sereno.

In breve, io mi sento attualmente estraneo alla mentalità tedesca dominante, così come lo ero negli anni 1914-1918. Assisto a eventi che ritengo assurdi, e se dagli anni della prima guerra mondiale le opinioni del popolo tedesco hanno compiuto un passo impercettibile verso sinistra, io ho percorso miglia e miglia in quella direzione. Mi è ormai impossibile leggere un qualunque giornale tedesco.

Caro Thomas Mann, non mi attendo che condivida le mie posizioni, ma che almeno le accetti, in virtù della simpatia che nutre per me. Mia moglie scriverà alla Sua riguardo ai nostri programmi invernali.3 Porga i miei sentiti saluti alla signora Mann e a Mädi, a noi tanto care. E La prego di non negarmila Sua benevolenza, sebbene la mia risposta sia per Lei motivo di delusione: ma credo che in fondo essa non Le giunga così inattesa.

Con la stima e la devozione di sempre La saluta

Il Suo H. Hesse

1 Gustav Landauer (1870-1919), Kuirt Eisner (1867-1919), Matthias Erzberger (1875-1921), Karl Liebknecht (1871-1919), Rosa Luxemburg (1870-1919), Walther Rathenau (1867-1922).

2 Ludwig Uhland (1787-1862), poeta, e letterato, dal 1819 al 1826 deputa ­to regionale a Stoccarda. Fu membro dell’Assemblea nazionale costituitasi nel 1848 nella Paulskirche di Francoforte e scioltasi l’anno successivo.

3 Durante le prime settimane di febbraio del 1932 gli Hesse e i Mann sog ­giornarono insieme a St. Moritz.


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