LETTERATURA: I MAESTRI: Cosa fu l’ermetismo31 Maggio 2018 di Geno Pampaloni Firenze, 21 febbraio. Alla domanda: che cosa fu l’ermetismo, hanno cercato di rispondere stasera alcuni degli scrittori (critici e poeti) che ne furono protagonisti: Piero Bi gongiari, Carlo Bo, Alfonso Gat to. Mario Luzi, Oreste Macrì, Alessandro Parronchi. La tavo la rotonda era organizzata dal Gabinetto Vieusseux, il cui di rettore, Alessandro Bonsanti, è anche il direttore della rivista (Letteratura) che, senza identificarvisi del tutto, fu tra le riviste più aperte, e di maggior rilievo, alla collaborazione degli ermetici. Sono passati trent’anni. Nel ’38 uscì Campo di Marte, la ri vista diretta da Gatto e Pratolini che con più coerenza ne espresse i motivi e la protesta: nel ’38, sul Frontespizio, fu pub blicato l’articolo di Carlo Bo, Letteratura come vita », che ne rimane il testo più dichia rato e programmatico. Nella discussione di stasera, non c’è stata nessuna vena di rivendicazione, nessuna traccia di trionfalismo, tanto meno campanilistico. Gli ermetici, al loro tempo, furono oggetto di dileggio (per il loro linguaggio arduo, paragonato al trobar clus dei raffinati trovatori pro venzali), accusati di aristocrati cità, di torre d’avorio, e anche sospettati da parte della polizia, come se il loro parlare oscuro e intenso fosse un modo di sfuggire alla realtà del tempo fascista. Acqua passata. Oggi, i protagonisti dell’ermetismo so no dubbiosi persino se esso fos se veramente un « movimento ». Non si riconoscono programmi, non si riconoscono manifesti. Lo stesso articolo di Carlo Bo, che pure ne sintetizza in ma niera perfetta il senso, è senti to più come un primo bilancio, una definizione, che una pro posta («Inseguo sempre un’im magine intera dell’uomo », scri veva il critico: la letteratura era per lui «un problema della no stra anima », « eterno confron to della nostra anima con il senso totale della verità », « un atto intero di coscienza », « una misura interiore », «parte in tatta d’eterno che nutre il no stro futuro ». Mai con maggior rigore la letteratura fu intesa come un assoluto, al di fuori dell’abilità tecnica e delle interferenze dell’ideologia). Il solo Bigongiari, dei sei, pensa all’ermetismo come a una avanguardia, per il tentativo di arrivare a un «grado zero del linguaggio ». e sia pure attraverso una « ipersignificanza » del linguaggio stesso, cioè, se ho ben capito, caricando la pa rola poetica di tutto il suo peso esistenziale, morale, disperatamente positivo. Dopo la poetica dell’immaginazione (Campana), dopo la poetica delle parole (Ungaretti), quella dell’erme tismo fu la poetica del discor so: il linguaggio sentito nella sua totalità come simbolo. Luzi dice che l’ermetismo fu una con vergenza più che un movimen to: e si giovò della giovinezza dei suoi adepti. Fu un incontro felice di ragioni personali con il bisogno di contestare la cul tura provinciale del tempo. Si avvicinò al simbolismo e al surrealismo, ma ciò che contò di più fu la volontà di inventarsi un tempo interiore, di dilatare lo spazio intellettuale e morale dell’uomo, « un’avventura di an nessioni ». Parronchi nega persino che si possa parlare di uno « stili smo » ermetico, di una ricerca unitaria. Già allora, le indivi dualità che oggi siamo portati a considerare come gruppo era no distinte: e gli anni che sono seguiti hanno servito a farle sviluppare secondo le loro ra gioni. Gli ermetici erano antifasci sti: ma anche sul terreno po litico non chiedono « aureole ». Soltanto Gatto ha insistito sul fatto che la loro poesia era, con genialmente, renitente alla sto ria e alla sua retorica: l’erme tismo ha detto, non era assenteismo, non era torre d’avorio. ma « un essere all’erta nel paese della propria anima », una forma di relazione profon da con la realtà. E Bo ha ripe tuto la sua severa parola di un tempo: « L’ermetismo, per noi, nacque dal bisogno spirituale di dare un senso alla nostra vita. Così attribuimmo alla letteratu ra, ai poeti, tutto ciò che la sto ria, la cultura, la filosofia del tempo era incapace di darci ». Infine, non c’è orgoglio re trospettivo neppure nella consi derazione dell’area culturale che l’ermetismo coltivò. Noi che siamo più giovani, e abbiamo profittato della sua lezione, ri cordiamo l’ermetismo come una apertura sulla poesia europea. Ma Bigongiari ha precisato mol to bene i limiti e l’originalità di quell’esperienza, risposta « italiana » al surrealismo e al l’informale: Pollock e Dylan Thomas erano nostri coetanei, ha detto, e noi leggevamo Eluard. L’intervento critico più impegnato è stato quello di Macrì, che presiedeva la riunione. La contestazione, politica e morale, alla dittatura fu netta: ma non fu essenziale. L’erme tismo fu un fatto squisitamente letterario, di opposizione sia al la poesia pura sia alla prosa d’arte. Le ragioni che lo sosten nero non furono formali ma esistenziali. Assunse la poesia come una « categoria ». nella quale poesia, prosa, critica si identificavano in una esperien za interiore dell’assoluto. E tale tensione neoromantica, neo simbolica segna un punto pre ciso nella cultura del nostro secolo. Per conto nostro, saremmo portati a dare una testimonian za ben positiva dell’ermetismo. Anche se non fu un « movimen to », fu una stagione onorevole della nostra letteratura: la sua aggressione alla retorica fu più forte della sua maniera; il ri fiuto del compromesso, l’acce zione religiosa della letteratura, la tensione vissuta verso una verità in cui convergevano cat tolici e non cattolici, ebbero una funzione radicale e rinnovatrice. Se pure ingenua come tutti gli estremismi l’affermazione categorica e globale del linguaggio come poesia (vi ha insistito stasera Gatto) fu de cisiva per liberarsi dal realismo minore che infestava la nostra cultura. La stessa poesia del primo trentennio del secolo, da Ungaretti a Montale, fu rinvigorita dalla « estensione retroatti va » (Parronchi), dalla interpretazione non formalistica ma religiosa che gli ermetici ne dettero. E, per ultimo, una con siderazione ci veniva fatta ve dendo riuniti i sei scrittori attorno al tavolo del Vieusseux: forse per l’ultima volta nella storia delle nostre lettere, con l’ermetismo, un’avventura lette raria fu anche un’amicizia.
Letto 1021 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||