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LETTERATURA: I MAESTRI: Due termini

14 Settembre 2011

di Virgilio Lilli
[dal “Corriere della Sera”, mercoledì 1 ottobre 1969]

Discutevamo, giorni fa, di avvenimenti d’oggi. Eravamo in complesso persone abba ­stanza moderate, prive di quelle passioni che rendono il dia ­logo spinoso, sempre sul punto di scivolare nel litigio. No ­nostante ciò la nostra conver ­sazione risultava irta di ambiguità insormontabili, come se non riuscissimo a esprimere chiaramente con le parole i concetti che formulava la mente.

In altri termini, il tentativo di comunicare fra noi fal ­liva, come del resto fallisce tutte le volte che uomini sia pure liberi si mettono a ragio ­nare delle problematiche dei nostri giorni. Ripercorrendo più tardi con pedanteria l’iter di quella conversazione mi par ­ve di avere trovato la ragione semplice e allo stesso tempo complessa della impossibilità di trasmissione e di ricezione fra intelligenze autonome e di ­verse. « Basterebbe convenire di invertire due termini del nostro linguaggio e tutto sa ­rebbe meno oscuro », mi dissi.

I due termini sono due aggettivi sostantivizzati che da tempo hanno funzione di coor ­dinare nel quadrante politico del mondo moderno: « destra », « sinistra ». Essere di destra, infatti, è quasi da due secoli, decennio più decennio meno, una qualificazione definitiva così essere di sinistra. Ideo ­logia di destra, ideologia di sinistra; partiti di destra, par ­titi di sinistra; politica di de ­stra, politica di sinistra e via discorrendo. Perfino arte di destra e di sinistra, al punto che un ritratto o un paesaggio o una natura morta possono essere a loro volta, nientedi ­meno, di destra o di sinistra. E il mondo è diviso in due blocchi ideologici, oltre che territoriali, di destra l’uno, di sinistra l’altro, il primo orien ­tato sugli Stati Uniti, il secon ­do sull’Unione Sovietica, de ­stra l’America, sinistrala Russia.

Mi pare inutile soffermarsi qui sul significato essenziale dei termini destra e sinistra in senso ideologico. Più interes ­sante mi sembra esaminare praticamente un paese di de ­stra o di sinistra nei suoi li ­neamenti concreti e vedere se gli si attaglia la catalogazio ­ne di destra o di sinistra.

Il paese che meglio si pre ­sta a un esame del genere ri ­tengo sia l’Unione Sovietica, questa specie di Vaticano o di Mecca della sinistra. Si trat ­ta fra l’altro di un mondo cir ­coscritto dentro confini dottri ­nari, prima che geografici, di una evidenza direi abbaglian ­te. Sotto questo aspetto esso potrebbe essere definito un ca ­stello, anche se di dimensioni mastodontiche. Un castello nel significato medievale, chiuso al mondo esterno e allo stesso tempo incombente su di esso con tutta la dinamica della sua racchiusa, segreta potenza.

Dentro il perimetro di que ­sto castello, la struttura della società è militare. Non solo perché l’esercito è la corazza del suo corpo sociale, ma an ­che perché il suo corpo socia ­le vive in un’atmosfera menta ­le e civica di milizia. Come un soldato, il cittadino sovie ­tico non determina, è deter ­minato; come un soldato esso si inquadra mentalmente nel ­la scaffalatura gerarchica; co ­me un soldato non fa propo ­ste bensì obbedisce a solleci ­tazioni meccaniche vivendo, tutto sommato, una vita d’ar ­ma regolata in attività di uffi ­ciali e di truppa (i « quadri », le « masse »). Il fine latente dei cittadini, come nell’eserci ­to, è la lotta, l’attacco contro tutto ciò che è fuori del castel ­lo. E tutto ciò che è fuori del castello è da conquistare.

In un mondo simile, ovvia ­mente, l’esercito vero e proprio costituisce l’arco portante del ­l’edificio nazionale che è un edificio religioso come nelle società imperiali:la Chiesae la milizia, l’altare e la spada.

La Chiesaè il partito unico che incarna l’ideologia; la qua ­le è dogmatica e cioè esclude l’opposizione. Il dogma è il dettato comunista col suo Vangelo costituito dalle Sacre scritture marxiste e dalle glos ­se dei suoi interpreti. Tutto ciò che mette in discussione va represso e cancellato come eretico: il carcere, i lavori for ­zati, l’autodafé, la morte, sono gli strumenti purificatori del ­la società ideale e teologica comunista. Il comitato centrale del partito, centrale come è centrale la curia vaticana, è lo spirito operante della so ­cietà tutta intera e i suoi mem ­bri sono allo stesso tempo i suoi dottori.

Tutto ciò che avviene al ­l’interno del castello imperia ­le teocratico partecipa del mi ­racolo: l’industria, l’agricoltu ­ra, la scienza sono altrettanti miracoli della « fede ». Qual ­siasi attività dell’uomo va in ­tonata alla fede: il poeta, il musicista, il pittore sono al servizio della celebrazione del dogma. Non appena essi diano segni d’allontanarsene vanno processati da un « Santo Uffizio » che li elimina dal tessuto della società come neoplasmi, con la deportazione o la morte precedute dalla flagellazione psicologica e morale.

Anche il lavoro, in una cornice di tale rigore, è una specie d’offizio religioso e di consegna da caserma: un fenomeno appunto religioso-militare-burocratico. Il lavoratore è un milite, un fedele impiegato statale insieme. Lo Stato-Chiesa-Caserma lo celebra allo stesso tempo che lo imprigiona, come le Chiese ce ­lebrano e allo stesso tempo imprigionano i fedeli. Un ten ­tativo di sciopero in Russia (del resto impossibile) trove ­rebbe subito le bocche da fuo ­co dei carri armati e la depre ­cazione del Satana tentatore capitalista.

I soli contrasti inevitabili avvengono al vertice, al livello delle altissime gerarchie, giu ­sto come nelle curie delle so ­cietà religiose o nelle famiglie dei principi medievali. In questa atmosfera di porporati e principi può prevalerne uno ben individuato e si hanno allora governi personali o di monarchia assoluta (vedi Le ­nin, Stalin, Krusciov eccete ­ra); o la curia riesce a do ­mare le spinte individuali e si hanno governi a oligarchia ristretta di natura episcopale- militare-poliziesca come avvie ­ne da qualche anno.

Oltre le mura del castello vigilato perennemente dalla polizia, vivono i « pagani », gli « infedeli », da conquistare al ­la fede unica con ogni mezzo Ma i mezzi radicali sono due: le missioni e l’esercito. Le mis ­sioni sono i partiti comunisti installati nei vari paesi capi ­talisti e diretti da una « pro ­paganda fide » centralizzata presso il partito comunista so ­vietico; loro compito è con ­vertire i paesi pagani con evangelizzazioni fondate sul principio della erosione poli ­tica che conduce alla rivolu ­zione locale. L’esercito è un esercito di « crociati » desti ­nati a intervenire, dove le mis ­sioni falliscano, con guerre di liberazione.

I paesi conquistati dalle missioni o dai crociati vengo ­no annessi alla metropoli im ­periale-religiosa come « fratel ­li » ma con una cittadinanza ridotta: qualunque mossa di insofferenza si manifesti fra essi è ispirata dal Satana pro ­vocatore capitalista e va re ­pressa con l’armata dei cro ­ciati, come nel caso dell’Un ­gheria, di Berlino-est, della Polonia, della Cecoslovacchia. La sovranità di tali fratelli è limitata, come nelle contrade dominate da un impero e come addirittura nelle anime domi ­nate da una fede di natura pa ­ternalistica quale ad esempio quella cattolica.

Può darsi il caso d’un paese « fratello » che per ragioni ec ­cezionali si sottragga alla sog ­gezione della metropoli. Un paese simile è da combattere prima e più che gli stessi paesi « pagani » (o infedeli o capi ­talisti). Più o meno il feno ­meno della Controriforma e delle guerre di religione. Non a caso da qualche tempo si profila lo spettro d’una guerra atomica fra i gesuiti russi e i protestanti cinesi; o viceversa.

Né è da dimenticare chela Russiadispone d’un gigante ­sco possedimento territoriale in un continente extra-euro ­peo, unica nazione al mondo, ai giorni nostri, che non abbia accolto il principio della de ­colonizzazione. Paragonata al ­la immensa colonia che si estende dagli Urali al Mar del ­la Cina, l’India già posseduta dagli inglesi era una colonia di misura modesta. Ai cre ­scenti sintomi premonitori del mondo asiatico di rivendicare l’autonomia delle terre del loro continente e dei popoli cui esse geograficamente ed etni ­camente competono,la Russiaha risposto praticamente sa ­turando di divisioni corazzate e di missili atomici la sua sconfinata Angola.

Nel cerchio di ferro di un tale congegno, la stampa è un attrezzo parrocchiale di gior ­no in giorno regolata da un imprimatur dogmatico sorretto dalla censura e salvaguardato dalla polizia. I giornali sono a loro modo degli Osservatore romano, e la letteratura è una catechistica più o meno ro ­manzata.

Riassumendo queste rapide considerazioni, un paese a ideologia dogmatica, con una polizia elefantiaca e capillare, con un esercito di dimensioni imperiali (classe e casta in seno alla nazione), privo di opinione pubblica, niente op ­posizione, niente libera stam ­pa, niente liberi sindacati, niente diritto di sciopero; un paese con processi infamanti: scomuniche, deportazioni, car ­cere duro, lavori forzati agli artisti, agli intellettuali (non solo, ma all’arte stessa, alla pittura, alla poesia, alla musi ­ca, alla letteratura, alla filoso ­fia); un paese che assoggetta con la forza delle armi e con occupazioni militari paesi stra ­nieri; un paese messianico, espansionista, unico a posse ­dere la metà d’un continente fuori dei suoi confini geografici ed etnici; un simile paese è ancora qualificato come la anfora vitale, l’archetipo, il modello paradigmatico delle sinistre; la sinistra per eccel ­lenza, la sinistra tout court. Come potere riuscire a con ­durre in porto un dialogo fra intelligenze autonome e con ­sapevoli, un dialogo nel quale si chiama giorno la notte e notte il giorno? (Invertire i termini, dicevo all’inizio.)


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