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LETTERATURA: I MAESTRI: I due volti della scienza

26 Agosto 2008

di Virgilio Titone
[dal “Corriere della Sera”, lunedì 26 gennaio 1970]

C’è la scienza viva e c’è la scienza morta. Quest’ultima non è il passato, né uno stadio superato di quella che ieri era stata una ricerca legit ­tima e i cui risultati non po ­trebbero più accettarsi. Le pri ­me pietre dell’edificio che si continuerà sempre a costruire non valgono meno delle altre né possono buttarsi via. Stan ­no lì e ci rimarranno, a sostegno di quelle che si sono aggiunte in seguito. Morto è invece il parassitismo pseudo ­scientifico di coloro che si af ­faticano a dettar regole e si ­stemi per gli altri: per la vita che non vivono e non sanno vivere.
In questo senso possiamo distinguere due classi non pro ­priamente sociali, ma di ope ­ratori nella società e nella cultura: dei lavoratori da un lato e dei parassiti e sfrutta ­tori del lavoro dall’altro. I la ­voratori sono qui gli artisti o gli scienziati o coloro che creano le basi di nuove atti ­vità economiche e quindi di un più esteso benessere o di una società più umana: tec ­nici, industriali, mercanti, arti ­giani eccetera. Accanto a co ­storo sorgono sempre gli al ­tri, quelli che dettano ai vivi le leggi della morte.

*

Può quindi sembrare stra ­no che quell’ideologia, che oggi rappresenta la veste moder ­na della scienza morta, tragga le sue origini dall’esaltazione del progresso scientifico, né meno strano che ad esaltarsi non siano i veri scienziati. Sono gli « altri ». Costoro co ­noscono quello che nessuno presume di poter conoscere, le trasformazioni future dell’u ­manità, che si credono auto ­rizzati a descrivere muoven ­do dalla storia passata per an ­ticipare tutto il processo della storia futura. Questo connu ­bio di falsa scienza e di falsa storia costituisce infatti la na ­tura propria e nuova dell’ideo ­logia. Se ne potrebbe anzi segnare la data di nascita: il 1794, l’anno della fondazione della famosa Scuola politec ­nica di Parigi. Vi insegnarono alcuni tra i più illustri mate ­matici, fisici, chimici del tem ­po, che però essenzialmente si occuparono dei loro studi spe ­cifici. Invece non pochi degli scolari, e fra questi alcuni di quelli che scientificamente po ­tevano dirsi i meno dotati, non solo credettero di poter indicare ai maestri la strada da seguire, ma pensarono di tracciare i binari entro cui si sarebbe dovuta muovere la società futura: e cioè estesero indebitamente le leggi dei fe ­nomeni naturali, che possono ripetersi, all’uomo, che non ripete mai né se stesso né gli altri. Furono appunto costoro a esser chiamati ideologi, no ­me che precedentemente si era dato agli studiosi delle idee, ossia degli uomini come esseri pensanti.
Fra essi c’era il conte di Saint-Simon, che aveva fre ­quentato quei celebrati corsi, ma, a quel che pare, senza riuscire a trarne un grande profitto, tanto che a un cer ­to punto pensò di poter me ­glio riuscirci andandosene ad abitare di fronte alla Scuola e invitando ogni giorno a pranzo qualcuno dei suoi pro ­fessori. Sperava di imparare dai loro discorsi molto di più che dalle lezioni che aveva rinunziato ad ascoltare. Senonché l’esperimento riuscì de ­ludente, perché i professori mangiavano abbastanza, ma parlavano poco e per conto suo, nonostante l’entusiasmo scientifico, egli infallibilmente si addormentava. Il che però non gli impedì di scrivere e anche di farsi scrivere una se ­rie di libri, opuscoli, giornali, in cui si dava un sistema com ­piuto di quello che l’umanità avrebbe dovuto fare e pen ­sare e delle forme del suo governo. Ma in questo più conseguente fu un altro ex- ­studente della medesima scuo ­la. Augusto Comte, che finì col concepire un ordinamento sociale così perfettamente or ­ganizzato da potersi conside ­rare come il più intollerante dispotismo fra quanti in ogni tempo ne siano stati conce ­piti.
E’ stato dimostrato che, seb ­bene il positivismo del Comte e l’idealismo di Hegel, da cui deriverà il marxismo, sembri ­no due sistemi del tutto anti ­tetici sia nelle premesse sia nelle conclusioni, le analogie fra l’uno e l’altro sono tante e tali, che non appare arbi ­trario, almeno sotto un certo aspetto, ricondurli a un mede ­simo principio. « Il punto cen ­trale, – osserva F. A. Hayek – cioè la convinzione che la mente individuale sarebbe capace di spiegare se stessa e le leggi della sua evoluzione passata e futura…, è identico in entrambi e Marx l’ha trat ­to da Hegel, come da Marx l’hanno tratto i suoi disce ­poli ». Comune fu infatti la presunzione di sovrapporsi ai fatti e di potere stabilire la direzione di tutta la storia dei secoli che sarebbero seguiti al loro tempo.
 

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Così, mentre la ricerca scientifica, senza inutili chiac ­chiere o sterili programmi, proseguiva per la sua strada, che era anche quella delle vere rivoluzioni, possibili solo quando, con la trasformazione delle tecniche, si rende ac ­cessibile a tutti quello che prima era stato il privilegio dei pochi e si riesce a com ­battere la povertà, il pregiu ­dizio, la malattia, la morte, le sorgeva accanto il vuoto fan ­tasma dello scientismo ideolo ­gico, che poteva considerarsi come il principio opposto: il principio della controrivolu ­zione. Ma questo era avve ­nuto sempre e anche quando l’ideologia nelle sue forme moderne era ancora lontana. Non era invece avvenuto con l’utopia, che, comune a tutti i tempi, è cosa ben diversa: un sogno a occhi aperti nella consapevolezza del sogno. Pla ­tone sapeva che la sua repub ­blica non poteva attuarsi e lo sapevano tutti coloro che, richiamandosi a questo filoso ­fo, costruirono un loro ideale modello dello stato. Al con ­trario l’ideologia – questa è la sua specifica essenza – si richiama alla storia e come le altre forme non ideologiche della scienza morta assume il carattere di una certezza coer ­citiva, che la distingue dagli innocui vagheggiamenti di per ­fetti e felici ordinamenti sta ­tali.
 

*

In realtà dovunque ci sia dato osservare un’ansia nuo ­va di vita, sotto ogni possibile forma, tale sedicente scienza si affretta ad affermare il suo diritto di morte. Il cristiane ­simo sorge come una luce nuova di amore e gli gnostici cercano di farne un’arida dot ­trina filosofica. Passano i se ­coli. La civiltà risorge con le nostre libertà comunali, che avrebbero dato al mondo lo splendore del Rinascimento. L’impero, che si chiamava ro ­mano e coincideva col mondo germanico, combatte i comuni. I giuristi italiani, riuniti a Roncaglia, proclamano il di ­ritto dell’impero. Passano an ­cora altri secoli, durante i quali gli stessi dotti escogi ­tano le torture più raffinate contro migliaia di infelicissime donne, che si bruciano come streghe, o contro i deviazio ­nisti del tempo, che si chia ­mano eretici, e tutto questo sempre in nome della scienza – il diritto o la teologia -, ancora associata al potere. Si perviene infine ai nostri gior ­ni. Negli ultimi vent’anni si è compiuta una grande rivo ­luzione, la più vasta che la storia ricordi dopo l’avvento del cristianesimo.
Un secolo fa si poteva an ­cora morire di fame, di fred ­do, di innumerevoli malattie, che ora si combattono facil ­mente. Un vestito come un pezzo di pane sembrava una cosa preziosa e, mentre la maggior parte della popola ­zione era denutrita, sudicia, analfabeta, la durata media della vita umana non oltre ­passava i quarant’anni. A po ­co a poco la scienza della vita e la tecnica, che non può propriamente disgiungersene, sono riuscite a trasformare ra ­dicalmente l’uomo e il suo am ­biente e negli ultimi decenni tale processo di trasformazio ­ne è divenuto così rapido, che sono state superate le più ot ­timistiche previsioni. In venti anni, per esempio, si è co ­struito più che nei duemila anni precedenti. Infine uomi ­ni e donne non solo vivono più a lungo, ma sono anche divenuti più belli e perfino ne è di molto aumentata la statura media. Si può pensare a una rivoluzione più radicale di questa, che è riuscita a trasformare anche il volto e le fattezze dell’uomo?
Ma a questa ne è seguita negli ultimi tempi un’altra, forse non meno grandiosa ed estesa: la rivolta contro la schiavitù della famiglia o la sacralità del sesso o la tiran ­nide della morale puritana, il cui simbolo, la minigonna, può al riguardo ritenersi non me ­no rivoluzionario della radio o dell’automobile. Affermatosi anzitutto nei paesi che più di quattro secoli prima avevano accolto la riforma protestante (la coincidenza non è stata osservata, ma deve conside ­rarsi storicamente significati ­va), anche questo movimento di liberazione è andato poi diffondendosi in tutto il mondo occidentale. Né importa che l’uomo non sia oggi più felice di prima. Non lo sarà mai, né mai potrà modificare la misura della sua infelicità.
 

*

Purtroppo i teorici dei mo ­vimenti giovanili e studente ­schi sono riusciti a far cadere nell’assurdo e nel ridicolo una rivolta originariamente spontanea e non priva di un suo contenuto. Come Marx credeva in un successivo im ­miserimento del proletariato, così Marcuse ha creduto in un suo progressivo imbarbari ­mento « consumistico » e nel ­la necessità della violenza ri ­voluzionaria. Pensiamo a quei teorici della poesia che nulla capivano dei poeti e perciò presumevano di poter dettare le regole del poetare, le unità aristoteliche per il teatro e altre del genere. Ora hanno scoperto quelle della poetica marxistica: ossia della poetica della non poesia.

 

 


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3 Comments

  1. Commento by Gian Gabriele Benedetti — 26 Agosto 2008 @ 17:17

    Davvero attuale e informato di saggezza il presente articolo.
    Noi tutti siamo convinti dell’importanza della scienza, ma dobbiamo porci scetticamente nei confronti dello scientismo o della scienza che pretende di imporsi con una certezza(?) assoluta, propinandoci, non di rado, ideologie tutt’altro che innocue. È vero che la scienza si lega strettamente al progresso umano, di cui è spesso artefice, ma è altrettanto vero che, come sosteneva Rousseau, che amo ricordare, al progresso scientifico non si è sviluppato parallelamente un progresso spirituale.
    Tanto meno accettabile è la scienza che vuole imporsi alla poesia o alla fede, giacché la scienza arriva fino ad un limite invalicabile, la poesia e la fede vanno ben oltre
    Gian Gabriele Benedetti

  2. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 26 Agosto 2008 @ 17:31

    Quanta scienza morta in giro, vero Gian Gabriele?

  3. Commento by Gian Gabriele Benedetti — 26 Agosto 2008 @ 18:14

    Proprio così! E produce tanta aridità, allontanandosi dall’uomo vero, dalla sua vera essenza. Diceva Gerges Bernanos: “La scienza libera soltanto un esiguo numero di spiriti per essa predestinati. Asservisce gli altri”. Forse l’affermazione è un po’ troppo pessimistica, ma… quanta verità, se si “scava” fino in fondo!
    Gian Gabriele

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