LETTERATURA: I MAESTRI: I due volti della scienza26 Agosto 2008 di Virgilio Titone C’è la scienza viva e c’è la scienza morta. Quest’ultima non è il passato, né uno stadio superato di quella che ieri era stata una ricerca legit Âtima e i cui risultati non po Âtrebbero più accettarsi. Le pri Âme pietre dell’edificio che si continuerà sempre a costruire non valgono meno delle altre né possono buttarsi via. Stan Âno lì e ci rimarranno, a sostegno di quelle che si sono aggiunte in seguito. Morto è invece il parassitismo pseudo Âscientifico di coloro che si af Âfaticano a dettar regole e si Âstemi per gli altri: per la vita che non vivono e non sanno vivere. * Può quindi sembrare stra Âno che quell’ideologia, che oggi rappresenta la veste moder Âna della scienza morta, tragga le sue origini dall’esaltazione del progresso scientifico, né meno strano che ad esaltarsi non siano i veri scienziati. Sono gli « altri ». Costoro co Ânoscono quello che nessuno presume di poter conoscere, le trasformazioni future dell’u Âmanità , che si credono auto Ârizzati a descrivere muoven Âdo dalla storia passata per an Âticipare tutto il processo della storia futura. Questo connu Âbio di falsa scienza e di falsa storia costituisce infatti la na Âtura propria e nuova dell’ideo Âlogia. Se ne potrebbe anzi segnare la data di nascita: il 1794, l’anno della fondazione della famosa Scuola politec Ânica di Parigi. Vi insegnarono alcuni tra i più illustri mate Âmatici, fisici, chimici del tem Âpo, che però essenzialmente si occuparono dei loro studi spe Âcifici. Invece non pochi degli scolari, e fra questi alcuni di quelli che scientificamente po Âtevano dirsi i meno dotati, non solo credettero di poter indicare ai maestri la strada da seguire, ma pensarono di tracciare i binari entro cui si sarebbe dovuta muovere la società futura: e cioè estesero indebitamente le leggi dei fe Ânomeni naturali, che possono ripetersi, all’uomo, che non ripete mai né se stesso né gli altri. Furono appunto costoro a esser chiamati ideologi, no Âme che precedentemente si era dato agli studiosi delle idee, ossia degli uomini come esseri pensanti. * Così, mentre la ricerca scientifica, senza inutili chiac Âchiere o sterili programmi, proseguiva per la sua strada, che era anche quella delle vere rivoluzioni, possibili solo quando, con la trasformazione delle tecniche, si rende ac Âcessibile a tutti quello che prima era stato il privilegio dei pochi e si riesce a com Âbattere la povertà , il pregiu Âdizio, la malattia, la morte, le sorgeva accanto il vuoto fan Âtasma dello scientismo ideolo Âgico, che poteva considerarsi come il principio opposto: il principio della controrivolu Âzione. Ma questo era avve Ânuto sempre e anche quando l’ideologia nelle sue forme moderne era ancora lontana. Non era invece avvenuto con l’utopia, che, comune a tutti i tempi, è cosa ben diversa: un sogno a occhi aperti nella consapevolezza del sogno. Pla Âtone sapeva che la sua repub Âblica non poteva attuarsi e lo sapevano tutti coloro che, richiamandosi a questo filoso Âfo, costruirono un loro ideale modello dello stato. Al con Âtrario l’ideologia – questa è la sua specifica essenza – si richiama alla storia e come le altre forme non ideologiche della scienza morta assume il carattere di una certezza coer Âcitiva, che la distingue dagli innocui vagheggiamenti di per Âfetti e felici ordinamenti sta Âtali. * In realtà dovunque ci sia dato osservare un’ansia nuo Âva di vita, sotto ogni possibile forma, tale sedicente scienza si affretta ad affermare il suo diritto di morte. Il cristiane Âsimo sorge come una luce nuova di amore e gli gnostici cercano di farne un’arida dot Âtrina filosofica. Passano i se Âcoli. La civiltà risorge con le nostre libertà comunali, che avrebbero dato al mondo lo splendore del Rinascimento. L’impero, che si chiamava ro Âmano e coincideva col mondo germanico, combatte i comuni. I giuristi italiani, riuniti a Roncaglia, proclamano il di Âritto dell’impero. Passano an Âcora altri secoli, durante i quali gli stessi dotti escogi Âtano le torture più raffinate contro migliaia di infelicissime donne, che si bruciano come streghe, o contro i deviazio Ânisti del tempo, che si chia Âmano eretici, e tutto questo sempre in nome della scienza – il diritto o la teologia -, ancora associata al potere. Si perviene infine ai nostri gior Âni. Negli ultimi vent’anni si è compiuta una grande rivo Âluzione, la più vasta che la storia ricordi dopo l’avvento del cristianesimo. * Purtroppo i teorici dei mo Âvimenti giovanili e studente Âschi sono riusciti a far cadere nell’assurdo e nel ridicolo una rivolta originariamente spontanea e non priva di un suo contenuto. Come Marx credeva in un successivo im Âmiserimento del proletariato, così Marcuse ha creduto in un suo progressivo imbarbari Âmento « consumistico » e nel Âla necessità della violenza ri Âvoluzionaria. Pensiamo a quei teorici della poesia che nulla capivano dei poeti e perciò presumevano di poter dettare le regole del poetare, le unità aristoteliche per il teatro e altre del genere. Ora hanno scoperto quelle della poetica marxistica: ossia della poetica della non poesia.   Letto 2813 volte. | ![]() | ||||||||||
Commento by Gian Gabriele Benedetti — 26 Agosto 2008 @ 17:17
Davvero attuale e informato di saggezza il presente articolo.
Noi tutti siamo convinti dell’importanza della scienza, ma dobbiamo porci scetticamente nei confronti dello scientismo o della scienza che pretende di imporsi con una certezza(?) assoluta, propinandoci, non di rado, ideologie tutt’altro che innocue. È vero che la scienza si lega strettamente al progresso umano, di cui è spesso artefice, ma è altrettanto vero che, come sosteneva Rousseau, che amo ricordare, al progresso scientifico non si è sviluppato parallelamente un progresso spirituale.
Tanto meno accettabile è la scienza che vuole imporsi alla poesia o alla fede, giacché la scienza arriva fino ad un limite invalicabile, la poesia e la fede vanno ben oltre
Gian Gabriele Benedetti
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 26 Agosto 2008 @ 17:31
Quanta scienza morta in giro, vero Gian Gabriele?
Commento by Gian Gabriele Benedetti — 26 Agosto 2008 @ 18:14
Proprio così! E produce tanta aridità , allontanandosi dall’uomo vero, dalla sua vera essenza. Diceva Gerges Bernanos: “La scienza libera soltanto un esiguo numero di spiriti per essa predestinati. Asservisce gli altri”. Forse l’affermazione è un po’ troppo pessimistica, ma… quanta verità , se si “scava” fino in fondo!
Gian Gabriele