LETTERATURA: I MAESTRI: I nuovi paradisi3 Giugno 2017 di Carlo Laurenzi Cosa importa che sia una favola; coloro i quali le si sono accostati sanno che nes sun inferno è meno incorpo reo e più atroce, opera minu ziosamente umana. Come i Lager nazisti il ca stello si nasconde in Germa nia, nel grembo della Foresta Nera. Vi si giunge come a un « nido d’aquila », superando montagne. E introvabile, inac cessibile. Quando i cancelli vengono chiusi e sprangate quelle che un poeta definì le « persiane di sangue », il pon te sul baratro è abbattuto. Le vittime restano davvero sole, faccia a faccia con i carnefici. La finzione è datata all’epoca del gran Re Luigi, ma una prigionia di questa natura non ha tempo. Può ghermirci do vunque, ogni giorno: basta che siamo indotti a codificare nella fantasia la liceità della lussuria, piuttosto che a con tenerla. Un carcere può spec chiarsi in un altro carcere, o racchiuderlo. L’uomo che im maginò il castello di Silling, proprio allora, era chiuso nella Bastiglia. * L’Inferno dei teologi ha co me segno il disordine (l’ine sprimibile); questo di Silling. come del resto quello della Divina Commedia, è simme trico con rigore. Vigono in esso regole meticolose, tanto malvage che non è possibile non trasgredirle. I dannati sono quarantadue, molti dei quali del tutto puri, anzi vir tuosi: giovani donne, e anche bambine, e anche bambini, catturati con la violenza o l’astuzia. Altre vittime sono (o sembrano) consenzienti Quasi tutti â— e tutti i puri â— morranno; ma la loro pe na capitale non è il sacrificio dopo le molte sevizie bensì la condizione di oggetti di lus suria. In questo, compiacendosi di questo, l’autore della favola ferisce l’uomo. D’altronde l’intenzione dell’autore â— perseguitato, ma ledetto, imprigionato â— era esattamente la vendetta, col ferire chi lo leggesse; il suo vanto di artista è di saperci ferire ancora, quasi duecento anni più tardi. Ciò non av viene a causa della intollera bile descrizione delle orge e dei riti (quanta letteratura satanica è caduta in polvere), ma perché l’autore ci mette di fronte a un’angustia perenne, il dubbio che siamo cose non uomini o che prevarichiamo su esseri umani come su cose. Il problema è sempre il pro blema della libertà. Dall’abuso della forza nasce l’orrore. « Considerate la vostra situazione, considerate ciò che siete » tuona allo sbigottito harem il duca de Blangis; « pensate a quello che siamo e possano queste riflessioni farvi tremare. Siete fuori dei confini della Francia, nelle profondità di una foresta fra alte e nude montagne; i sentieri che vi hanno portato qui sono stati distrutti dopo che li avete attraversati. Siete cu stodite in una cittadella ine spugnabile; nessuno sulla ter ra sa che siete qui. Per quanto riguarda il mondo siete già morte, e se ancora respirate dipende dal nostro piacere, in funzione di esso soltanto. E quali sono le persone alle quali ora siete subordinate? Esseri di profonda e ricono sciuta criminalità, che non hanno altro dio oltre la loro lascivia, nessuna legge oltre la loro depravazione, nessun in teresse se non per le loro orge: incredibilmente dissolu ti, ai cui occhi la vita di una donna, che dico?, le vite di tutte le donne sono insi gnificanti quanto lo schiaccia re una mosca. Saranno indub biamente pochi gli eccessi ai quali non saremo portati. Fa te che nessuno di essi vi at terrisca. Senza batter ciglio abbandonatevi a tutto. Di fronte a qualsiasi cosa mo strate pazienza, sottomissione e coraggio. I nostri ordini ve li abbiamo letti, sono molto saggi e adatti per la vostra salvezza e i nostri piaceri. In breve: rabbrividite, tremate, prevenite, obbedite ». Che aggiungere? C’è, nell’allocuzione fiammeggiante e brutale di Blangis, l’eco di una minaccia che non si estingue, poiché sorge dalla nostra mi seria. L’uomo è anche l’uomo di Sade. Quando leggiamo Le centoventi giornate non sappiamo sottrarci all’angoscia, all’ammirazione letteraria per uno « stile sovrano », all’ese crazione per gli oppressori, al la rivolta, e alla paura. È come se un guanto di ferro ci stringesse la gola. Ma nessuno ci persuaderà che Sade, come si pretende, sia un liberatore alla guisa di Freud. Sade co nosceva con chiarezza che la deificazione della lussuria, per le vittime e per i carnefici, è una condanna: la schiavitù. * La poetessa americana Lenore Kandel (esistono anche in Italia equivalenti in forma to ridotto di costei) è autrice di Love Book, un volume di versi che ha provocato l’arre sto di librai a San Francisco e a Los Angeles, sotto l’accusa di aver messo in vendita ma teriale osceno. Da anni la censura è comprensiva in America: di rado si arriva a tanta severità, ma Miss Kan del non è, come direbbero i francesi, una che abbia freddo agli occhi. I suoi versi non sono alati e non indulgono alle perifrasi. Love Book è un libro pornografico, secondo una certa moda. Tutto qui. O peggio. Se Miss Kandel propugna la liceità della lus suria e la deificazione dell’ero tismo, asserisce di farlo cri stianamente, con untuosità. « Una delle cose che debbo accettare e affrontare e propa gandare â— ha dichiarato Miss Kandel al foglio protestatario Los Angeles Free Press â— è insegnare agli uomini (e alle donne) che sono belli. Sono veramente convinta che se si accettano la propria e l’altrui bellezza e la propria e l’altrui divinità non si può nuocere ad alcuno… Una signora, fi glia di un pastore metodista, educata in collegi religiosi e sposata con un pastore della chiesa congregazionista, ha sentito che il mio libro era così chiaro e così religiosa mente bello che lo ha rega lato per Natale a molte sue amiche ». Traggo queste parole, in traduzione italiana, dall’anto logia Le voci degli hippies, pubblicata presso l’editore che fu e rimane l’editore di Croce. Il discorso di Lenore Kandel non mi convince; la feroce perorazione di Blangis mi sembra non solo stilistica mente ma moralmente prefe ribile. I pornografi di oggi in tutte le arti credono nel para diso, e il loro paradiso ha un sapore che somiglia a quel lo della marmellata di coto gne, casareccia, spalmata sul gorgonzola. Letto 1141 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||