LETTERATURA: I MAESTRI: I segreti di Mallarmé6 Dicembre 2012 di Mario Bonfantini Utile richiamo alla grande lezione poetica di Mal larmé, cui è legata tanta par te, la più viva, della poesia moderna, è giunto un denso libro di Francesco Piselli, Mallarmé e l’Estetica (Mur sia, pp.299, L. 3.500). Ed è titolo veramente improprio, perché per Mallarmé si trat tò anzitutto di « poetica », in quanto le sue idee sulla poe sia nacquero dal « fare », ma ancor più per il fatto che in lui Estetica o Poetica che fosse coincisero perfettamen te con la Filosofia: una sua filosofia espressa a più ri prese, in modi sommari e talvolta oscuri per la stre nua brevità delle formule, ma a badar bene estrema mente precisi e perentori. Già per Baudelaire (si pen si al famoso sonetto « Correspondances ») l’ufficio ve ro della poesia era in una ricerca di carattere, in fon do, conoscitivo, cioè filosofi co: condurre alla ragione in tima delle cose attraverso la interpretazione dei « simboli » che la natura ci offre. Ora per il Mallarmé, sulle sue orme e su quelle del Poe, le parole, progressiva mente liberate dal loro si gnificato meccanicamente volgare cui le ha ridotte l’u so (egli diceva sprezzante mente, « les mots de la tri bù »), rinverginate dal fuoco dell’ispirazione, debbono per metterci di arrivare a coglie re, sotto il gioco delle par venze che il poeta ha saputo approfondire, addirittura il « significato ideale » dell’uni verso. Senonché questo ap profondimento, questa « ri cerca dell’assoluto » (per dir la appunto alla Poe), ci por ta fatalmente al supremo in differenziato, al Nulla. Tuttavia, riconosciuto che noi non siamo altro se non « vane forme della materia », questa materia fuggevole e confusa che noi siamo, con la Poesia, cioè per virtù del la parola, si lancia forsen natamente nel sogno, can tando l’anima e tutte le di vine impressioni che si so no accumulate in noi sin dalle prime età, e procla mando dinanzi al Nulla (che è la verità) queste « gloriose menzogne ». Cosi il poeta può raggiungere nell’opera una specie di eternità, di va lidità assoluta, con un atto di « pura creazione ». E per far questo, egli dovrà libe rarsi dalla tentazione di « de scrivere »: dare « non le co se », che sarebbe un ricade re nell’ingannevole caos del la materia, bensì il loro « ef fetto », le impressioni che es se suscitano nel nostro spi rito; ossia cercare di espri mere quello che comunemen te si stima ineffabile, valen dosi soprattutto (qui sta il punto) del potere evocatorio che è solitamente riconosciu to solo alla Musica. Donde il carattere necessariamente oscuro, o meglio difficile, della sua poesia, alla quale ben più propriamente che all’opera dell’antico poeta la tino si addice la famosa for mula oraziana Odi profanum vulgus… Cosi il nostro Die go Valeri, di cui sommaria mente riassumiamo certe lu minose e limpide pagine del prezioso, e oggi purtroppo introvabile, volumetto pub blicato dalla Editrice Livia na nel 1954, Il simbolismo francese . da Nerval a De Régnier; pagine nelle quali, poeta egli stesso e critico specializzato di rara finezza, il Valeri meglio di ogni altro ha saputo chiarire e definire le ragioni intime della poe sia di Mallarmé. Aggiungen do un acuto quanto persua sivo richiamo a quel « ni chilismo europeo » di cui, a partire dal Leopardi, tanti poeti dell’età romantica e postromantica hanno dato te stimonianza, e del quale il Nietzsche, in Volontà e Po tenza, « si faceva, risoluta mente, benché un po’ in ri tardo, annunciatore »; e con cludendo: «Chiaro, poi, che per questa china si scende lisci lisci all’esistenzialismo odierno ». E sono tutte cose, tranne quest’ultima, che si ritrova no anche nel folto libro del Piselli. Ma sparse e confuse, nonostante che egli abbia vo luto cronologicamente segui re il cammino del suo auto re, per mancanza di un filo conduttore, cioè per non es sere partito da quella con cezione del mondo, diremmo del Cosmo, dal Mallarmé stesso più volte enunciata. Basti dire che ai rapporti su cui Mallarmé tanto insisté â— e furono il suo punto di partenza â— fra la Poesia e la Musica, è dedicato solo un avaro capitoletto, e verso la fine. E bisogna concludere che, per questo errore di metodo, il Piselli (che pure professa, ci dicono con va lentia, Estetica e anche Fi losofia della Natura) si è perduto in una selva di ana lisi particolari dei singoli te sti e persino di frasi stac cate, con innumerevoli rife rimenti a centinaia di criti ci della sterminata biblio grafia mallarmeana â— fra i quali però, non figura, ap punto, il Valeri, il che tut tavia non ha impedito al nostro critico di arrivare, sulla fine del suo lavoro, ad un capitoletto originale («Ar te e Società ») in cui egli mo stra come il Mallarmé a un certo punto fosse giunto a capovolgere addirittura la sua nota concezione di una poesia per iniziati, teorizzan do e profetizzando niente meno che una altissima «funzione sociale dell’Arte ». Senonché anche questa no zione, così notevole, rimane isolata fra i tanti temi del libro, la cui caratteristica ri sulta, in definitiva, l’incoe renza. Talché, al confronto, la quasi coeva operetta di Ste fano Agosti, Il cigno di Mal larmé (Silva, Roma, pp. 115, L. 1.500), viene ad assume re e contrario, uno spicco esemplare. In quanto nella analisi rigorosa di un solo sonetto dell’autore dell’Après- Midi d’un Faune, il critico mette in opera, specie per superare le difficoltà del lin guaggio criptografico del poe ta, una conoscenza acuta mente puntuale di tutta l’o pera mallarmeana, additando con logica indefettibile la sempre viva presenza del pensiero unitario da cui es sa è via via scaturita. Non possiamo accennare qui all’iter (e d’altronde ne ha già parlato qui il nostro Montale da par suo) per il quale l’Agosti arriva a dichiarare il « senso » di que sta lirica, opponendosi vitto riosamente alle interpretazio ni di tanti esegeti, a partire dal libro classico di Albert Thibaudet del 1912; e ciò con una applicazione, ma piena di tatto anche se non priva di civetteria nell’uso troppo insistito d’una no menclatura specialistica, del cosiddetto metodo struttura le. Ci limitiamo a dire che questo studio autorizza a sperare il meglio da quella « nuova lettura » di tutta l’o pera poetica mallarmeana cui egli da anni attende. Letto 5256 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||