LETTERATURA: I MAESTRI: La droga5 Maggio 2018 di Mosca Comincia a svegliarsi. Fategli largo, deve respirare aria buona, ammesso che ancora ce ne sia. Chi è? Un ragazzo. Svenu to? No, l’hanno trovato in una baracca sul fiume, tutti am mucchiati. Ha aperto gli occhi. Ma sbarrati, non vede. Inutil mente il vento spinge nel cie lo di Roma una corsa di nu vole bianche. Gli altri? Se ne sono andati via con le loro gambe, come sorpresi nudi, una fuga di vermi. Ecco il più suonato. E’ ancora in preda ai fumi di non si sa che dro ga. Sembra uno straccio ba gnato. Tutta l’acqua che gli hanno buttato addosso per strapparlo a un sonno che sembrava una morte, ed era invece popolato di sogni. Per svegliarlo, dicevano, ma il de siderio segreto era d’affogar lo, come un cane. Vederlo mo rire sul lungotevere tra le ra dici nodose del platano scop piate di sotto l’asfalto. Per chi cerchi di sottrarsi al mondo nel quale bisogna pur vivere viene una sorta d’odio fatto di ribrezzo e d’invidia. Ora vede, insegue le nuvole. Per ciò non muore. Ha perso ogni interesse. Ci pensa lei? Ci penso io, troverò nelle tasche il nome e l’indirizzo. Volevi andare nel mondo dei sogni? A so gnare che cosa? Che doman de! Il mondo nel quale vorrebbe vivere. E che mondo vorrebbero questi ragazzi che s’ammucchiano nelle barac che sul fiume, con un fumo celeste che esce da un tubo di latta? Di preciso non lo sanno, ma nuovo, diverso, libero. Libero da che? Da tutto. Prima di drogarsi S. T. ha fatto l’anarchico. Non sap piamo che mondo vogliamo? Poco importa, quel che im porta è distruggere il vecchio. Non facciamo che distrugger lo e mette sempre foglie nuo ve. I vecchi anarchici dell’Ot tocento erano più bambini di noi, credevano che, morto lo Zar, la vita sarebbe diventa ta una primavera senza fine, gli uomini, liberi come uccelli, avrebbero potuto farsi il nido nel folto delle querce e dei castagni. Andavano a mettere le bombe tenendo già pronti, fra le labbra, fuscelli e fili di paglia. Morto fucilato lo Zar, si dettero a squittire e a saltare di ramo in ramo, ma nacque un altro più grande impero con un nuovo più terribile Zar. Finita la speranza dei nidi. Si fece fuoco contro i vecchi anarchici. Caddero dal le ascelle dei rami, nelle quali s’erano rifugiati. Al nuovo im pero, che voleva conquistare il mondo, se ne oppose un al tro, più grande, irto, oltre che di armi, di macchine produ centi fiumi di cose delle quali si rimane schiavi e di cervelli elettronici che dispensano dal far funzionare quello natura le. Ora il vento era cessato e le nuvole s’erano fermate sul fiume. L’acqua scorreva senza portarne via l’ombra. Lo dis se il ragazzo con le labbra ancora impastate del dolcia stro della droga, e molti altri dell’età mia c’eravamo illusi che, nonostante tutto, una vita nuova fosse cominciata, le bar riere abbattute, la fine delle bandiere, stare sdraiati a fare l’amore, ridere di tutto, vitu perare il padre e la madre, mettere una scimmia al posto delle ossa del milite ignoto, quando udimmo il nuovo im pero chiamare con voce anti ca, dalle rive del fiume Amur, alla difesa del « sacro suolo della Patria », e vedemmo la bandiera dell’altro levarsi dal Cimitero degli Eroi e giun gere sulla Luna. Fu il più duro dei colpi.
*
Povero ragazzo. Non posso aiutarti. Per me fu invece una notte meravigliosa. Il più duro dei colpi? Desideravo con tut te le mie forze la catastrofe. Il fallimento ci avrebbe sal vati. Ma quando vidi quel gioco perfetto, il Lem staccar si non un attimo prima non un attimo dopo dalla navicel la che il giorno seguente, non un attimo prima non un atti mo dopo, si sarebbe trovata all’appuntamento, calarsi si curo sul suolo lunare come già, per lunga esperienza, ne conoscesse tutte le vie, e il piede di Armstrong cercarlo come si cerca la terra del pro prio paese, allora pensai con terrore alla futura condizione umana regolata minuto per minuto, attimo per attimo dagli ordigni che, operato il pro digio sulla Luna, sarebbero diventati i padroni della Terra. Sul fiume pesavano Castel Sant’Angelo e la cupola di San Pietro. Povero ragazzo, non posso aiutarti. Fu per me una notte meravigliosa. Per lui, invece, il principio della fine, e il colpo di grazia venne quando gli uomini nuovi compirono sulla Luna i riti più remoti: la preghiera di ringraziamento e il saluto alla bandiera, una bandiera ferma, rigida, come di pietra, come il monumento alle bandiere di tutto il mondo. Quegli uomini nuovi avevano messo piede sulla Luna in nome di Lincoln, Von Braun, Marconi, Galileo, Copernico, Leopardi, Ariosto, Icaro, il trionfo dei vecchi e degli antichi, credevamo di averli liquidati e muovevano alla conquista dell’universo, per quanti secoli ancora, avremmo avuti padroni e signori? E noi giovani? Esclusi dal gioco. Ridotti a dare spetta colo di barbe, di chitarre, di bandiere nere, di insulti ai poliziotti. Uno squillo di tromba e dovremo marcia re o con gli uni o con gli al tri, uniforme zaino e mitra, noi che volevamo danzare nudi sui prati così come cen t’anni fa quei vecchi bambi ni dalle svolazzanti cravatte nere volevano farsi i nidi nel folto delle querce e dei ca stagni. Abbiamo perciò scel to la fuga, lassù con quelle nuvole a sognare il mondo che vorremmo, tanto più bello quanto più incapaci sia mo, non che di realizzarlo anche solo di disegnarlo. Non potrei dare un’altra boccata? Dove sono i miei compagni? Perché volevano affogarmi come si fa con i piccoli gat ti ciechi?
*
Mio caro ragazzo non pos so far niente per te. Ho i ca pelli bianchi. Tra noi cor rono quanti secoli? Le rive che il mio arco di vita con giunge sono le più lontane che la storia dell’uomo ricor di. Ho veduto le ultime diligenze (quella da Vignanello a Viterbo, così festosa di so nagliere) e il piede di Arm strong cercare la Luna. Quel la notte mi gonfiò il petto tutto il vecchio spirito d’av ventura fatto d’argonauti, di caravelle, di mongolfiere, del le ali di tela dell’apparecchio di Lindbergh, e quanti non fummo, lassù, a seguire, in visibili, i balzi di Armstrong e del suo compagno. Una fe sta di vecchi. Ricordi, sul breve orizzonte, la cresta del piccolo cratere vicino alla bandiera di marmo? Io sta vo lì dentro, acciambellato, con lo stesso piacere che un cane che si sia scavato una buca giusta per il suo corpo, e se tutti hanno visto l’im pronta delle suole di gomma dei due astronauti, io avevo presso la guancia, così da po termela sfiorare con gli occhi, quella d’un ferro della caval catura d’Astolfo, coi suoi set te chiodi, tanti quanti le stelle dell’Orsa. Felice età la mia, che mi permise, quella notte prodigiosa, di veder av verati dalla tecnica i sogni dei poeti, e mi permette, og gi, di non temer nulla, ra gazzo, dei tuoi timori. Per lunga che possa essere, anco ra, la mia permanenza sulla terra io non vedrò i giorni in cui i cervelli elettronici che portarono l’Apollo 11 sulla Luna regoleranno atti mo per attimo la vita uma na, io non farò in tempo a ricevere da un computer gli ordini sul modo di usare il tempo libero di questa o di quella settimana, io non giungerò a sentire una mac china darmi, per aver com piuto un errore, dell’imbe cille. Tutto il mio tempo è libe ro, e tutta la mia vita â— es sendo assai più lunga quel la trascorsa che non quella da trascorrere â— è mia. Pos so aggirarmici a mio piaci mento, come in un giardino, come in un labirinto. Tu hai bisogno della droga, sei un povero straccio bagnato, a me bastano i ricordi, sono un uc cello, uno scoiattolo. La mia giovinezza è così lontana che nessuna macchina, per quan to potente e perfezionata può giungere a regolarla. Perciò la posseggo intatta da tutto fuorché dagli anni, i quali non hanno l’ufficio, co me si crede, di ucciderla, ma di tenerla nascosta. Chi può sospettare pensieri leggeri sotto i capelli bianchi? Mi dispiace di non poterti aiu tare a passeggiare libero nel labirinto dei cervelli elettro nici. Ho anzi il dovere di fru garti nelle tasche per getta re nel fiume la droga che ti sia rimasta, di chiedere l’ina sprimento delle pene per chi te la procaccia. M’acciambello sul cratere e mi godo l’impronta del fer ro, coi sette chiodi quanti le stelle dell’Orsa. Letto 1092 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||