LETTERATURA: I MAESTRI: Le memorie di De Pisis22 Maggio 2018 di Piero Nardi Che Filippo De Pisis covasse un romanzo, balena da gli appunti di lui introdotti a mo’ di note a piè di pagina nel volume testé uscito da Longanesi con il titolo Il Marchesino Pittore, romanzo autobiografico di De Pisis (pp. 279, L. 2600). Luisi Tibertelli, come De Pisis in realtà si chiamava, era effet tivamente nobile, e che la qualifica sua più comune fos se quella di pittore è ben noto. Autobiografia senza dubbio, anche se in terza persona, « Questo marchesino piazzar lo storicamente, … come per lettori che verranno fra cen t’anni » dice il primo degli appunti. Sicché meglio con viene a quest’opera, che Bona De Pisis ha voluto si pubbli casse benché lasciata incom piuta dallo zio, il titolo Le memorie del marchesino pittore, scelto dall’untore e, man tenuto da Sandro Zanotto nella lucida e acuta sua introduzione a corredo del vo lume. In effetti, le prose che costituiscono l’intenzionale romanzo, a romanzo non sa rebbero riuscite mai, perché legate alla impressione momentanea, e per ciò fram mentarie. Direi che proprio per la refrattarietà a far luogo alla «stoppa narrativa » De Pisis arrivi in queste sue pagine al « bagliore vivo e nudo ». Le parole fra virgolette sono di Boine, a proposito di Ar lecchino di Soffici, un libro affine a queste Memorie di De Pisis per la spiccata ten denza al pittorico. Pittore an che Soffici, ma con caratteri stiche diverse dal pittore De Pisis. Resta comunque, che se De Pisis scrittore denun cia continuamente il pittore, De Pisis pittore denuncia per converso di continuo lo scrit tore: per qualche cosa Giu seppe Raimondi, guardando alla pittura di De Pisis, la definiva «Stendhaliana ». E par sintomatico incontrare oggi, in uno degli appunti per queste Memorie, confes sata da De Pisis scrittore, la speranza di diventare lo Sten dhal d’Italia. Bona De Pisis e Sandro Za notto, il quale, da esegeta e storico, le è collaboratore as siduo, fanno bene a insistere nella divulgazione di De Pisis scrittore, la cui importanza è stata eclissata dalla mag gior fortuna del pittore. Do po la ristampa, nel 1965, dei libri pubblicati da De Pisis in gioventù, e l’edizione, nel 1966, delle poesie di lui an cora inedite, queste Memorie, illustrate anche da disegni e appunti per quadri, rappre sentano forse il più cospicuo documento che, in De Pisis, pittore e scrittore sono tutt’uno nel segno della poesia: cioè dell’obbedienza all’im provviso dell’illuminazione, e all’impegno di fermarlo con rinuncia non solo a « stoppa narrativa », ma anche a rifi niture, se appena la vampa accenni a illanguidire prean nunciando l’incenerimento.
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