LETTERATURA: I MAESTRI: Sono bravi9 Settembre 2017 di Virgilio Lilli Sono bravi i morti. Sono generosi, sono belli, sono gen tili, sono intelligenti e altro. Insomma sono per molti ver si esemplari. Non come morti, intendia moci. Come morti in realtà non sono più nulla. Fuggito dalle loro membra il soffio vi tale, per qualche ora essi con tinuano a incarnare agli occhi nostri una specie di ipo-vita, di « sonno in grande » provo cato da un misterioso ipnotiz zatore. Si tratta evidentemen te di una illusione, ma ad es sa noi ancoriamo disperata mente in quegli attimi le spe ranze d’una impossibile resur rezione. E non esiste forse es sere umano al mondo che da vanti al corpo gelido e immo to d’una persona a lui cara coricata sul letto di morte â— sospinto non da una fede ben sì da una totale incredulità â— non abbia pensato che in es sa in realtà sussistesse ancora un estremo esile sedimento di vita, quasi il residuo d’ener gia in una batteria staccata dalla dinamo, ridotta alla pas sività cioè ma capace di ac cogliere una riattivazione. * In quella fuggevole fase dell’immediato post-mortem voglio dire, il nostro strug gimento ha un riverbero di così intenso, accorato amore che â— col nostro rifiuto di accettare una realtà incredibi le â— noi ci illudiamo di po tere fornire a quel corpo iner te una carica rigeneratrice. E mentre stupefatti lo fissiamo, facciamo fatica a reprimere nel fondo della nostra co scienza le parole che vorreb bero erompere dalle nostre labbra, imperative e forse per fino blasfeme: « Alzati e cam mina! ». Durante questo labile inter vallo fra l’annientamento di chi amammo e l’accettazione della sua sorte da parte del la nostra sensibilità ferita e disorientata, il dolore agisce sulla nostra fantasia come una macchina di rianimazio ne: i morti sotto i nostri oc chi sembrano muoversi, sem brano accennare un sorriso, dischiudere le labbra. La ve rità è che noi prestiamo loro un poco della nostra vita; la verità è che inconsciamente noi irradiamo sulla loro or mai spenta quiete una vita di natura immaginaria che li trattiene fra noi, in mezzo al le nostre passioni, alle nostre virtù e anche ai nostri vizi e difetti. Ed è la ragione per cui fino a quel momento essi non sono « bravi », in certo senso ancora vivi e come tali imperfetti anche ai nostri oc chi che già li piangono. Solo più tardi ci avvedre mo che quel « sonno in gran de » è la fine; che è un « per sempre ». Il loro corpo diver rà allora per noi una cosa: disertato dalla vita, ci renderemo conto che se ne im padronirà la chimica. Di chi « è andato », a questo punto a noi resterà un lascito con creto e astratto insieme, co munque estremamente flut tuante e malleabile: il ricor do. Che sarà poi, tutto som mato, una storia, o meglio un racconto, un fenomeno affida to alla nostra discrezione, al quale saremo noi a conferire un profilo, un peso, un vo lume, una luce. Quale meraviglia se il nostro amore â— alimentato non tanto dalla présa di coscien za di una realtà in sé ingrata e ostile, quanto dalla libertà della nostra interpretazione â— ci condurrà a disegnare quel profilo nel più benevolo dei modi? A non lasciare nul la di intentato perché quel peso, quel volume, quella lu ce, siano tutti positivi? In consciamente la nostra memo ria ingentilita dalla tristezza comincerà ad erigere un mo numento a chi ci ha lasciato su questa terra. Lentamente ma inderogabilmente il nostro morto diverrà appunto bello, intelligente, leale… * Chiunque sia stato in vita, ad esso attribuiremo un di ploma di merito, anche in contrasto con quante testimo nianze reali e tangibili ci avrà lasciato. Avrà inizio nella pol pa del nostro subconscio un lavoro di restauro della sua personalità al quale ci dedi cheremo senza sforzo o fati ca, assecondati da quanti lo conobbero e lo frequentarono nel nostro comune raggio di esistenza. Buono, bravo, cor tese, modesto, perspicace, semplice, geniale e altro. Ci aiuterà in una simile opera la magia degli eufemismi alla quale attingeremo senza ri sparmio; e ci consentirà una ricostruzione plastica di natu ra psicologica non dissimile da quella materiale dei chi rurghi che « ricostruiscono » un volto deformato da un in cidente stradale. E anzi: i suggerimenti per il modellato di questa figura ricavata a colpi di amoroso scalpello nel blocco della me moria ci verranno proprio dai suoi difetti, dalle sue malfor mazioni, dalle sue anomalie, dai suoi vizi. E se in realtà era stato in vita avaro, ci di remo in buona fede che era sobrio, parco, umile; e se in realtà era stato in vita violen to, ci diremo che era aperto, estroverso, incapace di calco li. ricco di incontenibile vitalità; e se in realtà in vita era stato ipocrita, ci diremo che era discreto, delicato, rispettoso della sensibilità altrui; e così via. Difficilmente ci distacche remo da questo procedimento, se non altro perché esso ci darà la sensazione di non tra dire un personaggio inventan dolo, trasferendolo nella lan terna magica del mito, bensì di partire rigorosamente da una realtà che inserirà la sua figura nella storia; sulla scor ta di fatti e di dati reali (in consciamente da noi capo volti) . Sotto questo aspetto è dif ficile trovare fra i morti una autentica canaglia, un cinico, un ladro, un efferato assassi no, per chi fu suo congiunto o ebbe amicizia o sia pure dimestichezza con esso. E’ ra ro trovare un tipico sciocco, rarissimo trovare un bugiar do, un traditore. Chi si atten terà a dichiarare di una per sona che frequentò o che co munque varcò il muro di cin ta della sua vita, una volta passata oltre la frontiera di questa terra, che fu un pes simo arnese? E si potrebbe sostenere che la strada più di retta per guadagnarsi una vol ta per sempre la stima dei propri simili sia quella del ci mitero, la più cortese anto logia biografica che i vivi pos sano leggere sia pure nel te sto epigrafico delle pagine di marmo dei sepolcri. Sotto questo aspetto, la morte ra pisce i migliori, quasi sempre, anche quando, come talvolta avviene, si tratta in realtà dei peggiori. Sotto questo aspet to, ancora, l’elogio per eccel lenza è quello funebre, se non altro perché è definitivo, per ché non richiede revisioni, perché è consegnato all’eter nità. * Esiste dunque una « laudatio mortui » che è quasi una legge fisica, la risultante di componenti indiscutibili an che se a tutta prima possono apparire oscure e irrazionali. Sembra infatti difficile deter minare perché la perdita del la vita, in un nostro simile, esalti nei suoi confronti la no stra considerazione, il nostro affetto, la nostra stima. Si sa rebbe tentati di dire che in noi operasse una viltà per la quale, scomparso material mente nel nostro simile un an tagonista, noi ci si liberasse dalla carica d’aggressività istintiva del nostro impulso di dominio (« ora che non c’è più lui, deponi le armi »). Che insomma vedessimo nel lo scomparso un nemico in fuga al quale costruire ponti d’oro. Io penso non debba essere così. Penso invece che la mor te sia veramente di per se stessa un lete purificatore, una disintossicazione, uno svele namento di colui sul quale si abbatte. Che già di per se stessa, ripeto, al di fuori del nostro soggettivo intervento, essa trasformi i segni « me no » in segni « più »; non so lo. ma che ingigantisca i pic coli meriti alla dimensione di doti d’eccezione, di santità e d’eroismo qualche volta, ad dirittura. E agisca su colui che ci fu vivo al fianco come un bagno di sviluppo agisce su una pellicola fotografica impressionata, nella tenebra della camera oscura: che ce ne rivela l’immagine, dando corpo alle forme, ai lineamen ti, ai volumi e alle luci prima inesistenti. Un fenomeno illusorio? Un effetto di miraggio? Un ennesimo inganno da parte del la vita affidato nientedimeno alla morte? E’ una interpre tazione possibile, ma a mio vedere da respingere, respin gendone così tutta la carica amara. Accogliendo, al con trario, l’ipotesi che il proces so che ci sospinge fuori del cerchio dell’esistenza terrena sia una promozione e insie me un riscatto, mi sembra più plausibile ritenere che i mor ti siano bravi, belli, buoni, generosi, veramente, dico nel la realtà, tutti; e che la perdita della terra coincida puntualmente, per chi emigra, con l’acquisto d’un primato. Letto 1190 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||