LETTERATURA: I MAESTRI: Taccuino Notturno: Dei timbri1 Novembre 2016 di Ennio Flaiano Dopo la calata dei Goti, dei Visigoti, dei Vandali, de gli Unni e dei Cimbri, la più rovinosa per l’Italia fu la ca lata dei Timbri. Erano costo ro barbari di ceppo incerto, alcuni dicono autoctoni, dal l’aspetto dimesso e famelico, che ispiravano più pietà che terrore. Invece di assediare le città e passarle, una volta oc cupate, a ferro e fuoco, essi usavano introdurvisi a piccole frotte: senza dar nell’occhio. E vi si stabilivano a spese della comunità, rendendo pic coli servigi inutili ma che col tempo venivano ritenuti indi spensabili. Ben presto ci si ac corgeva che era impossibile fare qualcosa senza di loro. Né promettere, né mantene re, o andare a nozze o ven dere. Portati per natura a di scutere di ogni cosa e all’ap profondimento implacabile e cavilloso delle più semplici leggi e costumanze, i Timbri si trovarono a possedere le chiavi di tutto. Senza la bene volenza di un Timbro non si poteva nemmeno morire; e se questo vi pare assurdo, vi dirò che si poteva sì morire, ma non essere creduto. Nel tempo furono fatte va rie leggi per contenere la lo ro preponderanza. Ma tutte erano viziate all’origine dalla necessità che anche per ren dere esecutive quelle leggi oc corresse un Timbro. La mol tiplicazione dei Timbri, estre mamente prolifici, era anche favorita dalla pratica che que sti barbari affermarono, so spettosi com’erano anche dei propri simili, di doversi ap provare l’un l’altro. Sicché di ventavano necessari in nume ro sempre maggiore. E ve n’erano di varia importanza, dai più umili, i Lineari, ai più imponenti, i Tondi, ma nessuno disposto a subire il predominio degli altri. Perciò feroci lotte intestine, che an cora oggi perdurano. Non è infrequente nei pub blici uffici, allorché ritenete di aver assolto i vostri ob blighi verso i Timbri, che qualcuno vi dica: Manca il Timbro Tondo, o Lineare, o Secco, o Punzone. Bisogna mettersi alla ricerca dell’as sente, blandirlo, convincerlo, spesso corromperlo. La vo stra identità, la vostra nasci ta, la vostra famiglia, i vostri beni, il semplice fatto che sie te in vita, tutto è messo in dubbio dall’assenza di un so lo timbro; e così essi hanno stabilito che nessun cittadino può dirsi esistente senza il loro totale consenso. Colpita alla radice, la società patriar cale e nominale cadde preda di questi barbari, che ancora oggi governano l’Italia con il più semplice e astuto dei mez zi: ignorandola, anzi immersi nella continua contemplazio ne della loro forza, che nes sun mutamento ha mai po tuto domare; poiché è dimo strato che i mutamenti ecci tano i Timbri fino al delirio. Per un po’ scompaiono, ma subito tornano più forti e re sistenti di prima, come suc cede del resto con certe spe cie di insetti. E con nuove idee. * Sullo schermo stanno vuo tando i sotterranei della ban ca. La inesauribile simpatia per i cosidetti ladri sgorga nello spettatore dai dubbi sul la sua propria rispettabilità. Non è inutile? L’onestà fa un certo ribrezzo. Si dice ancora di qualche persona povera: è una persona onesta, o di qualche prezzo: prezzi onesti, cioè anormali. La serietà si riferisce invece alla solvibili tà. Una persona è seria se paga alle scadenze. Quella ra gazza è molto seria, vuol dire che la ragazza ha soldi e non fa debiti. Infine, lo spettatore ama immaginarsi migliore o peggiore di quello che è (cru dele, libertino, maniaco ses suale, violento), nella pre sunzione di divertirsi. Ma si immagina ladro solo per ren dersi giustizia. Nella vita è un altro di scorso: ha moglie. Mentre egli è dunque al cinema con la sua Signora, altri ladri si in troducono nel suo apparta mento e, lasciando tutto in disordine (il che verrà loro aspramente rimproverato dal la Signora), portano via le cose più serie. In questo ca so serietà vuol dire possibi lità di facile smercio. Nel bar di casa si servono un cognac, nel frigorifero trovano mezzo pollo. Lo mangiano, meglio che niente, fa ridere la pla tea. Sullo schermo i ladri so no simpatici perché mimano alle spalle della Proprietà, che è un furto. Hanno comici so prassalti di spavento se nel buio si urtano tra di loro. E ce n’è sempre uno che chia mano il Professore, perché è la mente direttiva. Questo vi dice a che punto è il problema della scuola. Bene, lo spettatore torna a casa e trova che anche lì, come nella banca, sono passati i ladri. Sei giorni prima ave vano visitato l’appartamento del vicino, si sentiva al sicu ro, protetto dal calcolo delle probabilità. E invece sono tor nati. In un certo senso sulle prime ne è lusingato, senten dosi inserito nella corrente più viva del nostro cinema. Poi la sua fierezza si tramuta in sor presa e rabbia. Diventa in giusto e dice cose violente contro quegli ignoti. Li di sprezza. Vorrebbe averne uno tra le mani. Chiama la poli zia supponendo che dall’altra parte gli rispondano addolora ti: Ma no! Inaudito! A lei! Com’è stato? Corriamo! â— Vengono due agenti, consta tano e guardano con gentile indifferenza. E’ dall’alba che sono in giro per queste fac cende, non riescono più a sof frire, né a mescolare le loro lagrime con quelle della Si gnora sul cofanetto vuoto. Ecco, lo spettatore sta fa cendo l’elenco di quello che gli manca. Si tratta di og getti di un certo valore, ai quali si era abituato. Questo è il suo torto, l’abitudine alle cose. I ladri hanno commesso su di lui un’indiscrezione, lo hanno denudato, costrin gendolo ad ammettere che c’e rano cose, estranee al suo cor po, delle quali non si sarebbe mai liberato, che anzi amava. Il ladro lo ha colpito con l’a forisma di Epitteto, ricordan dogli che la libertà comincia dalla rinuncia a ciò che non è nato con noi. Tutti questi pensieri ama reggiano lo spettatore. Qualche sera dopo in un altro cinema, altri ladri stanno vuotando daccapo i sotterranei della Banca d’Inghilterra, che resta la banca preferita, per qual cosa di comico che vi aggiun gono il contegno e il modo di vestire degli impiegati. La platea che si diverte sembra al nostro spettatore fatta di ladri, e in qualche caso lo è. Un certo bieco conforto gli viene al pensiero che anche coloro che fanno i film sui la dri vengono derubati, esatta mente come lui; e che l’arte non è argomento discrimina torio. * Viviamo in un tempo me raviglioso, ma si dà troppa importanza alla meteorologia, ai cantanti e ai bambini. Una volta la pioggia, la ne ve e gli uragani erano fatti locali che arrivavano rara mente agli onori della crona ca. Ho saputo dell’esistenza della neve leggendone in un libro. E quando cadde la pri ma volta mi parve esaltante. Anche l’alluvione mi parve buona, dormimmo in casa di amici e fu una festa. Oggi sof friamo di tutte le pioggie e di tutti i cicloni o tornados. Ci vergogniamo un po’ se qui fa bel tempo mentre altrove gran dina e il mare batte le sco gliere. Siamo rattristati ve dendo le strade allagate con la gente in barca. Forse i bam bini si divertono come allora, ma nessuno ce lo dice e il maltempo altrui diventa la no stra cattiva coscienza. Quanto ai cantanti, non so più che pensarne. Dilagano. E’ chiaro che nascono quattro alla volta, restando d’accordo che a una certa età canteran no insieme, in abiti prestigiosi e con un nome inglese. Incom prensibile, se non si tiene per buona la teoria di Darwin sul la sopravvivenza del più vol gare. I bambini, infine, ce li sia mo persi di vista. Sono sotto la protezione dell’industria e del commercio, liberati dall’obbligo di capirli: ci pensano le agenzie di pubblicità. I bam bini di una scuoletta mi han no inviato una lettera per ave re dei libri. Non so che man dargli. Ho consultato l’eccel lente Guida alla formazione di una biblioteca pubblica e privata, di Einaudi, alla sezio ne Letteratura per ragazzi. Favole? Filastrocche? Moby Dick? Moby Dickens? Pinoc chio? Cuore? Calvino? Verne? Twain? Non è tutto superato dagli avvenimenti? Io a otto anni leggevo Poe, a dodici Ma dame Bovary, ho letto Pinoc chio l’anno scorso. Cercherò di cavarmela, ma che leggono i bambini? Dipingono, mi sembra, parlano alla televisio ne, a carnevale li vedremo ve stiti da astronauti, l’avventura spaziale sembra loro scontata, come una carriera. Sulle linee aeree sono i passeggeri più tranquilli, non guardano nem meno il paesaggio sotto di lo ro, leggono fumetti. Qualcuno sogna ancora di comandare la spedizione al Polo Nord, di fare il giro del mondo, di ri salire il Rio delle Amazzoni o â— e questo è un progresso â— di battersi in un fortino del Sahara? La pubblicità li invita alla raccolta di taglian di, la tecnologia a scelte esatte. Se non facevo i compiti mi mandavano a letto senza cena, oggi non si può mandare a letto un bambino senza vita mine. Le farmacie sono depo siti di pappe, i giocattoli span dono dalle vetrine un freddo sgomento sul futuro. Liberi dalla famiglia patriarcale, a sei anni sono già ometti responsa bili e intellettuali e parlano come i giornali. Sentito un bambino che diceva alla ma dre già vinta, per via di un certo gelato: « Ma questo è un ricatto inaccettabile! ». E un altro bambino al suo pic colo compagno: « Come va l’operazione scuola? ». Letto 1662 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||