LETTERATURA: I MAESTRI: Uno sguardo a Balzac19 Settembre 2017 di Mario Luzi Il tema Balzac. La nuova critica considera le opere letterarie dei puri dati, ma non molti anni addietro era ancora possibile accapigliar si tra chi era disposto a riconoscere all’autore del Pére Goriot tutt’al più una grossolana genialità e chi esigeva per l’universo della Comédie humaine un più assoluto rispetto. Non man cava poi un modo abbastan za elegante di eludere il di lemma uscendone, ad esem pio, per la tangente della Cousine Bette o del Colon nello Chabert, esaltando cioè le pieghe per passare sotto silenzio i rilievi del mappa mondo balzacchiano. Dov’è più riposata infatti la vena del romanziere filtra più nell’ interno delle cose, si espande in zone più sottili e umilianti, è costretta a cercare le parole scavando nella lingua: proprio quanto richiedeva il palato del let tore un secolo dopo. Ho notato che i fanatici di Balzac sono individui dotati di una robusta facoltà di astrazione; ed è proba bile che codesta facoltà sia necessaria per vibrare al l’unisono con il macrocosmo della Comédie popolato di persone e di manichini, di situazioni approfondite e di casi raccontati alla brava, di immagini potenti e di fantasmi molto provvisori. Chi ha quel potere di astra zione s’incanta nel grande disegno e passa sopra agli inconvenienti dell’immagina zione sovreccitata che l’ha concepito e riempito peccan do anch’essa spesso e volen tieri di astrazione. L’idea che si ha di Balzac è comu nemente quella di un au tore sanguigno: ma la sua enorme carica inventiva si traduce spesso in una feb bre di testa che esercita una astratta violenza sulla real tà e sulla natura dei sen timenti. Di astrazione ce n’è a fortissime dosi nella Co médie: ce n’è nell’ambizio so «cartone » visionario e volontario dell’affresco, ce n’è nella squadratura rigida del suo realismo che pure gli consente di raggiungere più volte un’intensità allu cinatoria. * Il fanatismo per Balzac che ho conosciuto in qual che maestro d’altri tempi e in qualche recente « critico di idee » sotto sotto nascon de la mitologia del genio e quella connessa della sua vulcanicità: mitologia ap punto che ha per oggetto l’astratto lato spettacolare più che i moti profondi del la creazione artistica. Del resto non pochi pensano che questo sia il solo tipo di lettore su cui Balzac potesse fa re affidamento. Nonostante la sua genia lità per molti versi sconsi derata è certo invece che l’autore della Comédie me rita un lettore più vero. Ne dà proprio ora la prova Giovanni Macchia introdu cendo la nuova edizione ita liana in corso di stampa presso Gherardo Casini (ne è uscito il primo volume, pp. 600, L. 5000). Macchia ha molto esprit de finesse, nessun culto speciale per i prodigi. Sospendere le pro prie facoltà critiche di fron te all’ingiunzione di un mi to non rientra nelle sue abi tudini di studioso a largo raggio e capillare allo stes so tempo. D’altra parte non vedo in lui parentela con quei lettori capziosi, defor manti per fini particolari la natura di un testo, tra i quali Balzac ha conosciuto un insospettato revival che mi fa pensare a quello di certi naïfs nelle fasi più so fisticate della cultura. Da critico e da storico qual è Macchia si è messo nella situazione del lettore inte grale e ha sentito che il tema Balzac resiste in pie no ed è più serio dell’acce camento, dell’ironia e del sofisma. Ne ha ricavato un saggio pieno di equilibrio e anche di calore mettendo la sordina al tasto dei capola vori (a cui Balzac del resto non credeva), battendo in vece sul senso e sulla forza del lavoro del romanziere. * Possiamo profittarne per mettere in chiaro somma riamente qualche idea. Il senso del lavoro di Balzac sta nello spostamento del l’obbiettivo dai destini d’ec cezione a quelli comuni. La mobile, inquieta società del denaro, delle cariche, delle carriere che contrassegna la ascesa borghese degli anni trenta era stata a guardare lo spettacolo di personaggi straordinari, avulsi da sé, e ora si ritrova con sorpresa protagonista di uno stermi nato romanzo, la Comédie, ne occupa con il proprio dramma tutta la scena. Il genre roturier (cosi ancora Baudelaire definiva il ro manzo) ad opera di questo capovolgimento si conquista un’autorità, una funzione, dei connotati indelebili. Quanto alla forza è più difficile catturarla con una formula; ma non dovrebbe essere troppo approssimati vo farla dipendere dallo spe ciale realismo che impronta l’operazione. Il realismo di Balzac non è metodico, con serva anzi tutto il potenzia le fantastico che da povero mestierante lo scrittore ave va sciorinato nei malfamati fumettoni di gioventù. Il bi sogno del meraviglioso e dell’incredibile s’insinua nelle sue storie oggettive e non è parco di conseguenze: talo ra dà luogo a ibridazioni impossibili, a orribili inne sti; talora serve a dilatare stupendamente i tratti e i contorni di un personaggio o meglio di un tipo umano indimenticabile. Anche il mondo ravvicinato della fo resta sociale contemporanea poteva assumere qualcosa di leggendario, oltre tutto cosi efficace per la sua intelligen za che Marx e Engels preferirono questo quadro a quello del socialista Zola. Impostato così il vecchio tema, non dovremmo perdo nare a Balzac i grossolani congegni di parecchie sue macchine narrative, il loro stridore? Letto 1350 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||