LETTERATURA: Il bambino dalle mani coi buchi6 Dicembre 2008 di Mariapia Frigerio L’anno in cui fui più felice fu quello in cui fummo più poveri.   Ma mia madre capì. Capì la mia tristezza e la mia solitudine. Capì che in qualche modo era stata lei la causa di tutto, lei che aveva voglia di vivere e che, per quel suo ostinato desiderio, aveva messo a repentaglio la mia felicità . Così lei, che non era mai stata particolarmente materna né con me né con mio fratello, presa solo dai suoi entusiasmi e dalle sue passioni, mi ricoprì di attenzioni e di affetto.   Mi ricoprì d’affetto con una tenerezza incredibile e con quelli che lei chiamava i suoi giochini. Così, quando pranzavamo, lei accarezzava le mie mani di bambino, le mie mani grassocce con i buchini all’attaccatura delle dita. E in quei buchini, a fine pranzo, lei metteva, con un piccolissimo cucchiaino ricurvo che terminava con una pallina verde (ma dove trovava quegli oggetti così inutili?) la Nutella. E poi rideva. “Una goccia di Nutella per ogni buchino”. Ai bambini tristi piace la Nutella. A me, in più, piaceva il fatto che fosse un nostro gioco.    Ora sono un uomo e le volte che la vado a trovare, lei mi offre il caffè che mi obbliga a bere in tazzina con piattino (quando io lo preferirei in certi bicchieri che ancora vedo nella vecchia credenza della cucina) e sempre con quel cucchiaino totalmente inutile  (troppo piccolo per lo zucchero, troppo curvo per mescolarlo e con quella stupida pallina verde in cima al manico). Poi, non contenta, mi accarezza le mani. “Dove sono andati i miei buchini?”- mi chiede toccando le mie nocche che ora sporgono in evidenza. E io, con lo sguardo impietoso dei figli, mi accorgo che le sue belle mani hanno nocche più secche e sporgenti delle mie e il mio dito indagatore non tralascia di toccare e di contare le macchie brune che ora cospargono le sue. Letto 1611 volte. | ![]() | ||||||||||
Commento by alex — 6 Dicembre 2008 @ 11:28
Una storia che contrappone cose grandi a cose piccole. Da una parte tutto il dolore, un mare di dolore, quando un padre esce dalla vita di un bambino, dall’altra un semplice gioco che riesce a lenire almeno in parte tutta quella pena. Attraverso le mani, mani affettuose e tenere, passa l’amore alla vita (‘chi ama la vita… te lo comunica’) e basta poco: un ‘giochino’, un ‘cucchiaino inutile’ e questo poco è forse tutto il necessario che occorre.
Commento by Gian Gabriele Benedetti — 6 Dicembre 2008 @ 21:50
Purtroppo nelle separazioni e nei divorzi le vittime immancabilmente sono i figli. In questa storia fortunatamente la madre ha sopperito in qualche modo o, meglio in modo originale, con piccoli slanci e raro abbandono, alla carenza di affetto paterno. Il percorso, vasto quanto la vita, non pare concludersi con l’ “impietoso†sguardo del figlio sulle mani scarnite e macchiate di vecchiaia della madre, ma nel tocco, quasi carezza sulle stesse, che diviene alchimia di tutto un mondo interiore, quasi vibrazione, ancora, di un sereno “luogo amatoâ€
Gian Gabriele Benedetti
Commento by Wainer Riccardi — 10 Dicembre 2008 @ 18:35
Ancora un bellissimo episodio ci raggiunge dal mondo di una scrittrice che ha il dono raro di comunicarci grandissime emozioni in poche frasi. Tristezza e affetto, tenerezza e dolore, passato e presente, un bimbo diventa uomo e ci lascia immaginare l’intero film di due vite, la sua e quella della madre.