LETTERATURA: Intervista a Lautrec7 Luglio 2010 di Mauro Cristofani Henri de Toulouse-Lautrec, i suoi quadri i suoi affiches le sue litografie. Il nano Lautrec più alto seduto che in piedi, confuso nella folla parigina tra cui meglio che altrove può nascondersi. Semplice e vero, malgrado la sua bruttezza. Attratto dai diseredati dai disprezzati da coloro che le persone per bene chiamano viziosi. Detesta il bel mondo, cerca il profumo fra i rifiuti, ama le donne vere quelle dure e quelle soprattutto ferite. Dei locali di Montmartre dove il lusso poco differisce da quello delle case chiuse, l’artista ama i balli in costume dove può facilmente passare per una maschera. Quando inaugurarono il Moulin Rouge, una fila di seducenti venditrici d’amore sacerdotesse mai stanche di baldorie accolse Henri con un applauso mentre Valentin le Désossé si esibiva in una danza acrobatica. Il suo apparire desta sempre scalpore e la gente guarda stupita quel nano trotterellante sulle gambe deformi, testa troppo grossa occhietti maliziosi dietro gli occhiali poggiati sul nasone barba ispida e nera, labbra tumide e sensuali. All’ Elysée ha visto debuttare la Golue e ha immortalato il suo ballo assassino che attira un pubblico enorme: gambe che si agitano nell’aria minacciando i cappelli degli astanti, sguardi attirati sotto la sua gonna da cui si intravedono i mutandoni ricamati. Lautrec è affascinato dal french-cancan delle ballerine sempre con le gambe in aria coi loro nomi scritti sulla suola delle scarpe per farsi riconoscere dai clienti e nelle notti illuminate dal gas sotto i cappelli a cilindro dei signori che esse scavalcano aleggia un odore di morfina e di sensualità. Di questo spleen chiassoso e vertiginoso Lautrec è il pittore e il poeta che fissa col suo tratto rapido e sicuro l’umanità che lo circonda, arditezza del disegno novità del colore toni stesi in superfici giapponesizzanti, “disegni a colori” in cui egli è l’insuperabile maestro. Jane Avril contrappone grazia sensuale ambigua fine distinzione e ricercatezza delle vesti all’aggressiva volgarità della Golue. I suoi passi di danza appena accennati sono quelli d’un’abile pattinatrice in un concorso di figure che si esibisce come per suo diletto fra scelti ammiratori sedotti dall’ “ombra d’un sorriso dietro l’ombra della notte”. Lautrec l’ha amata, e Jane gliene è stata riconoscente. Balli circhi e caffè-concerto Henri continua il suo giro travolto nel vortice di Montmartre. Hanneton birreria per donne Décadents dove si esibisce May Belfort con un gattino in braccio Le Chat Noir con la dicitrice nizzarda Yvette Guilbert… Dopo che ha festeggiato l’ingresso in una nuova abitazione, si è letto su Vie Parisienne: “Col pretesto di mostrare loro quadri e disegni recenti, uno dei nostri più giovani maestri, questa settimana, ha invitato gli amici ad andare a bere una tazza di latte nel suo studio”. Per la vignetta dell’invito, Lautrec si è disegnato nell’atto di mungere una mucca. Talvolta scompare da casa e si rifugia fra le prostitute di Rue des Moulins, in una di quelle case che la legge incoraggia e la morale borghese finge di riprovare, e lo fa come se andasse a passare le acque in una città termale. Quando il mercante Durand-Ruel noto cornuto gli chiese di poter visitare il suo studio Lautrec gli indica il casino, e quando lo scoprì in mezzo alle sue tele e alle sue modelle seminude gli chiese scandalizzato “Come potete vivere in simili luoghi?” e il pittore esclamò risentito “Voi preferite certo avere il bordello in casa vostra!”. Non c’è niente di volgare di licenzioso e di equivoco nei quadri dipinti da Lautrec nelle Maisons. Le ragazze si lavano si vestono fanno la colazione si guardano allo specchio, non sono mai belle ma sempre umane e attraenti. Lo chiamano “monsieur Henri le peintre” e non si meravigliano della sua presenza, giocano a carte mangiano canticchiano canzoni sentimentali, raccontano del figliolo che bisogna allevare. Il pittore mi ha invitato proprio qui per fare la mia intervista. -Ecco lo scribacchino rompiscatole! Esco dalla Maison con la testa in fiamme e il cuore addolorato. Sì lo so, sono poco professionale, dovrei pensare soltanto a trovare un bel titolo sensazionale per il mio pezzo che uscirà domani 7 settembre 1887 sul mio giornale. Un artiste avec “elles” o Le roi des “maisons” o Peintre de vie oppure… No, no. Semplicemente Le grand Lautrec. Letto 1947 volte. | ![]() | ||||||||||
Commento by claudio grosset — 7 Luglio 2010 @ 07:27
Stento quasi a credere che Lautrec sia veramente esistito, tanto mi sembra sulla stessa lunghezza d’onda di alcuni personaggi grotteschi fiabeschi di Cristofani, come ‘Vandro’ o ‘ Mary La Trippona’. Invece la sua arte ‘discreta’ visse al servizio degli ultimi “… che le persone per bene chiamano viziosi” e divenne illustratore ed il cultore di certi ambienti dicasi ‘lussuriosi’ che “…la morale borghese finge di riprovare”. La formula dell’intervista poi, ce lo restituisce vivo e vegeto come la lettura del gossip sui rotocalchi dei nostri giorni. Ed anche una punta d’invidia per una vita cosi intensamente vissuta, a dispetto d’una natura non certo magnanima nei suoi confronti, ci può far riflettere quanto la determinazione, la volontà, oltre l’innata personalità, possa fare a volte, la differenza!
Pingback by Bartolomeo Di Monaco » LETTERATURA: Intervista a Lautrec — 9 Luglio 2010 @ 00:53
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