LETTERATURA: J.K.Stefánsson: “La tristezza degli angeli” – Iperborea, editore7 Aprile 2013 di Marisa Cecchetti Romanzo che inizia là dove finisce “Paradiso e inferno”, in un’Islanda lontana nel tempo e nello spazio, “La tristezza degli angeli” (Iperborea, editore) conferma l’uso superlativo della parola narrante da parte di J.K.Stefánsson. Siamo alla locanda della vedova Geirpríºí°ur, c’è il vecchio capitano cieco Kolbeim amante dei libri, c’è la giovane Helga, ma soprattutto ritroviamo il Ragazzo, che è tornato alla locanda per riportare al vecchio il Paradiso Perduto di Milton. Quasi in colpa per essere sopravvissuto all’amico morto assiderato sul mare, ha scoperto il piacere di vivere al caldo, curato come un figlio. In cambio gli si chiede di leggere per il cieco e gli altri, ora è alle prese con Shakespeare. La parola scritta è un miracolo, la lettura è una via di fuga, in luoghi dove la neve è una costante del paesaggio, e l’isolamento di capanne che racchiudono insieme, tra i ghiacci, uomini e animali, è spaventoso e assoluto. I servizi sono quelli minimi che permettono la sopravvivenza, un tetto sulla testa, il cibo, il fuoco acceso, e la vita “non è che una vaga vibrazione nell’aria”. Una persona che rompe l’isolamento è un dono del cielo. In questo mare di ghiaccio dove gli angeli piangono lacrime di neve, il servizio postale è un’impresa da eroi. Lo sa bene Jens, uomo silenzioso che attraversa montagne per recapitare la posta. Questa volta c’è con lui anche il ragazzo, perché ci sono fiordi da attraversare e Jens teme il mare, il ragazzo no. Ognuno porta con sé un sogno d’amore. Inizia un’avventura e una sfida alla morte, tra fiordi, nevi perenni, enormi ghiacciai, precipizi, dove i riferimenti si perdono, nascono le allucinazioni e si dialoga con i morti, come rispondendo alla loro volontà. Letto 5513 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||