LETTERATURA: La giornata di un anziano pensionato4 Gennaio 2013 di Mario Di Monaco La giornata di un anziano pensionato come me è fatta di abitudini. La mia, per esempio, comincia al mattino presto, quando mi alzo ed incrocio per la prima volta mia moglie nell’andirivieni tra le rispettive camere ed i bagni. Dormiamo in camere separate per una maggiore autonomia ma soprattutto, per evitare a lei la tortura del mio fragoroso russare. E’ un incontro fugace, uno scambio di saluti e sorrisi appena accennati dopodiché lei si precipita nelle sue stanze, nel vanitoso tentativo di eliminare dal volto struccato del risveglio mattutino i segni del tempo. Dopo circa un’ora, ci ritroviamo in cucina per la prima colazione. Qui ci intratteniamo a commentare gli avvenimenti del giorno precedente e a programmare gli impegni per quello appena iniziato. E’ il momento in cui mia moglie mi appioppa l’elenco dei piccoli lavori di manutenzione e riparazione della casa che dovrò eseguire personalmente. Può trattarsi di una porta che gratta sul pavimento, un rubinetto che perde, un lavandino otturato, una presa elettrica che non funziona, una lampadina fulminata da sostituire, una macchia sulle pareti o sul pavimento che lei non riesce a togliere, un telecomando che non cambia canali, un soprammobile di ceramica che si è rotto e va incollato, e molto altro ancora. Ogni volta mi precisa che non c’è fretta, ben sapendo che è mia abitudine non rimandare mai a domani quello che può essere fatto oggi. Finita la colazione mi sdraio sul divano di sala e accendo la TV per seguire la rassegna stampa dei vari giornalisti. Ogni tanto anche mia moglie viene a sedersi vicino a me per seguire gli argomenti che più le interessano. Quando se ne va per ritornare alle sue faccende domestiche, non manca mai di lanciarmi la sua solita frecciatina per la mia bella vita di “pigro fraccomodoâ€. Se non ho altri impegni, verso le dieci vado con lei in città per una breve passeggiata e per dare un’occhiata alle novità esposte nei vari negozi del centro. La nostra passeggiata si conclude verso mezzogiorno con una sosta all’edicola di Via S. Paolino ed il ritorno al parcheggio dove abbiamo lasciato la nostra auto. Se non fosse che mia moglie è un ottima cuoca, il pranzo sarebbe per me una sofferenza. A tavola sono sempre stato una buona forchetta, ma ora, col passare degli anni, sono costretto a non poche rinunce perché tendo ad ingrassare. Verso le due del pomeriggio esco per recarmi alla sala corse. Fin da ragazzo sono sempre stato un appassionato di ippica ed in gioventù mi recavo spesso all’ippodromo. Fortunatamente non ho la mania della scommessa. A me piace seguire l’evoluzione delle prestazioni agonistiche dei cavalli di cui mi appassiono e quando essi corrono seguo con forte emozione la loro gara. Più che per la scommessa, che quando azzardo è sempre comunque di pochi euro, tengo ad azzeccare il pronostico, per l’orgoglio di considerarmi un esperto. Il fenomeno della dipendenza patologica al gioco d’azzardo è purtroppo molto presente nell’ambiente che frequento ed in questi anni ho assistito a molti casi di persone che con le scommesse hanno dilapidato interi patrimoni. Verso le 16 esco per recarmi al bar del rione dove sono nato e lì trovo ad aspettarmi per una partita a briscola i miei vecchi compagni di gioventù. Di solito non mi trattengo più di due ore e verso le 18 ritorno a casa. Finita la cena vado a sdraiarmi sul divano di sala, dove si ripete il rito del caffè e dove mi trattengo per assistere ai programmi serali della TV. Lei, dopo aver rigovernato, preferisce invece restare in cucina a guardare per conto suo le trasmissioni che più le interessano. E’ pur vero che abbiamo gusti diversi, ma la ragione per cui lei preferisce guardare la TV in stanze separate è che a certe trasmissioni io mi addormento, e quando dormo, come ho già detto, ho un sonno assordante. E’ sempre lei la prima a spengere il televisore e ad augurare la buona notte. Letto 3887 volte. | ![]() | ||||||||||
Commento by Felice Muolo — 4 Gennaio 2013 @ 18:28
Bello e scritto bene. In molte parti mi riconosco. Tra l’altro, ho anch’io un fratello che scrive.