LETTERATURA: Massimo Teodori: “Pannunzio”. Mondadori27 Giugno 2010 di Vittorio Baccelli L’uscita del libro di Teodori, mi impegna a ricollegarmi alla lectio magistralis su Pannunzio da me tenuta un anno fa. La poca consapevolezza del personaggio con cui le istituzioni locali hanno trattato questo anniversario mi spinge a parlare di questo interessante libro compilato da chi è pienamente autorizzato, dalla sua storia a farlo. Teodori ricordo che per decenni ha diretto Argomenti Radicali. Mario Pannunzio (Lucca, 5 marzo 1910 – Roma, 10 febbraio 1968), figlio di un avvocato abruzzese e di una nobildonna lucchese, giornalista e politico, fu tra i fondatori del Partito Liberale Italiano e poi del Partito Radicale, inventore di Oggi e poi del settimanale Il mondo, ed è forse da considerarsi il maggior intellettuale del pensiero liberal democratico italiano del dopoguerra, e suscita ancora numerosi interrogativi. Era un letterato o un politico, un fascista o un antifascista, un anticomunista viscerale o un filocomunista mascherato, un anticlericale mangiapreti o un cristiano, un pittore fallito o un potenziale romanziere? Nel centenario della nascita, lo storico e saggista Massimo Teodori prova a dipanare qualche filo con il volume “Pannunzio- Dal Mondo al Partito radicale: vita di un intellettuale del Novecentoâ€. Dalla sua scomparsa, avvenuta ormai quarant’anni fa, spiega l’autore, sulla figura di Pannunzio sono stati pubblicati libri, basati in prevalenza sui giornali da lui diretti oltre a saggi e articoli, con il risultato di irrigidire il personaggio in un cliché o di fornire un’immagine di maniera, quando addirittura non distorta per fini politici contingenti. Nel nuovo volume Teodori, già autore di numerosi libri sulla storia della democrazia laica italiana e sul tema dell’America e dell’americanismo, nonché del recentissimo “Carteggio Pannunzio-Salvemini 1949-1957“, dispone per la prima volta dei documenti inediti conservati nell’archivio della Camera dei Deputati (un centinaio di faldoni con centinaia di migliaia di documenti) e, soprattutto, dell’imponente corrispondenza (ventimila lettere in poco più di trent’anni), che di Pannunzio rivela, accanto a quella pubblica, anche una dimensione più intima e privata. Dall’inquieta adolescenza, con un padre comunista e autoritario alla passione per il cinema (che fruttò le sceneggiature del Capitan Fracassa di Duilio Coletti e de L’abito nero da sposa di Luigi Zampa), dal primo Oggi chiuso dal regime fascista alla nascita de Il mondo (unanimemente riconosciuto come il miglior settimanale di politica, economia e cultura pubblicato nel nostro paese nel secolo scorso), dal carcere sperimentato nel 1944 all’amicizia con Arrigo Benedetti e poi gli incontri con Salvemini, Sarago, Sturzo, Togliatti, Scalfari: attraverso le parole dello stesso Pannunzio e con una bella galleria di fotografie e documenti d’epoca, Teodori affronta le due fasi della sua vita a cavallo tra l’umanista a tutto tondo e il maître à penser classico innovatore. Ne emerge il ritratto di un intellettuale complesso, appassionato ed enigmatico, capace di aggregare intorno a sé le menti più vivaci e indipendenti del suo tempo e che dedicò tutta la vita al progetto di una Terza Forza, laica liberale, democratica e riformatrice. Questo è il vero personaggio che emerge: intransigentemente anticomunista in nome della libertà , intransigentemente antifascista in nome dell’intelligenza, intransigentemente anticlericale in nome della ragione. La lettura di questo testo rafforza la mia opinione che l’eredità liberal democratica di Pannunzio non è oggi appannaggio né di Scalfari né di Pannella, caso mai possiamo, forse e con tutte le riserve del caso, assegnarla a Capezzone Letto 2326 volte. | ![]() | ||||||||||
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