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TEATRO: LETTERATURA: “Mister Yod non può morire” di Maria Antonietta Pinna

20 Febbraio 2013

di Oliviero Angelo Fuina

Mister Yod non può morire
di Maria Antonietta Pinna
Copyright Edizioni La Carmelina 2012
ISBN: 978 88 96437 384
Edizioni La Carmelina
Direttore Responsabile Federico Felloni
http://www.edizionilacarmelina.it

Visitate il nuovo blog di Maria Antonietta Pinna, qui.

Stasera mi sono imbattuto in questo testo interessantissimo che fin dalle prime righe mi ha conquistato e catturato. Grande la sorpresa, all’impatto visivo, di trovarmi davanti a una partitura teatrale nei canonici tre atti. Lo confesso, con leggerezza d’acquisizione mi aspettavo un romanzo breve (o un racconto lungo). Bene: ho trovato infinitamente di più. Ho trovato un raccontare che avvalendosi di semplici dettami didascalici teatrali ha creato immagini in me stesso e, soprattutto, una grande opportunità di addentrarmi in riflessioni filosofiche suggerite dagli stessi personaggi con profonda leggerezza, mostrandomi molto di più di pseudo, e relative, verità che mille letture mirate avevano solo vagamente sfiorato dentro di me. Per mia colpa, probabilmente.
Mi sono divertito in dialoghi paradossali – ma fino ad un certo punto – tipici di un intrigantissimo “teatro dell’assurdo” che a ben addentrarcisi assurdo non lo è. Non più comunque di dietrologie suggerite dall’Esistenza stessa.

In una breve sinossi ad opera della stessa bravissima Maria Antonietta Pinna, possiamo leggere:
“Yod percorre un viaggio in tre atti tra passato, presente e futuro, nell’eterno ciclo della vita. Si annoia mortalmente, cerca la morte per poi scoprire di voler vivere ancora. Cerca se stesso: nel cuore arido e stretto dei parenti; nell’antro circolare di Paracelso, tra pozioni e metafore di colorati filtri; nel ventre caldo di un leviatano, favoloso simbolo prenatale, oggi crudelmente maltrattato …”. E ancora:
“Dentro il suo mitico, caotico ventre, in una sorta di regressus ad uterum che assume valore universale, tra il male originario degli uomini ed i loro eterni, ciclici errori, Yod, disperatamente aggrappato con le dita all’umiak della coscienza umana cerca la luce dell’altro suo sè per esserci ancora nel mondo.”
Mister Yod è immortale. Un dio vicino all’umana concezione e tessitura che l’umanità stessa ha su di lui imbastito. Se non il nostro stesso Dio. Altri personaggi – nel primo atto – sono membri della sua famiglia che si era dimenticata di esserlo. Illuminante l’incontro col famoso medico e alchimista Paracelso nel secondo atto e significante l’incontro con Don Abbondio (o lo stereotipo ecclesiastico aggrappato alla materialità della sua missione e del suo ruolo) nel terzo e ultimo atto. Terzo atto che vede l’ingresso in scena dell’Uomo Qualunque. Di nome Uomo e di cognome Qualunque. Spesso invocato ma mai realmente personalizzato, qui arriva nella sua orgogliosa sicurezza del suo esistere . Sarà quest’uomo meno qualunque della sopravvalutata folla di uomini “specializzati” che indicherà la via che Mister Yod va cercando per tre atti (o nell’infinita ciclicità del morire e rinascere uguali a sé stessi). Via che risulterà indigesta allo stesso Yod, nell’essenza di ciò che realmente è.

Una lettura che consiglio sinceramente a chiunque abbia voglia di rimettersi in gioco addentrandosi in tematiche forse scomode, di certo spiazzanti e assolutamente mai banali.
Una lettura, inoltre, che consiglio a tutti coloro che apprezzano una scrittura semplicemente fluida e straordinariamente ironica che nelle paradossali costruzioni dei dialoghi degli stessi personaggi saprà strappare un sorriso divertito di riconoscimento e un soprassalto di verità basale.


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