di Nicola Dal Falco

Una canzone senza musica  

Come un nomade che ha trovato casa, Nonno si copre la testa con il colbacco. Vive solitario in una villa sbilenca, piena di angoli vivi e spifferi, di gatti acciambellati. È una casa di lettura in cui l’ospite principale passa molto tempo fuori.
Nonno ci tiene alla crescita regolare della siepe e all’ossatura dei ciliegi. Quando pota, se pota, lascia agli alberi la chioma delle quindicenni.
Come un avaro, conserva le buste di tabacco, perso in un oscuro calcolo delle probabilità. La sua casa ha vino in abbondanza, piante grasse e lucide, grandi tende bianche in   cui si rapprende il sole.  
Nonno aiuta la terra che lo ripara sotto una piega della coperta, stesa dalla pianura al mare. E le figlie, inquiete come nipoti, lo circondano di salti e risate. Insomma, una festa con i melograni ancora sul ramo.

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Commenti

Una risposta a “Nonno”

  1. Avatar Gian Gabriele Benedetti
    Gian Gabriele Benedetti

    Ed è un nonno che non conosce tramonto, e la sua vita “si distende”, in modo originale, in momenti costellati d’affetti e d’azione, appesi alla “corporeità” di una natura, che pare possedere essa stessa un’anima particolare, simbiotica. La simbologia trasuda echi di un canto affascinante ed illuminante e diviene fede nel tempo e nello spazio, rintracciando anche gesti semplici, ma grandi quanto l’uomo, quanto l’esistenza medesima.
    E al di là e al di sopra di ogni significazione, rosseggiano poeticamente i melograni sul ramo, come appunto di stupore, di fresca saggezza e di riflessa speranza
    Gian Gabriele Benedetti