LIBRI IN USCITA: Meridiano zero
26 Giugno 2009
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INVITO A CENA CON DELITTO…
Mercoledì 24 giugno 2009, alle ore 20.00 a Padova, Marco Vicentini, editore della Meridiano zero insieme a tutta la redazione, incontrera’ i lettori e gli aspiranti scrittori, veneti e non, a una cena presso il bistrot LA TABLE di Via Tiziano Aspetti n. 7 (a fianco della casa editrice)
Se volete unirvi a noi per una serata di chiacchiere e discussioni su tutto quello che vi puo’ passare per la mente, e’ richiesta la conferma per prenotare il posto.
Il prezzo indicativo per la cena e’ di Euro 25,00, dall’antipasto al dolce.
LE NOVITA’
Chester Himes – CORRI, UOMO, CORRI! – Euro 14,00
Testimone involontario di un duplice, brutale omicidio a sangue freddo, il giovane studente nero Jimmy Johnson – che lavora come inserviente notturno in una tavola calda di Harlem – diventa a sua volta bersaglio dell’implacabile assassino, un agente di polizia corrotto e ferocemente razzista che vive in uno stato di perenne ubriachezza. Teatro di questa convulsa caccia all’uomo e’ una Harlem surreale e iperrealista, una sorta di girone dantesco i cui abitanti si dividono tra cattivi e ancor piu’ cattivi, oltre che una Manhattan mai cosi’ ostile e impenetrabile, pronta a respingere chiunque bussi alle sue porte in cerca d’aiuto. E l’apparente lieto fine con cui si conclude la vicenda nasconde invece un terribile doppio fondo in cui il cinismo e il pessimismo cosmico dell’autore trovano, per l’ennesima volta, la loro conferma.
Spremendo fino all’osso uno dei piu’ antichi luoghi comuni del thriller, l’innocente in fuga braccato dalle forze del male, Chester Himes confeziona in questo romanzo una delle sue messinscene piu’ macabre, i cui frequenti elementi di tragicommedia non fanno altro che rinforzarne la visione apocalittica e il nichilismo portato alle estreme conseguenze, soprattutto per quanto riguarda il perverso rapporto tra bianchi e neri. A partire dal magistrale, lunghissimo alternarsi di piani sequenza che apre il romanzo – settanta pagine di fulminante adrenalina che alternano il punto di vista dell’assassino e delle sue vittime – Himes organizza una folle gimcana per le strade, le case e i locali della metropoli newyorkese ma allo stesso tempo, pur nell’angoscia della caccia, riesce a dipingere un minuzioso quadro della vita quotidiana nella Harlem degli anni Cinquanta, in un brulicante turbinio di cabaret equivoci, bische clandestine, botteghe di barbiere e stazioni di polizia: un mondo popolato da personaggi grotteschi e dominato dall’avidita’ e dal disprezzo, un sabba infernale in cui la differenza tra gli uomini e’ data dai soldi e dal colore della pelle.
(recensioni CORRI, UOMO, CORRI!)
James Lee Burke – SUNSET LIMITED – Euro 9,00
Non sono stati gli abitanti di New Iberia a crocifiggere materialmente il sindacalista Jack Flynn, eppure il peso di quel crimine grava sulla comunita’ come un peccato collettivo. Dave sapeva, in quella terribile alba impressa a fuoco nella sua memoria, che la crocifissione davanti ai suoi occhi non era un semplice omicidio, ma la spia di un male piu’ grande e capillare, che affondava le radici, come un albero acquatico, nei segreti di una terra del Sud dove il passato non e’ mai davvero passato.
Trent’anni dopo, Megan, la figlia di Flynn, e’ tornata al bayou. Trent’anni dopo, l’unica giustizia e’ ancora la violenza. Lo stupro di una ragazza nera e’ stato punito con il massacro dei colpevoli da parte di due misteriosi poliziotti bianchi. Quando Dave comincera’ a indagare, capira’ che i recenti fatti di sangue nella sua cittadina sono parte di un disegno piu’ complesso le cui fila rimandano tutte a quella crocifissione.
James Lee Burke e’ un maestro nel restituirci il piu’ vivido sud degli Stati Uniti. Lo splendore della Louisiana, le luci forti delle sue lunghe giornate che illuminano di ombre il bayou, i combattimenti di galli, i latifondi sconfinati contesi da politici corrotti e mafiosi senza scrupoli, i segreti che riposano nella acque placide e pigre del Mississippi. Il detective Robicheaux, ex alcolizzato, ex agente della squadra omicidi di New Orleans e veterano del Vietnam, con il suo senso incrollabile della verita’, vede e racconta il male che pesa e agisce su tutti come una mano oscura.
(recensioni SUNSET LIMITED)
LE RECENSIONI
Oddone Longo – GALILEO GALILEI, L’uomo che contava le stelle – Euro 12,00
Oddone Longo e la grandezza di Galileo Galilei.
Andrea Frova, uno dei piu’ importanti fisici italiani, racconta sempre che solo andando all’estero ha capito quanto sia stato importante Galileo. Questo perche’ nella cultura italiana c’e’ stata fino a venti anni fa una sostanziale sottovalutazione del ruolo rivoluzionario degli studi galileiani, che sono invece la porta della modernita’. Ora non e’ piu’ cosi’, in venti anni la pubblicistica su Galileo e’ esplosa a tutti i livelli, con studi molto minuziosi su aspetti particolari, grandi affreschi e molte opere divulgative. A questo filone appartiene il Galileo Galilei. L’uomo che contava le stelle (Meridiano zero, p.159, 12 euro) di Oddone Longo, l’attuale presidente della Accademia Galileiana di Padova: il libro viene presentato oggi pomeriggio alla Feltrinelli di Padova, alle 18. Longo punta la sua attenzione in gran parte sul Galileo astronomo, condensando in nove capitoli autonomi i principali contributi galileiani per la comprensione del funzionamento dei cieli. Ed e’ nella somma dei capitoli che emerge la grandezza. Perche’ quasi ognuno di questi contiene un elemento che sarebbe sufficiente da solo a fare di Galileo un grande scienziato.
Ma anche perche’ Galileo non ha costruito in modo sistematico la sua fisica e la sua astronomia che solo retrospettivamente sono diventato un corpus unitario. Accanto ai meriti ci sono anche i limiti dell’uomo e dello scienziato, che pero’ in qualche modo servono a restituire l’umanita’ a chi rischia di finire immortalato su un piedistallo. L’ultimo capitolo, quello sul processo, restituisce in poche pagine, ma ampiezza di citazioni, quello che e’ il momento topico dello scontro tra la nuova scienza e la Chiesa e Oddone Longo ha il merito di raccontarlo con chiarezza, senza indulgere a polemica, facendo parlare i fatti e gli atti.
Niccolo’ Menniti Ippolito
(recensioni GALILEO GALILEI)
Massimo Del Papa – TI VIVRO’ ACCANTO, La favola infinita di Renato Zero – Euro 16,00
Trentino, 9.5.09
Non ha dubbi Massimo Del Papa. E’ l’artista che ha rivoluzionato la musica italiana. E lo racconta nelle 320, fittissime pagine di “Ti vivrò accanto. La favola infinita di Renato Zero” (Meridiano ero, 16 euro). Un panorama ricco e completo sull’opera di Renato Zero. Un affresco di arte e realta’ sociale, costume e melodie. Non solo musica.
Carlo Martinelli
A, 10.5.09
Non e’ vero che Renato Zero lo si ama o lo si odia. Intanto bisogna decidere di quale Renato Zero si parla. Dell’essere androgino accecante di lustrini? Del pifferaio magico con frotte di adoranti sorcini? O dell’introspettivo cantante sciamano degli anni ’90? L’autore li conosce tutti.
Antonella Ottolina
(recensioni TI VIVRO’ ACCANTO)
Carl Hiaasen – CROCODILE ROCK – Euro 17,50
www.sugarpulp.it
Poco conosciuto in Italia, Hiaasen e’ considerato negli Stati Uniti uno dei migliori autori della scena noir, con all’attivo un considerevole numero di lavori, alcuni approdati persino sul grande schermo sottoforma di trasposizioni cinematografiche. “Crocodile Rock”, uscito originariamente nel 2002 e di recente diffuso nel nostro Paese grazie ai sempre attenti tipi di Meridiano Zero, e’ un affascinante miscuglio di umorismo nero e colpi di scena dal notevole impatto. I dialoghi, serrati e pungenti, ricordano da vicino l’inarrivabile Lansdale della serie dedicata ai due investigatori improvvisati Hap & Leonard, mentre la trama si dipana a partire dalla morte dell’ex rockstar Jimmy Stoma, leader dell’acclamata band degli anni Ottanta Slut Puppies. Inizialmente pare si tratti di un banale incidente in mare, ma per Jack Tagger, giornalista di provincia finito a scrivere necrologi a causa della sua eccessiva e formidabile schiettezza, le cose non quadrano. E cosi’ eccoci risucchiati da un vortice di violenza, rivelazioni, nastri misteriosi, in cui qualcuno proprio non riesce ad accettare che la verita’ debba, prima o poi, venire a galla. Il tutto diluito nelle paludi della Florida meridionale, dove lo stesso Hiaasen e’ cresciuto ed ha iniziato a muovere i primi passi proprio nel mondo del giornalismo. “Crocodile Rock” e’ dunque una bella sorpresa, e, per quanto possa sembrare una frase stracitata ed il piu’ delle volte usata a sproposito, vi assicuro che staccare gli occhi da queste pagine vi sara’ molto difficile.
Marco Meneghetti
(recensioni CROCODILE ROCK)
Hugues Pagan – IN FONDO ALLA NOTTE – Euro 13,50
www. nonsololink.com, 16.3.09
Di nuovo Hugues Pagan. Avere un suo noir tra le mani e’ sempre una gioia. Si legge come un romanzo, uno spaccato di vita, una commedia dei paradossi e delle genialita’, eppure ha la cadenza altalenante del thriller, non ti accorgi nemmeno di quanto diventino pregnanti le sue parole. Chi legge Pagan ne e’ rapito e la dolcezza delle sue parentesi, accattivano pur senza entrare nella suspance classica.
Le frasi cadono come accette e si centuplicano in paesaggi, dando al lettore quel quid di personale, del lettore e dell’autore, che generano un mix unico e indimenticabile. “Passava inosservata quanto una donna di facili costumi a un’asta di beneficenza”. Protagonista della vita di un cronista ex poliziotto invischiato in una storia che non capisce (o che meglio non viene data capire al lettore) e’ Dizzie Mae, un’automobile. Poi, lui, Jacques Cavallier, Cav per gli amici, si innamora di Anita, ma Dizzie Mae lo connota piu’ di un identikit lo stesso. Precisa l’analisi di un gruppo di bulletti di periferia: “Cresciuti troppo in fretta in un mondo senza tenerezza, fra le crepe di cemento, fastidiosi come un mal di denti”. Il genere non fa mai dimenticare a Pagan quel tocco poetico che si ritrova spesso nelle sue opere “… il sole non aveva ancora asciugato le lacrime della notte sulle foglie e sull’erba…” e la scelta non e’ la classica pinza di molti giallisti di fama.
Hugues sceglie un tono da analista della vita, ex poliziotto davvero che non ha dimenticato, nel disincanto della professione, che attorno le esiste una vita comunque piu’ reale ancora della quinta poliziesca: “Si’, commissario, ho dei rimpianti. Ogni giorno, li ho… Solo che, dai e ridai, si finisce per scoprire di se’ qualcosa che non si dovrebbe… l’altra faccia della luna che ciascuno tiene nascosta chissa’ dove… si’, ogni uomo ha il suo limite, la sua linea di frattura… un giorno magari lei raggiungera’ la sua… a volte, ci si rende conto soltanto dopo… molto dopo, quando e’ troppo tardi. E allora capira’ che e’ sempre stato troppo tardi…”. Macigni di filosofia di vita tratti dalla strada, dalla saggezza comune, dal vivere l’incubo di un proiettile che ha sforacchiato Dizzie Mae e non te, almeno per stavolta.
E frugando tra una barca a vela e un amore assoluto come quello per Anita, ricambiato, il lettore vuole sapere dove conduce la notte, chi e’ l’autore dei versamenti da duecentomila franchi sul conto di Cav. E’ vero che vogliono incastrarlo? E’ vero che lui e’ pulito? O e’ tornato nel giro, come pensano i poliziotti suoi ex colleghi? Quale giro, poi? Gli avvertimenti si moltiplicano, mentre Cav non ha voglia di lottare, o almeno non piu’. La nausea e l’assenza catatonica si avvertono pagina per pagina, mentre la vita continua a scorrere tra un’occupazione e l’altra. Proprio come nelle vite reali. E allora, alla fine, cosa c’e’ che non va? Che la verita’ non si sapra’ mai? Ad esempio se Fabre aveva ragione o no?
Il romanzo finisce bene, malgrado un’operazione al limite della vita, e la coppia Jacques e Anita prendera’ il largo in barca. Ci viene dato a sapere, anche in questo caso non senza un po’ di mistero, che Anita aspetta un bambino e, con lui, un po’ di serenita’. Ma ci sara’, poi, serenita’? Un ottimo romanzo ancora per i tipi Meridiano Zero. E, essendo l’ultimo per ora, di certo di Pagan il migliore.
Alessia Biasiolo
(recensioni IN FONDO ALLA NOTTE)
Derek Raymond – COME VIVONO I MORTI – Euro 14,00
nonsolonoir.blogspot.com, 21.1.09
“La nostra chiesa, dove sono sepolti i miei genitori, e’ in vendita ed e’ puntellata di travi; quando ci vado, sento i morti che aspettano negli alti rovi dietro le tombe.”
Thornhill, provincia di Londra, 1983. Il sergente della A14, sezione delitti irrisolti della polizia di Londra, abbandona la “Factory” per indagare sulla misteriosa scomparsa di Marianne Mardy, moglie di un anziano medico di campagna.
Appena arrivato sul posto, il detective si scontra, pero, con la realta’ del paesino di provincia: la corruzione diffusa rende impossibile la collaborazione con la polizia locale, e un muro di silenzio e omerta’ circonda la sorte di Marianne Mardy, ritenuta malata (ma in realta’ intimamente data per morta) da tutti gli abitanti del paesino, e scomparsa da sei mesi prima che un vecchio ex-militare decidesse di denunciarne l’assenza.
Ma l’omerta’, come al solito, cela interessi economici circoscritti, e il sergente, detective “empatico”, sempre pronto ad immedesimarsi con le vittime, non ha nessuna intenzione di lasciare che gli sciacalli del paese si arricchiscano alle spalle di Marianne Mardy e di suo marito, anche a costo di esporsi a sospensione e licenziamento…
“Come vivono i morti” e’ probabilmente il piu chandleriano dei romanzi di Derek Raymond: tutta la prima parte dell’opera e’ infatti attraversata da meravigliosi, pungenti, dialoghi nei quali l’innominato protagonista riafferma la propria liberta’ dai vincoli economici, gerarchici e politici (il tono delle risposte del sergente e’ tale che non puo non venire in mente il Marlowe di “La signora nel lago”(1)). Coinvolto nel caso, le cui implicazioni morali rappresentano, come di consueto, il fulcro della costruzione dell’intreccio, il sergente lascia pero la sua riposante veste da “libero pensatore” per ritrovarsi calato nelle solite miserie esistenziali: quello in azione nel romanzo di Raymond e’ un Marlowe che ha perso o riposto la sua cinica corazza, e si dedica in maniera esplicita al suo compito morale, senza trarre piacere dalla “detection”, e senza l’illusione di poter ristabilire la “giustizia”(2).
Lo stile incostante e frammentario(3) comunica un senso di estraniazione che e’ perfetto per esprimere la lacerazione del protagonista, perso nella tensione tra il suo compito istituzionale, e la volonta’ di comprendere le motivazioni, di accollarsi i “mali” di alcuni “colpevoli”(4), tra la necessita’ di contemplare in maniera distaccata la bassezza del mondo (per poter agire in maniera “professionale”), e la frustrante ricerca di qualcosa di piu alto.
Un romanzo amaro e meraviglioso, che eccede, con le sue dolenti pagine sul tema della vecchiaia e della morte (che paradossalmente diviene unica e inaccettabile soluzione al male fisico e morale del mondo), tutti i canoni e i motivi del romanzo d’intrattenimento, pur mantenendo un intreccio poliziesco perfettamente funzionante.
Fabrizio Fulio-Bragoni
(recensioni COME VIVONO I MORTI)
Christopher Brookmyre – SCUSATE IL DISTURBO – Euro 17,50
meridianozer0.blogspot.com, 16.2.09
Christopher Brookmyre e’ fra i nuovi pezzi da novanta della letteratura scozzese. Esponente di spicco di quello che, a buon titolo, e’ stato definito “Tartan Noir”, genere nel genere cui appartengono anche autori del calibro di Ian Rankin, Stuart MacBride e Allan Guthrie, Brookmyre e’ oggi fra gli scrittori piu’ interessanti della sua generazione grazie ad uno stile pervaso di ironia, ricco di sequenze abrasive e sfreccianti che paiono strappate ad una sceneggiatura, forte d’una scrittura che non risparmia la critica socio-politica dove serve.
Un autore completo, che a dispetto delle etichette trascende generi e catalogazioni, acuto, capace di fondere i linguaggi – quelli del cinema, del fumetto, del videogame, del romanzo sociale – con una naturalezza davvero spiazzante.
“Scusate il disturbo” e’ in questo senso uno dei suoi romanzi piu’ riusciti.
Delirante e acido, come puo’ esserlo la Sinfonia Fantastica di Berlioz, il libro in questione – nella sua nuova edizione con una copertina che ha il sapore di una dichiarazione di guerra – ha un plot di straordinaria potenza narrativa che frulla in un’unica soluzione una pluralita’ di elementi: non mancheranno di inchiodare gli occhi dei nostri lettori alla pagina.
“Ho scritto questo romanzo pensando di incrociare ‘Die Hard’ e ‘Pulp Fiction’ ” ha dichiarato Brookmyre… insomma basta ascoltare l’autore per capire il senso di tutto il romanzo. Piu’ facile di cosi’?
Cinema d’azione, dialoghi carichi di humour, scene da sparatutto in soggettiva, cambi di ritmo repentini e selvaggi, grafica pulp della cover, come si fa a perdere un libro cosi’? In effetti e’ davvero impossibile, e poi se e’ vero che la lettura e’ un piacere insostituibile – non c’e’ niente che regga il confronto e se siete capitati su questo blog e’ altamente probabile che siate d’accordo con me – allora “Scusate il disturbo” rappresenta uno dei migliori esempi di lettura moderna perche’ Brookmyre non si accontenta di descrivere le scene ma le filma letteralmente per poi montarle in modo spettacolare, non solo tratteggia i personaggi ma li rende vivi e vulnerabili, non giustifica le debolezze umane ma – raccontandole – le frusta con un sorriso caustico e spietato.
Insomma, se amate Irvine Welsh e Chuck Palahniuk allora questo scrittore lo dovete leggere assolutamente.
Sta arrivando.
Il Vs. Aff.mo
Matteo Strukul
(recensioni SCUSATE IL DISTURBO)
L.R. Carrino – ACQUA STORTA/LA VERSIONE DELL’ACQUA
networkedblogs.com, 3.6.9
Di ogni epoca letteraria possiamo ricordare solo i nomi degli autori: i lettori, per loro natura, restano anonimi, a meno di essere stati grandi critici, capaci di generare letteratura dalla letteratura, ma questo e’ evidentemente un caso limite. C’e’ pero’ un fatto non marginale che si tende a dimenticare nel rapporto di creazione e fruizione di un’opera darte, cioe’ quella che chiamerei corrispondenza umorale tra scrittore e pubblico, dettata dalla condivisione, piu’ o meno implicita, piu’ o meno cosciente, delle stesse coordinate culturali. Una rispondenza che puo’ verificarsi come inattesa agnizione ad anni di distanza per quegli scrittori che hanno precorso i tempi intuendo gli sviluppi della storia, risultando anomali alla loro contemporaneita’: ma anomali rispetto a cosa? Ad un sistema autocodificato della produzione culturale, in grado di rendere reciprocamente intellegibile il dialogo silenzioso tra autore e lettore, su cui si regge l’intimo scopo della scrittura. E’ una banalizzazione far corrispondere allo scrittore medievale un lettore medievale, ad un autore romantico un lettore altrettanto romantico, tralasciando, per brevita’, tutte le eccezioni, le stratificazioni interne, le vie parallele che la letteratura, anzi, le letterature producono incessantemente, ma a noi interessa sottolineare l’aspetto della condivisione di un mondo simbolico di cui un’opera d’arte e’ solo il risultato finale, e che rende, per esempio, il Cliges di Chretien de Troyes un libro non immediatamente fruibile al lettore contemporaneo, o una raffigurazione umana bizantina brutta perche’ sproporzionata per il nostro senso estetico. Che tipo di lettori siamo allora noi? Difficile da definire: e’ impossibile giudicare la vita di un uomo finche’ e’ in vita, diceva il greco Simonide, e allo stesso modo l’autocoscienza culturale di un’epoca e’ un terreno troppo scivoloso per azzardare definizioni esaustive. Con tutte le cautele del caso, io potrei definirmi un lettore postmoderno, per la mia fortissima tendenza a rintracciare citazioni, repliche, ispirazioni, rivisitazioni, parodie, decontestualizzazioni, e per la deformazione professionale tipica degli insegnanti di lettere di ricondurre la scrittura a modelli narratologici di base. Un lettore analitico, dunque, attento alla rete di relazioni che ogni scrittura intesse con l’umore del tempo. Il meccanismo, ormai rodato, si e’ messo subito in azione quando ho iniziato a leggere Acqua Storta, romanzo di Luigi Romolo Carrino, e le suggestioni non sono mancate. Gia’ dal titolo, che dopo la lettura di Genet e’ divenuto una sorta di mio feticcio intellettuale, la relazione con i drammatici nomi parlanti di grandi romanzi del sud (i Malavoglia, per citarne uno), mi e’ apparsa orgogliosamente manifesta, come anche l’altra caratteristica legata a una scelta del genere: quando infatti si sceglie un nome parlante, il personaggio e il suo destino vegono immediatamente ed irrimediabilmente legati in una forma di fatalismo necessitante. L’epilogo e’ gia’ insito nel prodomo, e’ ben visibile al lettore come un cliffhanger cinematografico in cui l’interesse si rivolge subito alla costruzione del percorso che portera’ ad una fine ineludibile, come un puzzle, di cui si conosce gia’ l’immagine finale, impressa sullo scatolo, ma che non per questo rinunciamo a ricostruire. Sulla stessa via ci porta l’insistenza sull’elemento dell’acqua, ancestralmente legato alla necessita’, alla passivita’, ma anche all’inganno, alla quiete apparente e cristallina che nasconde gorghi e forze viscerali di inaudita e squassante violenza. Una struttura tragica arcaica, quella di Carrino, sofoclea, in cui la Camorra, per quanto perverso, impone un suo kratos cui Giovanni e Salvatore si oppongono come ribelli impotenti, al pari di Antigone. Carrino, cosi’, si mostra prepotentemente figlio della sua terra, collocandosi all’interno di una ininterrotta cultura narrativa meridionale che canta disperatamente l’orrore di terra che non sembra appartenere alla storia: mentre gli scrittori del nord si spersonalizzano, si scindono, si alienano, Carrino rinnova la necessita’ di personaggi monolitici che si oppongano all’altrettata monolitica rete di eventi che li circonda, personaggi assediati da un destino di morte consapevole, quasi corteggiato per la rinuncia immediata ad incidere e recidere il cappio in una mostruosa tradizione di vincoli di potere, che e’ una Camorra interiorizzata, il virus ormai simbiotico dei signori perbene da Napoli a Palermo.
Andy Violet
(recensioni ACQUA STORTA/LA VERSIONE DELL’ACQUA)
Luigi Balocchi – IL DIAVOLO CUSTODE – Euro 9,00
tabularasa.noblogs.org, dic 07-gen 08
Un bandito per amico
Io glieli ho dati volentieri 14 euri alla Mirella (la libreria di Mortara) per comprarmi il libro di Luigi Balocchi “Il diavolo custode”, il “colpo grosso” del nostro mortarese uscito lo scorso settembre presso la casa editrice Meridiano Zero. Un po’ per vedere come sanno scrivere dei mortaresi, un po’ per interesse specifico sulla materia, mi sono lasciato trasportare dal gergo dialettale che permea tutto il libro attraverso la biografia romanzata di un personaggio non comune.
Sante Pollastro, quell’amico di Girardengo che la leggenda narra sia stato catturato proprio sul ciglio di una strada mentre aspettava il Giro e che invece i fatti vedono catturato a Parigi per colpa di una donna. Non me ne voglia l’autore se svelo il finale cosi’ brutalmente, lo sappiamo tutti e due e ora lo sapete anche voi che di questo libro non e’ il finale quello che conta: conta invece l’avventura di un anarchico spontaneo, senza ideologia e libero per indole, incapace di piegarsi a qualsivoglia legge, cresciuto nelle borgate povere di Novi Ligure e tra l’altro assassino di molti in divisa e non (tra cui quell’appuntato Francesco Bellinzona freddato per un “chi va la’” di troppo sulla strada tra Mede e Torreberetti, a cui e’ dedicata la caserma dei CC di Mortara) ma comunque puro di cuore e d’animo come un Robin Hood tutto nostrano.
”Se li sente come lame appassionate, questi cuori, per un colpo da rodeo del Mississippi. Lui sorride. Gli riesce naturale. Guarda in alto il buco nero dove prima la gran luce progressista. Strano a dirsi. Ora che fisso ti luma il lampione ritorto dal magnifico grilletto, nell’elettrico suo ventre dal piombo esploso fatto cupo di rancore, gli par giusto di scrutare un precipizio. E s’affoga nel ricordo…
Il treno! Come un colpo di cannone dritto in culo al paradiso. E le merci scaricate alla malora da ingozzarvi il regno intero. E il fervore, le bestemmie, urla, sputi, gargarismi di fatica benedetta dalla feroce apparizione della locomotiva…
Gli fan festa, gli altri intorno. Quella corsa a tutta birra in bicicletta sul confine dei lampioni fino al colpo eccezionale, mio bel Sante’in, non ti e’ nuova. Gia’ da tempo dura e ringhia. E ti e’ cara. Al pari di quelli che ti vivono appresso. Perche’… tu sei il nostro Sante’in… Sante Decimo Pollastro.
Nato a Novi. In terra piemonte’sa. Nel furente agosto del milleottocentonovantanove”.
E siamo solo a pagina 14.
Il resto e’ tutto un incalzare di colpi e avventure, ora con gli amici di Novi, ora con la mala di Milano, la “ligera” per via che disarmata, a Parigi dove la mala italiana e’ ovviamente un gradino sopra tutti.
Seguiamo il Sante, al quale dovrebbe venire dedicata come minimo una via in ogni citta’, attraverso la fuga e il ritorno, l’amore e l’amicizia, in un secolo di grandi guerre e cambiamenti dove egli ricopre la parte dell’anticonformista per eccellenza.
I riferimenti al movimento anarchico dell’epoca poi sono il giusto compendio ad una ricostruzione che da favolistica si fa ricostruzione storica, affonda le sue radici in una realta’ di fatto nera e fascista in cui da clandestine girano alcune teste eccezionali come quelle del Novatore (poeta e ideologo anarchico), Sante Caserio da Motta Visconti, Passanante, Malatesta, Berneri, Ferrer.
La critica: La scrittura e’ originale e affonda le radici nel territorio, sposandosi perfettamente con le vicende narrate.
La lettura e’ appassionante ma esige attenzione perche’ il rischio e’ di perdersi negli arzigogoli lessicali del Balocchi che a tratti perdono di fuoco nei confronti della vicenda. Infine chi scrive non si trova d’accordo con l’autore sul ruolo assegnato alle donne, nella vicenda semplici comparse quando non addirittura suppellettili di scarsa utilita’ se non ai fini sessuali.
D’accordo che le donne ai tempi erano ancora lontane da qualsiasi idea di femminismo, ma sicuramente hanno giocato nella realta’ un ruolo ben piu’ forte di quello un po’ misogino affibbiato loro dall’autore.
(recensioni IL DIAVOLO CUSTODE)
Letto 2509 volte.
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