LETTERATURA: Nonno
26 Giugno 2009
di Nicola Dal Falco
Una canzone senza musica Â
Come un nomade che ha trovato casa, Nonno si copre la testa con il colbacco. Vive solitario in una villa sbilenca, piena di angoli vivi e spifferi, di gatti acciambellati. È una casa di lettura in cui l’ospite principale passa molto tempo fuori.
Nonno ci tiene alla crescita regolare della siepe e all’ossatura dei ciliegi. Quando pota, se pota, lascia agli alberi la chioma delle quindicenni.
Come un avaro, conserva le buste di tabacco, perso in un oscuro calcolo delle probabilità . La sua casa ha vino in abbondanza, piante grasse e lucide, grandi tende bianche in  cui si rapprende il sole. Â
Nonno aiuta la terra che lo ripara sotto una piega della coperta, stesa dalla pianura al mare. E le figlie, inquiete come nipoti, lo circondano di salti e risate. Insomma, una festa con i melograni ancora sul ramo.
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Commento by Gian Gabriele Benedetti — 26 Giugno 2009 @ 09:10
Ed è un nonno che non conosce tramonto, e la sua vita “si distendeâ€, in modo originale, in momenti costellati d’affetti e d’azione, appesi alla “corporeità †di una natura, che pare possedere essa stessa un’anima particolare, simbiotica. La simbologia trasuda echi di un canto affascinante ed illuminante e diviene fede nel tempo e nello spazio, rintracciando anche gesti semplici, ma grandi quanto l’uomo, quanto l’esistenza medesima.
E al di là e al di sopra di ogni significazione, rosseggiano poeticamente i melograni sul ramo, come appunto di stupore, di fresca saggezza e di riflessa speranza
Gian Gabriele Benedetti