LETTERATURA: Robert Burns – 2
21 Luglio 2014
A UN TOPO, CUI AVEVO DISTRUTTO IL NIDO
CON L’ARATRO, NOVEMBRE, 1785
O liscia bestiolina, che ti rannicchi paurosa,
oh, quale panico è nel tuo piccolo cuore!
Non c’è bisogno che tu corra via così lesta
con precipitosa fuga!
Sentirei ripugnanza a rincorrerti
col micidiale bastone!
Sono veramente dolente che il dominio dell’uomo
abbia spezzato l’unione sociale della natura
e giustifichi la cattiva opinione
che ti fa sobbalzare
dinanzi a me, tuo povero compagno nato dalla terra
e mortale come Te!
Lo so che rubi qualche volta;
ma che importa? Povera bestiolina, devi pur vivere!
Una spiga di grano di tanto in tanto in un covone
non è gran cosa:
avrò una benedizione col resto,
e non mi mancherà mai!
Anche la tua casetta in rovina!
I venti van sperdendo le misere sue pareti!
E dell’erba verde non ce n’è adesso
per costruirne una nuova!
E i venti del freddo dicembre sopravvengono
mordenti ed acuti!
Vedevi i campi spogli e desolati
ed un tedioso inverno appressarsi
e qui, al calduccio, riparato dal soffio del vento,
pensavi dimorare,
finché, crac!, il vomero crudele è passato
attraverso la tua cella.
Quel misero mucchietto di foglie e di stoppia
t’era costato un ben lungo rosicchiare!
Ora ne sei cacciato fuori, malgrado la tua fatica,
senza casa e senza riparo,
a sopportar le nevi e le piogge dell’inverno
e la gelida brina!
Ma, topolino, non sei il solo,
a comprovar che la previdenza può esser vana:
i migliori piani dei topi e degli uomini
van spesso di traverso
e non ci lascian che dolore e pena
invece della gioia promessa.
Tuttavia tu sei felice a paragone di me!
Soltanto il presente ti tocca:
ma ahimè! Io volgo lo sguardo indietro
su lugubri visioni!
E volgendolo innanzi, sebbene non veda,
sospetto e temo.
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