Romeo Giovannini

di Bartolomeo Di Monaco
Oggi su La Gazzetta di Lucca, il quotidiano on line diretto dall’infaticabile Aldo Grandi, appare un articolo del Prof. Luciano Luciani dedicato a Romeo Giovannini.
Ho conosciuto Giovannini in una circostanza per me fortunata.
Avevo da poco pubblicato presso Maria Pacini Fazzi editore (oggi diretta dalla figlia Francesca Fazzi) il breve romanzo “Mattia e Eleonora. Una storia Lucchese”. La titolare della libreria Il Castoro, che allora si trovava in via San Paolino, mi disse che Romeo Giovannini e Giuseppe Ardinghi volevano conoscermi e fu fissato l’appuntamento presso la stessa libreria. Mi trovai davanti a due persone già anziane e cortesissime. Delle loro figure ho, ahimé, un ricordo labile, data la mia attuale età che mi fa perdere molti ricordi.
Lodarono il mio romanzo e mi dissero che avevo le qualità per continuare a scrivere.
Figuratevi la mia emozione! Conoscevo la storia dei due artisti e la loro frequentazione al Caffé Di Simo dove si riunivano i maggiori artisti lucchesi ed anche oltre.
Devo aggiungere per onestà intellettuale che ci furono altre 3 persone che mi sollecitarono a continuare: il Prof. Antonio Romiti, Presidente dell’Istituto storico lucchese, Cesare Viviani, poeta e commediografo a cui Lucca ha dedicato una strada e che redasse una recensione sul libro (e anche sul successivo “Fantasie lucchesi”, edito sempre da Maria Pacini Fazzi) pubblicata su La Nazione e, infine, e con mia somma gioia, lo scrittore Vincenzo Pardini, il quale, inviatogli un racconto, mi telefonò con mia sorpresa lodando lo scritto.
Sono state puntate decisive del mio percorso di scrittore, e li ringrazio.

Di seguito le recensioni di Cesare Viviani sui miei 2 libri.

MATTIA E ELEONORA. UNA STORIA LUCCHESE
Un libro di Bartolomeo Di Monaco

di Cesare Viviani

Mi è arrivato, graditissimo omaggio dell’autore, un libro profumato ancora di… tipografia. Un libro da pochi giorni in commercio. Vorrei parlarne, anche se l’autore ha una “penna” che sa farsi strada da sola. Il libro “Mattia e Eleonora: una storia lucchese” di Bartolomeo Di Monaco non solo coinvolge la nostra città, la nostra campagna e personaggi reali o immaginari di Lucca, ma ci propone una filosofia di vita che oggi si va perdendo e che è necessario recuperare. L’autore propone una storia autobiografica cesellata dalla fantasia, con quei sogni e con quelle immagi¬ni che sono farmaci salutari per il nostro essere. Di Monaco, con infinita, struggente poesia gusta e ci fa gustare quelle piccole cose che abbiamo tutti i giorni sotto gli occhi e che molte volte dimentichiamo di farne oggetto della nostra osservazione. Ed è difficile metter su una storia così senza cadere nella retorica. Di Monaco, a mio avviso c’è riuscito. E c’è riuscito bene. Il profumo dei pini a primavera, l’avvicendarsi delle stagioni, un cappotto caldo sotto una nevicata, un pomeriggio trascorso in un trattenimento paesano, un pettirosso che aspetta un po’ di becchime fuori dalla finestra di cucina, sono tutte cose che ci vengono descritte come normali, senza enfasi, senza sdolcinature, ma vengono inserite nel “quotidiano” con tutta la loro potenza di trasmettere tranquillità interiore. Mattia e Eleonora vivono queste eccezionali esperienze a Lucca, in una città che vista con i loro occhi fa veramente sognare. E il sogno si ingigantisce: c’è anche un tuffo nell’Ozzeri, c’è una barca misteriosa che sprofonda in quelle acque per arrivare nel sottosuolo dove una Lucca settecentesca si nasconde e vive ancora avvolta nel fascino e nei fasti di allora. C’è una vita a due, un menage familiare, che trova ogni giorno la carica necessaria per sopravvivere ad un mondo ostile: un mondo da tralasciare. C’è la volontà di vivere in un mondo fatto di tante piccole cose meravigliose: un mondo da sorseggiare, da centellinare come si fa con il buon vino. È un libro che, stranamente, esce ora per Pasqua, anche se l’ultimo sogno pone questo libro sul ramo più alto d’un albero di Natale. Un gran bel dono per i figli e per i nipotini di Eleonora e di Mattia. Ma c’è nelle ultime pagine una frase che raccoglie interamente il senso del libro. Di Monaco scrive che Mattia capisce come e quanto la sua anima abbia bisogno di semplicità. Una cosa che fa pensare e meditare.
Questa semplicità che può riempire l’anima non rappresenta solo una necessità del personaggio o dell’autore. E un patrimonio comune che Mattia e Eleonora in questa storia lucchese propongono a tutti noi, così distratti da un mondo che vorrebbe impedirci perfino di sognare nel giardino sotto un pino odoroso di resine aromatiche.

Un nuovo libro di Bartolomeo Di Monaco FANTASIE LUCCHESI
di Cesare Viviani

I racconti di queste FANTASIE LUCCHESI che ci vengono proposti da un autore fertilissimo come Bartolomeo Di Monaco, in un’elegante edizione di Maria Pacini Fazzi, hanno il potere magico di trasformare il lettore, indipendentemente dall’età, in un bambino che si mette ad ascoltare le favole della nonna. Un libro che sembra fatto apposta per essere letto nel canto del fuoco. Un racconto per sera magari. Due sono i pregi fondamentali: la semplicità e la fantasia. Una fantasia che si ispira e si sbizzarrisce nelle campagne e per le vie di Lucca. Una semplicità che nasce da Lucca e che non vediamo come si potrebbe sviluppare senza l’apporto e il fascino di questa nostra città. Parte sempre l’autore da un soggetto che a tutti è familiare e poi va avanti su un canovaccio che lascia spazio a creazioni di irrealtà affascinanti. La parte fantastica del racconto arriva quando meno te lo aspetti, ma sempre avverti che Lucca rimane integra con i suoi monumenti e con le sue campagne, come intatto si mantiene l’amore dell’autore verso questa città. Può apparire scontato il fatto che ognuno di noi vorrebbe ritornare bambino. Vorremmo tornare bambini senza le… “novelle della nonna”. Ma se queste novelle fanno parte di racconti fantastici e affascinanti scritti in un linguaggio piacevolissimo a leggersi, allora ben venga il nuovo libro di Di Monaco! Una serie di dieci racconti che, una volta letti, viene la voglia di tornare da capo e rimeditare le pagine di apertura, dove l’autore ci fa riflettere sugli effetti benefici della fantasia “quella più sublime, quella che ignora la ragione” e c’è un invito prezioso ad abbandonarci a lei “alle sue pazzie, ai suoi incantesimi, ai suoi bagliori, ai suoi capricci, alle sue magie”. L’altro pregio del libro è la semplicità. Una virtù da riscoprire in questo mondo e in questa vita che noi stessi ci complichiamo e ci rendiamo invivibile con assurdi ed egoistici ermetismi che sono il perfetto contrario della comunicazione. In “Fantasie lucchesi” si entra in un mondo che sentiamo tutto nostro, vissuto da noi tutti in prima persona. Nel Serchio con i suoi argini ammantati di neve, nella bontà d’animo di Costantino o di Nicodemo, nella vita degli animali, nella Piazza San Michele, in Pelleria come a Campocatino, ci troviamo sempre a Lucca con noi stessi al centro della storia. E la fantasia ci trasporta, insieme all’autore, in galassie che non ci sono affatto ignote.

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