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LETTERATURA: Sonia Rossi: “Fucking Berlin” (Fottendo Berlino) edito da Ullstein

6 Ottobre 2008

di Stefania Nardini
[È la prima autrice contemporanea tradotta in Ucraina con il suo romanzo Matrioska, Tullio Pironti editore, 2001. Giornalista, cura la pagina culturale Scritture & Pensieri del quotidiano “Il Corriere Nazionale”]  

Dalla vendita del corpo a quella dei libri. Se Melissa P. con “Cento colpi di spazzola” ha aperto il varco a un genere, puntato tutto sulla curiosità, qualche volta anche un po’ morbosa, del lettore medio per la vita intima delle adolescenti, ora siamo alla fase di successiva.
Dopo una transizione in cui si sono moltiplicati una serie di diari abulemico-anoressici, piccole e grandi case editrici hanno puntato sulla dolorosa esperienza delle le teen agers. Un problema serio che se non ha sempre prodotto buona letteratura ha acceso i riflettori su un dramma dei nostri tempi. Ma ecco il corpo riaffacciarsi. Oggetto allo stato puro. Laura D, 19enne francese, protagonista del romanzo Mes Chères Études (“I miei cari studi”, ndr), uscito nelle librerie transalpine, ha fatto discutere su un fenomeno , quello della prostituzione studentesca. Con naturalezza e senza filtri la giovane racconta della sua esperienza nata dall’esigenza di pagarsi le rette universitarie. Laura ripercorre il momento in cui è caduta in quella che lei stessa definisce una “trappola” dopo aver iniziato l’università in una città francese non identificata nel 2006. Racconta di quando decide di prostituirsi, dopo aver tentato altri lavori decisamente meno remunerativi. Non avendo diritto agli aiuti statali per le tasse universitarie, il problema politico lo ha “risolto” mettendosi in vendita.
Sonia Rossi invece é una giovane italiana che aveva un sogno: diventare scrittrice. C’è riuscita a 25 anni.
C’è riuscita in Germania pubblicando un libro che sembra destinato a diventare un best – seller. Si, perché Sonia racconta in prima persona la sua doppia vita di studentessa e prostituta. “Fucking Berlin” (Fottendo Berlino) edito da Ullstein non è che la biografia di una ragazza divisa tra università e bordello. Sonia scrive del suo arrivo nella capitale tedesca quando a 20 anni lascio’ l’Italia, per iscriversi alla facoltà matematica dell’Università Humbolt. Quindi il primo lavoro come cameriera in un ristorante. “Odiavo essere perennemente al verde – spiega – da bambina non mi mancava niente, non sono abituata a risparmiare”.
Così inizia la sua doppia vita, prima come spogliarellista online, poi come massaggiatrice in un centro estetico e infine come prostituta part-time.
In Germania la prostituzione è legale e Sonia lavorava in un bordello della capitale. Nel libro ricorda tra l’altro che le sue colleghe erano soprattutto giovani mamme single che al mattino lasciavano i figli all’asilo nido per prostituirsi durante il giorno.
“Se dovessi tornare indietro rifarei esattamente la stessa cosa. Questo è un lavoro molto remunerativo per qualsiasi donna capace di superare le proprie inibizioni”, ha spiegato in un’intervista al Berliner Kurier.
Se il primo obiettivo di Sonia fu quello di iscriversi alla facoltà di matematica dell’Università di Humbolt, il secondo, quello di diventare una scrittrice, lo sta realizzando.
Ma sarà scrivendo un libro che queste giovani cambieranno la loro vita? Nel caso di Laura D la scrittura ha avuto una funzione liberatoria. Infatti ora fa la cameriera in un ristorante a Parigi ed ha chiuso per sempre con la “vita”.
La giovane Sonia invece è una vera imprenditrice di se stessa lontana dall’immagine dell’outsider. Il problema, per queste giovani emergenti sarà il filone da seguire in futuro.
Raccontare la propria storia condita di trasgressioni può funzionare. Ma non sempre. Cristiane F., per esempio, autrice dell’ormai mitico romanzo, poi divenuto un film, “Noi ragazzi dello Zoo di Berlino”, che descriveva in maniera autobiografica il dramma di una ragazzina di 13 anni fatto di droga e prostituzione, è ripiombata in quell’inferno. Un tabloid tedesco riferisce che le hanno tolto la custodia del figlio di 11 anni.
Christian oggi ha 46 anni, era riuscita a vivere dei proventi dei diritti d’autore, dopo essersi sottoposta ad una terapia a base di metadone. Si era iniettata per la prima volta eroina all’età di 13 anni ed a 14 aveva cominciato a prostituirsi intorno alla “Bahnhof Zoo”, la stazione berlinese vicina allo zoo.
Nel suo libro aveva descritto quell’ inferno. Ora deve riprendersi la sua di vita Cristiane, e magari ricominciare a scrivere.  

stefania.nardini@gmail.com

(da “Il Corriere Nazionale”)


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5 Comments

  1. Commento by Gian Gabriele Benedetti — 6 Ottobre 2008 @ 22:24

    Vi sono dei beni fondamentali, dei valori essenziali da proteggere e da difendere ad ogni costo. Uno di questi è il proprio corpo. Venderlo, farne oggetto di meretricio per motivi economici, e avere una vita di lusso
    e, forse, qualche volta, di successo (vedi certe scrittrici, chiamiamole così), ritengo sia uno dei gesti più deplorevoli ed umilianti. È vero che il mondo d’oggi è aperto fin troppo ad ogni esperienza, da arrivare ad un libertinismo estremo e talvolta pericoloso, ma perdere dignità personale, mediante la prostituzione, mercificare il proprio corpo, assumere droghe, pensando di raggiungere mete di fama, di gran benessere o di “sballarsi”, è a mio avviso oltremodo degradante, al di là di ogni obnubilazione etica. Il consumismo esasperato porta, purtroppo anche a tali eccessi, ma certi libri che cosa hanno da insegnare alle giovani generazioni? Quali esempi edificanti offrono certe scrittrici (od anche certi scrittori), che mettono a nudo un comportamento dissoluto fino all’estremo e trovano il gusto di narrare del proprio corpo “fatto oggetto allo stato puro”, e offerto nel peggiore dei modi anche in “pasto” a taluni fruitori di tale pseudo cultura?
    Raccogliamo il nostro buonsenso e non esaltiamo oltre i meriti che non ci sono, certe pubblicazioni. Emarginiamo certi libri, che non hanno niente da darci o da dirci di buono. Mi si dica pure che sono un borghese bigotto (che non credo d’essere) o il benpensante di turno che vive fuori della realtà. Non me ne può fregar di meno.
    Mi perdoni questo sfogo, anche un po’ confuso, la bravissima ed apprezzata Stefania Nardini
    Gian Gabriele Benedetti

  2. Commento by Lilyce — 28 Ottobre 2008 @ 15:19

    Come dire: il corpo è mio e me lo gestisco io. Se decido consapevolmente e liberamente di prostituirmi non faccio del male a nessuno, guadagno onestamente (negli stati in cui è consentito) e corro il rischio di divertirmi. Qual’è il problema? Ma soprattutto: come un uomo può permettersi di dire cosa le donne debbano fare del proprio corpo? Ah, già: siamo in Italia… Scusate, mi ero dimenticata della nostra missione morale di predicatori che devono suggerire a tutti il giusto modo di razzolare…

  3. Commento by Gian Gabriele Benedetti — 28 Ottobre 2008 @ 22:45

    Le donne possono fare ciò che vogliono: c’è libertà di comportamento, ma c’è anche libertà di dissentire su certi comportamenti, siano essi opera di uomini che di donne. Ed io sono libero di esprimere i miei convincimenti, e me lo permetto, gentile signora! Pur accettando anche chi dissente. Certo la libertà assoluta non conosce eticità. Ed allora comportiamoci pure come gli animali, che pur son regolati da istinti. Noi uomini siamo anche razionali e ci diamo giustamente delle regole, siano esse morali o civili, regole che vanno rispettate. Sbandierare certi comportamenti e magari vantarsi di questi non mi sembra proprio che liberino la donna (o l’uomo). Chi vuol prostituirsi, lo faccia pure liberamente, ma lo tenga per sé, rispettando chi la pensa in modo diverso ed ha le sue sensibilità
    Gian Gabriele Benedetti

  4. Commento by Gian Gabriele Benedetti — 28 Ottobre 2008 @ 22:50

    Gentile Signora,
    mi sono dimenticato di ricordarle che scrivere qual’è con l’apostrofo è errato
    Gian Gabriele Benedetti

  5. Commento by Francesco — 15 Gennaio 2010 @ 23:38

    sto leggendo il libro che ho comprato proprio a berlino,e avverto che nel miocommento non sarò molto politically correct.dunque, al di la delle questioni morali che a mio avviso hanno sempre natura soggettiva,è scioccante la totale incapacità di gestirsi di questa sonia rossi,completamente in balia del proprio consumismo,degli impulsi,della viziata testardaggine da figlia di papà che scappa e si prostituisce,ma quando è un po stanca si fa mandare  soldi dalla famiglia…totalmente inaffidabile.vorrei sapere,al di là del glamour apparente del fatto di aver scritto un libro,come cresce suo figlio,e come fa i conti con l’immensa vergogna che deve aver dato ai propri genitori che hanno lavorato una vita per avere un simile risultato,sopratutto perchè non mi sembra che lei venisse da una famiglia disagiata che le impedisse di realizzare i suoi sogni.sembra che se la sia fatta e detta da sola senza essere veramente costretta a prostituirsi come molte povere ragazze dell’est che vengono ingannate e ridotte in schiavitù.per cui altro che ammirevole faticatrice self-made woman..è solo stata fortunata.pateva finire molto male..ed in fondo non è ancora finita..infatti deve ancora laurearsi..e poi avere un figlio non significa che tutto vada bene.vorrei vedere come vive quell’incosciente!vergogna        

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