LETTERATURA: STORIA: Difendo la Petacci. Il Novecento va rivisitato evitando pillole di banalitÃ
11 Dicembre 2011
di Stefania Nardini
Vogliamo riparlarne di Claretta?
Claretta Petacci è l’unica figura dignitosa del fascismo.
Si fa ammazzare. Perché segue fino all’ultimo istante l’uomo che ama. Gesto tutto femminile, di eloquente coerenza, di fronte a virili camerati che fanno marcia indietro, tranne il direttore dell’agenzia Stefani che si suicida.
Innamorata del Duce? Non oso immaginare quante piccole italiane lo fossero. Il capo dell’Impero era lui, e milioni nostri connazionali lo adoravano. Claretta le scriveva e lo attendeva a Palazzo Venezia. Lo aspettava anche ore. La famiglia, già benestante di suo, ottenne qualche piccolo privilegio. Tutto qui. Claretta non era l’amante a cui far dono di un visone o di un auto alla moda. Questo accadeva , certo, ma non fu il suo caso. Non confondiamo le puttane, pardon le escort, di tutti i potenti con la signorina Petacci. L’unica ad assumersi la responsabilità delle sue scelte. Il suo cadavere accasciato accanto a quello di Mussolini prima di essere esposto al pubblico ludibrio di Piazzale Loreto resta comunque una pagina di discussa civiltà . L’Unità scrisse che la sola seguace di Salò caduta con dignità era una puttana.
Volendo rivisitare il Novecento varrebbe la pena soffermarsi sull’ambiguo rapporto tra i comunisti e le donne. Gli stessi che qualche decennio più tardi prenderanno le distanze dal femminismo richiamando le compagne alle regole delle commissioni femminili.
Tornando a Claretta io la difendo, pur rischiando, ingiustamente, la patente di fascista. Un po’ come il vecchio Berlusconi quando il solo odore di sinistra lo faceva urlare: “Comunisti!â€.Ma rivisitare la storia non fa comodo a nessuno. E’ un percorso di psicoanalisi di massa troppo duro. Quindi meglio usare dieci gocce di luoghi comuni, tre compresse di banalità e andare avanti. Continuando a gettare monetine su chi cade e a sputare su Claretta Petacci.
Facile bersaglio, ma solo apparentemente fragile. Il suo cadavere che penzola in Piazzale Loreto ci dice che era una donna, una donna vera.
Al di là da quale parte stesse.
(stefania.nardini@gmail.com)
(dal “Corriere Nazionaleâ€)
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